Il titolo della conferenza tenuta nell’aula magna dell’Università Bocconi da Daniel Libeskind non è un caso.

Il rapporto dell’archistar con la città è previlegiato, da anni. Da quando, negli anni Settanta vi fu attirato per la prima volta, al 1986 quando vi si trasferì con la famiglia, in via Benedetto Marcello. Nato in Polonia, dopo aver studiato a Israele e a New York, ha lavorato in tutto il mondo. “Each place is unique”, dichiara, intervistato da Nicola Porro, “I wanted to live in Milan for its history, tradition, food. It is a cool place. I do not have an apartment in Berlin or Paris, I have an appartment in Milan”. L’architetto ha poi sottolineato il ruolo di leadership sempre più forte che Milano sta assumendo in Europa, come città internazionale e multiculturale, riconoscendo nel cambiamento architettonico la chiave per il suo rinascimento culturale. Una città del futuro che dovrà essere caratterizzata da una forte attenzione alla sostenibilità, agli spazi verdi, al rispetto per l’ambiente, con edifici “intelligenti” ad alta autonomia energetica, serviti da efficienti trasporti pubblici e infrastrutture.IMG_6607_foto Fanelli 8_9_tonemapped_Libeskind-Fanelli

In quest’ottica è nato il progetto di CityLife, di cui è masterplanner oltre che progettista di una parte dell’area residenziale e della terza Torre del Business District. Tale progetto di riqualificazione che riguarda lo storico polo della Fiera di Milano, con i suoi 366.000 mq di superficie, costituisce una delle aree d’intervento urbanistico più grandi d’Europa, dove forte è l’attenzione alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente. Grazie alla scelta di spostare viabilità e parcheggi a livelli interrati, costituirà la zona pedonale più grande di Milano. Cuore dell’area sarà l’innovativo Business and Shopping District costituito da un’ampia piazza e da tre torri che hanno già ottenuto la prestigiosa pre-certificazione LEED™ classificandosi a livello Gold.

A dialogare con i due grattacieli esistenti che portano le firme prestigiose di architetti del calibro di Zaha Hadid e Arata Isozaki, nel 2018 ne sorgerà un terzo, opera di Daniel Libeskind che dichiara di essersi ispirato ai disegni del progetto mai realizzato di Leonardo da Vinci per il Duomo e alle curve marmoree della Pietà Rondanini di Michelangelo. Un ponte tra passato e futuro, all’insegna dell’innovazione e della cura dei dettagli.

Per chi volesse approfondire l’argomento, è disponibile “Libeskind Tower” edito da Skira.

Ed inoltre www.city-life.it

Testo di Maria Luisa Bonivento