[dropcap]C[/dropcap]he le pubblicità siano l’emblema delle banalità lo sanno tutti.
La sagra degli stereotipi.
Il loro scopo è l’ alienazione della massa dei consumatori per indurli ad acquistare ogni genere di prodotto.
Voluttuario o necessario , poco importa.
Ciò che conta è l’aumento del fatturato, la fidelizzazione del cliente.
Ma, come è consuetudine nella vita, per ogni cosa sussiste un limite che non è possibile superare.
Un limite che travalica qualsiasi logica, ragionevolezza, buon senso, sopportazione.
Un limite che distingue anche una minima percentuale di consapevolezza, di raziocinio, di logica mentale; che sancisce la discriminante tra completa massificazione delle masse grigie e la reazione all’assurdità che ci stanno comunicando.
Un caso emblematico di cosa sia la pubblicità, soprattutto, televisiva lo si evince dallo spot dell’acqua S.Benedetto dove la protagonista, la topmodel (un po’ datata) Cindy Crawford, percorrendo le assolate strade di Roma ricorda di aver trovato l’amore la prima volta che visitò la città Eterna e che lo ritrova ogni volta che torna.
Ha conosciuto “una nuova forma di bellezza, pura” che il tempo non cambia……. 
Un amore platonico, casto, puro come la famosa acqua minerale che sorseggia “divinamente” come fosse l’elisir d’amore di Dulcamara.
Lo spot diretto da Muccino che ha come sottofondo la famosa canzone napoletana degli anni 50 “Anema e core” di Salve D’ Esposito successo mondiale e “colonna sonora” di quell’ Italia della dopoguerra, del boom economico, della “dolce vita”.
Uno spot che non è altro che la figura simbolica di quanto sia apparente e illusoria, la pubblicità.
Roma viene figurata esattamente come nello splendido film del 1953 “Vacanze Romane”(con la meravigliosa A.Hepburn “, e il bravissimo e G. Peck).
La città di via Veneto, dei paparazzi, dei divi americani, delle star del jet-set internazionale, dell’ aristocrazia e della borghesia mondiale  follemente innamorati delle bellezze della metropoli capitolina.
Stesse ambientazioni, stessa atmosfera, stesso “fascino”, stessa “avvenenza” incantevole.
Un’ immagine irreale, totalmente irreale.
Una sequela di irrealtà, di irragionevolezze e contraddizioni che trovano giustificazione solamente nel fine supremo de battage promozionale: vendere, vendere, vendere, creando un falsa realtà nella mente dei consumatori.
Colonna sonora napoletana con un ambientazione romana.
L’atmosfera da “dolce vita felliniana” è ormai estinta da decenni.
L’ ordine e la “purezza” delle strade romane sono solo un’ utopia; basta seguire le cronache di questi giorni che ci raccontano delle migliaia di sacchi dell’immondizia abbandonati ovunque con 35 gradi all’ombra (chissà cosa accadrà in settimana con lo sciopero dei netturbini).
Ho l’impressione che anche bevendo la famosa acqua minerale dello spot sia impossibile che Roma ritorni ai fasti degli anni del Boom, che l’amore platonico, la purezza, il candore che ci vuole trasmettere sia solo una chimera, un ideale effimero, che contrasta tutto quanto che circonda e si fondano quelle immagini: la vil pecunia…
 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)