Ennesimo rogo presso la baraccopoli di Rosarno provincia di Reggio Calabria.

Situazioni annose di zone del nostro Paese dove la legge dello Stato non esiste; dove vige la legge dell’ anarchia e della criminalità. 
Intere province trasformate in ghetti malsani dove è assente ogni genere di controllo.
Indignazione, allarme, richiesta di sicurezza e di legalità che si elevano per qualche giorno, poi un silenzio assordante che ricopre e avvolge quei contesti.
Già, perchè la sequela di episodi simili (anche peggiori) a quello accaduto due giorni fa sono frequenti in molte zone rurali e agricole dello Stivale. 
Nel gennaio del 2010, sempre a Rosarno, scoppiò una sanguinosa rivolta dei migranti a seguito del ferimento di tre braccianti agricoli africani colpiti da una serie di spari.
Nel settembre 2008 a Castel Volturno in provincia di Caserta furono uccisi 6 cittadini africani e un cittadino italiano da alcuni sicari del clan dei Casalesi come atto intimidatorio per fa sfoggio del potere criminale e di controllo dell’intera zona.Seguì una rivolta sanguinosa da parte dei cittadini africani sedata a fatica dalle forze dell’ordine.
Questi accadimenti sono solo la punta dell’iceberg di quale sia la situazione lavorativa in Italia.
Migliaia di clandestini impiegati nella raccolta degli agrumi, retribuiti (retribuire è un verbo non consono per le condizioni di lavoro) a 25 euro al giorno per 10/12 ore; quantificando, poco più di 2 euro all’ora
Si badi bene, una situazione che non riguarda solo i clandestini, ma anche molti italiani.
E’ sufficiente ricordare Paola Clemente, bracciante agricola lucana morta di fatica nella torrida estate del 2015 durante l’acinellatura dell’uva in provincia di Andria.    
Lavoratori stranieri o italiani che “faticano come bestie” per due euro all’ora.
Non solo in agricoltura.
No, perchè quella retribuzione è comune in molti altri settori economici.
In provincia di Taranto, lavoratori di un call center percepivano 33 centesimi per ogni 60 minuti di attività.
E se la paga è appena appena maggiore, le condizioni lavorative sono alienanti, senza alcuna minima sicurezza, con condizioni precarie e contratti saltuari.
In una parola, una giungla.
E allora pensando all’ ammontare orario di quella retribuzione per capirne meglio il valore che si dà al lavoratore (schiavizzato), ho osservato attentamente una moneta da due euro e ho cercato di pensare come la utilizziamo durante una qualunque giornata.
Viene inserita per utilizzare i carrelli dei supermercati, introducendola nell’apposita scanalatura che sblocca la baionetta di acciaio; elargita ai questuanti assiepati fuori dai vari centri commerciali o agli incroci semaforici; introdotta nei distributori automatici per l’ acquisto di bevande o snack, acquistando un cafè al bar , dei pacchetti di caramelle, e chissà quali altri oggetti di minimo valore.
Un valore minimo decisamente simile al costo del conio della stessa moneta: circa 25 centesimi.
Una quantificazione comunque superiore rispetto al lavoro retribuito con “i due euro”.
Una moneta che per alcuni consumatori è di insignificante valore, per altri l’unico sostentamento.
Una moneta ormai desueta e in via di estinzione visto le molteplici modalità di pagamento effettuate con i più moderni sistemi virtuali e digitali: carta di credito, bancomat, bonifici, carte contactless, ecc.
Lavoro uguale a dignità, si sente ripetere in questi anni.
Una dignità che viene svilita e oltraggiata con la dazione, proprio, di quella moneta di nichel e rame.
Svilimento, degradazione, mortificazione della storia personale di ciascun lavoratore.
Delle sue capacità, delle sue doti personali, del suo bagaglio culturale, dei suoi sacrifici e soprattutto dei suoi diritti inalienabili e imprescindibili che vengono eliminati perchè con quella moneta non si possono rispettare le minime aspettative di tutela riguardo libertà, salute, casa.
Che strana società è diventata, la nostra.
Da decenni accettiamo passivamente la concreta attuazione della nenia ripetuta continuamente dai soliti soloni che criticano l’italiano perchè non vuole svolgere certe mansioni e che, è inevitabilmente, necessario accogliere i migranti per poter far progredire la nostra economia e il nostro Paese.
Così, non ci siamo accorti della nostra riduzione in schiavitù e che la guerra per un misero posto di lavoro è caratterizzata da un costante declivio delle condizioni lavorative e del salario.
Una situazione che ha generato 18 milioni di italiani a rischio povertà (dati Istat) tra i quali molti sono i cosiddetti working poor ossia lavoratori  che non percepiscono una reddito sufficiente per elevarli oltre tale soglia.
Come uscirne ?
Difficile dirlo perchè la narcolessia che stiamo vivendo è molto profonda.
Trovo utile, come ho fatto io, osservare attentamente la moneta da due euro e pensare se la nostra dignità di cittadini e di esseri umani possa avere un valore superiore o inferiore.
Provate e poi datevi una risposta.
Sarebbe l’inizio della rinascita e della salvaguardia delle nostre esistenze.
 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)