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Anche quest’anno il Salone del libro c’è stato ed è finito, ed i risultati sono comunque lusinghieri, con 127.596 visitatori, il cinque per cento in più rispetto all’anno scorso.
Ma i numeri dicono poco, bisogna parlare di fatti e dettagli, delle code chilometriche per Checco Zalone, Ligabue, Dacia Maraini, Jeffrey Deaver, Simonetta Agnello Hornby, Shirin Ebadi con una parte del pubblico accovacciata per terra a seguire il suo dibattito con Concita di Gregorio e Piero Fassino fuori dalla Sala Azzurra.  O ai momenti di convivialità, come gli incontri sul fantasy a cura della Gainsworth, con dibattito con il pubblico, la conferenza di Romana Petri con i gruppi di lettura Neri Pozza, realtà solida e amatissima non solo a Torino ma soprattutto sotto la Mole, il fandom che si è stretto intorno a Licia Troisi e Marcello Simoni, la passione per la storia raccontata da Benedetta Craveri e il thriller secondo Roberto Costantini, la commozione per le nonne di Plaza de Mayo e per Non avrete il mio odio di Antoine Leris, la riflessione su un mondo eclettico e non certo liquidabile in poche parole come le culture arabe, dove trovano spazio fumetti, tematiche femministe, omosessualità, distopie fantascientifiche e tanto altro ancora, come si è potuto scoprire.
Gli stand delle grandi case editrici sono stati presi d’assalto, ma hanno registrato ottimi risultati anche i piccoli editori, anche settoriali, ed è da sottolineare come al Salone si trovassero anche tutti i principali editori di fumetti, quali 001 Edizioni, Bao Publishing, Tunué, Becco Giallo.
Quali sono i best seller e gli evergreen? Tanti, ed è curioso in un Paese in cui si dice che la gente non legge, con titoli come Caffé amaro di Simonetta Agnello Hornby, La vita che si ama di Roberto Vecchioni, Il piccolo principe di Saint Exupery, Il bacio d’acciaio di Jeffrey Deaver, la travolgente biografia di Charlotte Bronte di Lyndall Gordon, Kobane Calling di Zerocalcare, Vita degli elfi della timida ma carismatica Muriel Barbery, Prigionieri dell’Islam di Lilli Gruber.
A questo punto non resta che cominciare il conto alla rovescia per l’edizione 2017, sempre al Lingotto ma senza più il padiglione 5 che quest’anno era ravvivato dall’Infinito di Pistoleto fatto con 10mila libri poi distribuiti, con un nuovo direttore artistico al posto di Ernesto Ferrero e con ancora Giovanna Milella. Ma al momento il futuro dell’amatissimo evento, che attira non solo torinesi e si popola di gente di tutte le età carica di borse e trolley e che vive di libri, sopportando cibo non proprio ottimo e caro e code per bagni da rinnovare sembra sicuro.

Elena Romanello