Nel nostro Paese sussistono innumerevoli situazioni inspiegabili.
Situazioni che in altre nazioni non trovano “cittadinanza”.
Le cronache quotidiane denunciano questo genere di storture. Ultima della serie, l’incresciosa e vergognosa vicenda della “nonnina” terremotata sfrattata dalla sua casetta in legno prefabbricata perchè ritenuta abusiva per ragioni paesaggistiche che ne impedisce l’ utilizzo e di poter usufruire di un condono. E’ una vicenda kafkiana, proprio in una nazione dove esistono milioni di case abusive (le statistiche ci dicono che il 60% degli edifici al Sud non possiede le autorizzazioni necessarie).
Un emblematico contesto delle contraddizioni italiche, riguarda alcuni tratti della rete autostradale.
In Italia le problematiche inerenti l’abbattimento acustico prodotto dal traffico veicolare, sono disciplinate dalla Legge 447 del 1995.
In particolare per i gestori delle infrastrutture autostradali le fasce di pertinenza acustica, il rumore del traffico veicolare autostradale deve essere riportato secondo i limiti definiti dalla normativa, e gli enti gestori sono impegnati a destinare il 5% dei fondi del bilancio alla realizzazione di infrastrutture per il contenimento e l’abbattimento del rumore.
Nel 2007 Autostrade spa ha consegnato il Piano di Risanamento individuando le Aree critiche e ha formulato il piano per il contenimento del rumore.
Quest’ultimo, per il raggiungimento delle finalità, ha previsto l’installazione di barriere antirumore, coperture totali, coperture a cielo aperto e installazione di serramenti antirumore sugli edifici esposti. Un piano da attuarsi entro il 2022.
Nel corso degli anni è previst un continuo aggiornamento del piano da conformare alle situazioni di fatto che potrebbero portare ad una modifica sostanziale delle misure previste in origine.
A distanza di 10 anni in alcune zone attraversate dalla rete autostradale poco o nulla è stato fatto.
Peggio.
Nonostante quanto previsto dalla normativa e dal Piano di Risanamento, le modifiche necessarie per il rispetto dei limiti acustici previsti e monitorati non sono state approntate.
O meglio si è agito “all’italiana” con soluzioni parziali, facendo figli e figliastri.
Come esempio concreto di cosa è stato fatto finora, si può percorrere l’autostrada A8 da Varese in direzione Milano e osservare le nuove barriere fono isolanti installate per decine di chilometri. 
Barriere installate in zone densamente abitate rientranti nelle aree critiche previste da Piano di Risanamento.
E qua sta il punto dolente dell’intervento.
E sì, perchè le opere eseguite non sono omogenee.
L’altezza delle barriere varia senza un’apparente ragione logica. 
Allo svincolo con l’A26 direzione Sesto Calende nel territorio di Gallarate, sono state posizionate barriere verticali alte diversi metri alla cui sommità sono stati installati altri pannelli fonoisolanti obliqui per meglio contenere il rumore. 
Non solo.
In oltre 5 chilometri (circa) nel tratto delimitato dai caselli di Busto Arsizio e Castellanza, sia in direzione Nord che in direzione Sud, nessuna opera è stata eseguita, e fanno bella mostra (si fa per dire…) ancore i vetusti e decrepiti pannelli schermanti (?!?) in legno o ferro arrugginito alti non più di due metri che di isolamento acustico non hanno nulla a che spartire.
Inconcepibili decisioni e scelte che la società Autostrade ha giustificato proponendo la sostituzione degli infissi a chi ne avrebbe fatto richiesta, lasciando così che il rumore del voluminoso traffico veicolare continui ad assordare l’intera zona.
Decisioni, scelte che non forniscono spiegazioni logiche e soddisfacenti.
Già, perchè chiunque abbia percorso e percorre l’autostrada A 4 (la Milano-Bergamo) scorge ai lati della carreggiata decine e decine di chilometri di strutture fonoisolanti alte oltre 10 metri con pannelli obliqui che creano una quasi totale copertura dell’autostrada nei punti dove si attraversano centri abitati più o meno densamente popolati.
Isolamenti, è bene ricordarlo, che non solo isolano dal rumore prodotto dal traffico veicolare, ma che creano anche una difesa alle emissioni nocive prodotte dai gas di scarico.
Figli e figliastri; una storia che spesso si ripropone in tante circostanze nel nostro Paese.
Sebbene non amo essere tacciato di esterofilia, non posso, tuttavia, non prendere come esempio la vicina Svizzera per comprendere come sua intervenuta per risolvere questo problema.
In molti tratti di autostrada elvetica l’ Ufficio federale delle strade ha previsto una serie di interventi del valore di 23 milioni di franchi.
Molti comuni hanno contestato tale progetto perchè chiedono che non solo siano installate le barrire antirumore, ma che siano anche produttrici di energie rinnovabili e che vengano studiate ulteriori soluzioni come la totale copertura di alcuni tratti autostradali (!!!).
Non solo, è stato deciso, inoltre, di stendere un manto stradale fono assorbente per ridurre ancor di più il rumore prodotto dai veicoli circolanti.
Tipo di asfalto che non è presente sulle nostre autostrade visto che si è scelto di utilizzare un tipo di bitume idroassorbente, decisamente sicuro per la viabilità, ma che è rumoroso.
Certamente la nostra rete autostradale non è paragonabile a quella dei nostri vicini rossocrociati, tuttavia anche gli introiti derivanti dai pedaggi sono totalmente differenti, basti pensare che per circolare sull’ intera rete autostradale svizzera è sufficiente acquistare un talloncino annuo del costo di 38,50 euro, mentre per percorrere un qualunque tratto autostradale italiano il costo varia a seconda dei chilometri percorsi (38,50 euro, non sono sufficienti nemmeno per percorre il tratto Milano-Roma).
Contraddizioni italiche che denotano quale sia lo stato di “salute” del nostro Paese.
Per ora ci dobbiamo accontentare dell’augurio che ci fa Autostrade spa alla fine di ogni bollettino informativo radiofonico o televisivo:
Da Autostrade per l’Italia Buon Viaggio.
Per tutto il resto, rumore, traffico, disagi, pazientare…
Massimo Puricelli