Un recente articolo pubblicato sulla rivista scientifica americana “Scientific American”, intitolato “The End of the Lab Rat?” illustra in maniera chiara e di semplice comprensione, i sempre più numerosi centri di ricerca medica-farmacologica che non utilizzano più animali, sostituiti con nuove tecniche, procedure, con nuovi elementi tecnologici e informatici.
Uno di questi laboratori è il John Hopkins Center for Alternatives to Animal Testing.
La “nuova strada” intrapresa dal centro americano fornisce procedure, componenti e protocolli esaustivi, precisi, pertinenti e innovativi alla complessa e pressante esigenza di risposte della biologia umana a cui gli antiquati, fuorvianti, imprecisi test animali non riescono più a soddisfare.
Da anni, il mondo scientifico, soprattutto il settore farmaceutico, ha mostrato come gli esperimenti per nuovi farmaci, pur dando esito positivo nella fase dei test sugli animali, producono risultati fallaci per circa il 90% nella successiva fase clinica sugli umani. Accade spessissimo anche il contrario; talune molecole testate sulle cavie animali da laboratorio con esito negativo e conseguentemente non idonee per essere testate in fase clinica umana, risulteranno, dopo anni, idonee per la fisiologia delle essere umano.
Non solo.
Questa tipo di sperimentazione genera 2,3 miliardi di dollari di costo per ogni singolo farmaco che viene autorizzato alla vendita.
Del resto, come sostengono eminenti scienziati, come Paul Locke (biologo ambientale e della salute della Bloomberg Public Health), la biologia animale è profondamente differente rispetto quella umana.
Una larga parte della ricerca scientifica multidisciplinare è dedita allo studio di nuovi e sempre più esaurienti metodi alternativi alla sperimentazione animale.
Non è una scelta solamente dettata da ragioni etiche, ma della necessità di strumenti che riproducano fedelmente la biologia umana.
Tra i vari innovativi strumenti vi sono, ad esempio, gli “organi on a chip”, ovvero polimeriche piattaforme lunghe pochi centimetri che riproducono, in maniera precisa, il funzionamento delle cellule e dei tessuti di un organo umano.
Estraendo cellule e piccoli frammenti di tessuto vengono successivamente inseriti nei canaletti di più microchip su cui vengono irrorati liquidi, aria, batteri, virus o esercitando forze meccaniche, simulando il funzionamento di organi e ottenendo, così precisi ed esaustivi risultati riguardo tossicità ed efficacia di nuovi composti farmacologici.
Queste nuove procedure oltre ad essere più esaurienti e complete, hanno il pregio di diminuire drasticamente la tempistica per la conclusione dei test.
E’ stato accertato che l’utilizzo delle nuove metodologie, come gli “organi on chip”, consentono di testare decine e decine di nuove molecole e scegliere la più efficace in poco più di 15 mesi.
Un lasso di tempo notevolmente minore (oltre 3 anni) rispetto all’ingannevole e imprecisa tecnica che utilizza gli animali.
E’ evidente come la celerità di soluzioni sia importante in caso di pandemie e per fornire cure efficaci per le malattie croniche degenerative.
Un esempio dell’applicazione delle nuove metodologie cruelty-free lo ha dimostrato la multinazionale del farmaco statunitense, Moderna.
Utilizzando tali procedure per testare una nuova molecola per la cura di patologie epatiche, l’azienda ha risparmiato, in termini di costi, oltre 4,5 milioni di dollari.
A fronte di una sempre più costante richiesta di innovativi metodi di ricerca senza animali, anche i Governi di varie nazioni hanno destinato, e destineranno sempre più risorse economiche a tale scopo.
Nonostante la ricerca con animali sia ancora prevalente e molti centri e università siano restii a cambiare metodologia, secondo Danilo Taigle direttore del settore del NIH (National Insitute of Health, il ministero della salute americano) deputato allo sviluppo della ricerca farmacologica senza l’utilizzo degli animali, ha dichiarato che nell’anno 2024 sono stati destinati 300 milioni di dollari per la validazione e la sperimentazioni di nuovi farmaci non testati su animali ed è stato stabilito di investire l’8% del fondo per la ricerca scientifica ammontante a 40 miliardi di dollari per gli anni a venire.
Con le nuove metodologie verranno risparmiate sofferenze indicibili e il sacrificio della vita di decine di migliaia di esseri senzienti che una parte del mondo scientifico ritiene ancora indispensabili per la ricerca.
Non solo negli Stati Uniti la ricerca si sta dirigendo verso questa “nuova era”.
In Italia, presso il Tecnopolo di Bologna, è presente il super computer Leonardo.
Il megacervellone elettronico, il quarto più potente al mondo, che presto verrà aggiornato con la versione chiamata “Lisa” (dal nome del capolavoro esposto al Louvre di Parigi), grazie alla sua capacità di calcolo è in grado di effettuare 250 milioni di miliardi di calcolo al secondo, con questa capacità è possibile simulare una versione digitale umana e di modulare di un farmaco all’interno di una proteina umana, o farmaci adatti a colpire proteine di virus da una scala di anni a poche settimane.
Del resto un chimico anche espertissimo, può arrivare ad analizzare una ventina di molecole al giorno, mentre il mega cervellone elettronico bolognese milioni e milioni.
Questo è il futuro della ricerca.
Esulando dall’aspetto etico, come dimostrato dai fatti e dai dati, l’abbandono dell’utilizzo degli animali è un elemento migliorativo per la salute dell’essere umano.
Focalizzandosi anche sull’aspetto antropocentrico che su cui si è basata la scienza farmacologica, in un mondo in cui la questione ecologica, le pandemie provocate da nuovi patogeni, i molti laboratori che, ancora oggi, si dedicano ai rischiosi esperimenti di “gain of function” (guadagno di funzione) di batteri e virus, è essenziale e vitale un’implementazione di nuovi farmaci e vaccini per la salute della popolazione umana sempre più a rischio di malattie potenzialmente letali.
Il mondo Occidentale, inoltre, con una popolazione composta da una preponderante età media di oltre 44 anni (in Italia l’età media è di 48,4 e entro il 2050 il 34% della popolazione italiana sarà over 65 secondo i dati Istat)), il settore medico-farmacologico sarà di prevalente importanza.
Ora sono i Governi delle nazioni europee, è l’Unione Europea che deve fornire tutti i supporti economici e normativi per abbandonare definitivamente l’antiquata e fallace sperimentazione sugli animali e “cavalcare la nouvelle vague” della ricerca basata su modelli digitali, informatici, computazionali.
Lo chiedono molti scienziati, i cittadini, i malati, e anche tutti coloro, essere animali, che non hanno voce per manifestare la sofferenza patita per opera della ricerca scientifica, giustificata dalla ineluttabilità di tale procedura per la scoperta di farmaci, e innovazione delle tecniche medico-chirurgiche.
E’ ormai giunto il momento di dare sempre più spazio e voce alla ricerca scientifica senza l’utilizzo di animali, per il bene del Pianeta e dell’Uomo.
La strada è tracciata, è più di una speranza, è ciò che avverrà in un imminente futuro.
Con tale fulgida prospettiva, si può strappare un sorriso pensando che, con l’utilizzo delle nuove ricerche senza animali, i “futuri epigoni” di “Santi Bailor”, ovvero Ferdinando Nando Meliconi, alias A.Sordi, l’iconico personaggio del film cult, “Un americano a Roma”, potranno trasferirsi negli States, a Kansas City, e non venir bloccati a Roma dalla scarlattina, malattia esantematica contagiosa, quando erano bambini.
Gli USA , Kansas City, Nazione e città dove tutti gli italiani amanti dell’America potranno dar sfoggio alla loro innata dote artistica, o alle loro capacità sportive (come l’italo americano, stella del baseball Joe di Maggio, marito di Marylin Monroe) e poter convolare a nozze con le star del cinema hollywoodiano, magari con la nuova “Marilina” (Marylin Monroe).
“La scarlattina, do you remember papi?” ricordava, mestamente, impugnando la mazza da baseball, al padre intento a dormire, il gagliardo e atletico Nando Meliconi.
Massimo Puricelli
Castellanza (Va)