Il viaggio come esperienza, la solidarietà come missione: la storia del cantautore Raffaele Rubinetto

Chi è l’artista? Secondo il modesto parere dello scrivente è anzitutto, a prescindere da tecnica e disciplina nella quale lo stesso si diletta o eccelle, la capacità di trasmettere “qualcosa”.

Sensazioni o anche solo curiosità, desiderio di comunicare il proprio vissuto, uno stato d’animo, un messaggio dal valore universale.
È quello che scorgo, unitamente a tantissimi altri suoi estimatori, nei versi e nelle musiche di Raffaele Rubinetto, “figlio” di Corigliano Rossano, appunto un artista, tale da coniugare sensibilità diverse in unica testimonianza, che si concilia con la prescelta attitudine di vita: il volontariato, la ricerca di giustizia sociale, la mano protesa nei confronti chi soffre. Di anni trentatrè, Raffaele è il presidente di una cooperativa che opera nel terzo settore e nella quale lavorano circa 35 dipendenti.

“Ho sempre avuto la passione per la musica, – racconta Raffaele – sono un cantautore e scrivo sia il testo che le note delle mie canzoni. Scrivo anche versi e sto terminando un libro. Sono molto impegnato nel sociale, in questo periodo impegnato in prima linea nella battaglia al Covid-19, ho aderito allo Sportello della Solidarietà, collaborando con la Protezione Civile e la Croce Rossa, occupandomi della distribuzione dei farmaci per gli anziani, i disabili e le persone in quarantena. Tra gennaio e febbraio sono stato circa un mese in Africa, anche per esperienze di volontariato e dove tornerò il prossimo anno. Amo la natura, gli animali e i viaggi”.

Canto alla luna” è il suo primo singolo, una canzone che invito tutti ad ascoltare perché emana emozioni difficili da descrivere e che rivela, ancora una volta, la profondità d’animo di chi l’ha composta e incisa.

“Oltre a questo mio primo singolo, ho scritto altre dodici canzoni, che parlano di vita, d’amore e anche di politica, raccontando le esperienze da me vissute – spiega Raffaele – da altre situazioni che mi hanno ispirato viaggiando per il mondo. Questa canzone diciamo che è sia pop che etnica, nonché composta da alcune parti in dialetto”.

Per quanto riguarda l’argomento, così il giovane cantautore di Corigliano Rossano si esprime: “In una notte insonne e di pensieri, che sembrava non finire mai, decisi di aprire la finestra e salire sul tetto a fumare una sigaretta. Vidi davanti a me una luna bellissima ed un gatto nero che vagabondava sui tetti. Respirai intensamente l’odore della notte e sentii il profumo della libertà. Questa canzone è una riflessione sulla vita, su questa società che a volte è falsa e cinica, ci inebria e ci confonde nascondendo la realtà dietro falsi miti e finzioni. Una società superficiale e vuota dove spesso perdiamo il contatto con le piccole cose semplici della vita, quelle essenziali che realmente danno un senso a tutto ciò che facciamo, presi da questa folle mania di ostentare, mostrare un’immagine al mondo sempre perfetta, in linea con le mode, un’immagine sicura e impeccabile, che in realtà spesso è tutt’altro…”.

Raffaele Rubinetto, il viaggio e la solidarietà nelle sue canzoni

Anticonformismo? Desiderio di sincerità? Lotta al consumismo e ricerca dell’affabilità che potrebbe e dovrebbe animare l’intero genere umano?
Preferisco non ridurre l’opera di Raffaele Rubinetto ad univoca definizione, poiché in ogni caso risulterrebbe monca.
V’è un solo dato che posso affermare con certezza: la sua presenza, come uomo e come cantautore, è un valore aggiunto per questa città, e non solo.
Bel ragazzo dentro e fuori, egli incarna una rara missione civile: la solidarietà come passione e non come mera e austera professione, interpretata con la chiarezza e la luminosità degli occhi dei bambini, dei cui diritti è senz’altro degno e autentico cantore.

Fabio Pistoia