Volete trascorrere due ore e mezza di assoluta serenità e rinfocolare la speranza di creare una società basata sui valori fondamentali del genere umano? Allora guardatevi una pellicola di Billy Wilder.
Ieri sera nel mare magnum di programmi e film tutti imperniati sul fil rouge natalizio, fa eccezione il canale tematico dedicato al cinema, Rai Movie che trasmette, per il ciclo “i Grandi Classici”, il film del 1963, diretto e prodotto dal regista, produttore, sceneggiatore americano,”Irma la dolce” che ha come protagonisti Shirley MacLaine e Jack Lemmon, una trasposizione cinematografica del musical francese “Irma la Douce”.
Duecento minuti di puro divertimento e di realizzazione onirica dell’happy-end esistenziale.
Il film è ambientato nella Parigi degli anni 50 nel quartiere popolare di Les Halles sede dei mercati generali dove, uno stuolo di “signorine” esercitano il “mestiere più vecchio al mondo” . ” Les Poules”, come vengono definite nello slang francese, di ogni “tipo e gusto”, che offrono scampoli di felicità ai clienti di qualunque età e di qualunque ceto sociale.
Tra queste “poules” del quartiere, si distingue Irma, ragazza di gran classe vestita con attillati abiti di colore verde smeraldo (persino la lingerie è di quel colore)considerata da tutti come la più graziosa, elegante e raffinata che viene “protetta “dal “mac” Ippolito , violento e insensibile che la considera non più che un oggetto che produce soldi. Ben presto, però, la giovane Irma trova l’amore incontrando il novello, onesto, zelante e timido “flic” (poliziotto) Nestore, che con la sua ingenuità e con il suo integerrimo senso del dovere non vuole omologarsi alle “regole del quartiere”, tanto che, dopo solo un giorno viene espulso dalla polizia per essersi opposto al quieto vivere che vigeva da anni (“Lei mio giovane amico va in cerca di guai”,dice il barman Moustache – gestore del bistrot del quartiere, ma in realtà vero e proprio “filosofo, saggio, consigliere dell’intero rione”- “Essere troppo onesti in un mondo disonesto è come spennare un pollo contro vento: si finisce sempre con la bocca piena di piume”….).
Nestore, dopo un epica scazzottata con l’energumeno Ippolito per difendere la maltrattata Irma, finisce per diventarne, suo malgrado (l’idea è della affascinante ragazza) il suo “protettore”. Un protettore “sui generis”, tanto che per evitare che la sua amata continui ad esercitare la “professione”, crea e impersonifica un falso agiato lord inglese, Lord X, che la “noleggia” in esclusiva per giocare a carte due volte la settimana retribuendola con ben 1000 franchi. 
Per reperire la cospicua somma di denaro, Nestore si sobbarca turni massacranti ai mercati generali.
La giovane Irma, però, si innamora del “personaggio” creato dal suo fidanzato ormai distrutto dalla fatica e sempre più assente e incapace di donare quelle attenzioni e quel amore con cui aveva fatto breccia nel suo cuore. Nestore decide, così, di “sbarazzarsi” dell’ incomodo “personaggio” ormai diventato un rivale pericoloso.
La sceneggiata sembra avere una tragica fine perchè Nestore viene accusato dell’omicidio del Lord inglese che viene fatto sparire tra i flutti della Senna (in realtà è solo una messinscena, in cui vengono gettati nelle acque solo i vestiti dell’enigmatico nobile britannico, ma il truce Ippolito, fuorviato dalle apparenze denuncia Nestore come esecutore dell’efferato crimine), e dopo essere stato incarcerato riesce ad evadere grazie all’amico Moustache, scagionandosi facendo “resuscitare” Lord X  e a convolare a giuste nozze con la sua amata Irma in dolce attesa del loro primogenito.
Una pellicola, vincitrice di un Oscar per le musiche (stupende e coinvolgenti), di altissima qualità che mette in risalto il genio di Billy Wilder, autore di commedie indimenticabili come Sabrina, Quando la moglie è in vacanza, A qualcuno piace caldo, L’appartamento, e di innumerevoli altri film di genere drammatico come Stalag 17 , Giorni perduti o Viale e del tramonto, che gli valsero ben 7 Oscar.
Pellicole che risaltano la genialità non solo degli sceneggiatori ma anche della maestria degli interpreti come J.Lemmon (uno degli attori preferiti dal regista americano) o il gradissimo W. Holden e l’ indimenticabile Shirley MacLaine forse una delle tre attrici più brave della storia del cinema mondiale.
Un cinema quello degli anni 50/60 che rispecchiava la “rinascita” dalle macerie della Seconda guerra mondiale, la realizzazione dei sogni di una generazione; una società che si fondava sui valori inalienabili dell’uomo, sanciti proprio in quegli anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo da parte dell’ONU (1948).
Sarò un nostalgico, ma quei film, quelle sceneggiature , quelle ambientazioni, quegli attori e attrici delle pellicole di Billy Wilder offrono istanti di vera serenità, di vero svago; “trasmettono” allo spettatore una viva speranza, elemento totalmente assente nei colossal recenti, anche in quelle commedie da “blockbuster” di questi ultimi due decenni
Quel “cinema” non era infarcito da effetti speciali, dalla violenza gratuita e strabordante in tutte le sue sfaccettature, dall’impatto emotivo e adrenalinico che caratterizzano i prodotti delle Majors americane ed europee di questo nuovo millennio che hanno come principale target il totale stordimento intellettivo del pubblico, inserito in una sorta di gabbia alienante, che è lo specchio di una società in cui vige la sopraffazione, la vacuità consumistica.
Quegli “effetti speciali” celano il nulla; celano una povertà di sentimenti e di valori pur riempiendo di denaro i botteghini delle Multisala (altro carattere distintivo e impersonale del cinema di oggi).
Massimo Puricelli
Castellanza (VA)