“Scusate se non siamo morti in mare” si leggeva su un cartello esposto da alcuni immigrati durante una manifestazione a Lampedusa.

In un futuro non troppo lontano la crisi economica – che invece di finire si è aggravata – ha trasformato l’Europa in un continente di emigranti. I cittadini europei, alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore, cercano di raggiungere i paesi più “ricchi”, ma devono farlo clandestinamente perché questi paesi nel frattempo hanno chiuso le frontiere.

Fra i tanti mezzi per espatriare illegalmente uno dei più diffusi è il container: i clandestini salgono a bordo, pagano mille dollari alla partenza e mille all’arrivo, senza sapere dove verranno scaricati.

I personaggi di questa storia sono quattro e non hanno nome, sono identificati dalle loro caratteristiche fisiche: il Robusto, la Bella e l’Alto sono i tre migranti e il Morbido è il proprietario del container.

Il testo è diviso in quattro parti. La prima è al porto in attesa della partenza, la seconda è il viaggio per mare dentro il container, la terza è in mezzo al mare dopo il naufragio dell’imbarcazione su cui viaggiavano e la quarta è un epilogo quasi onirico, forse un’allucinazione: l’arrivo delle balene.

 

Note di regia

“Scusate se non siamo morti in mare” è una parabola eloquente sul fenomeno contemporaneo delle migrazioni.

Davanti al catastrofico numero di morti che con cadenza quotidiana vengono cronachisticamente raccontati dai telegiornali, il sentimento più diffuso è un comune senso di smarrimento e lontananza, un’impossibilità di comprendere sino in fondo l’entità del fenomeno migratorio, le sofferenze e le disgrazie da esso provocate.

La società sistematica in cui viviamo ci ha abituato a questo senso di “indifferente consapevolezza”, ma cosa succederebbe se da un momento all’altro fossimo noi i migranti? I protagonisti di questa tragedia dalle connotazioni ancestrali?

Il teatro vuole dare delle risposte, “Scusate se non siamo morti in mare” è una di queste. Una storia di speranze e disgrazie, di conflitti e umanità, dove il pubblico si trova trasportato attraverso un coinvolgente viaggio dal sapore realistico che si trasformerà prima in un incubo (il naufragio, la fame, la morte) e poi in una rivelazione mistica (le balene).

“L’essere umano è l’animale nomade per eccellenza, le attuali razze sono il frutto di miscugli millenari, nel sangue italiano scorre tanto dna africano quanto indoeuropeo. Accettare la migrazione come fenomeno naturale necessario è il primo passo per rivendicare con orgoglio il nostro essere umani” .

Pablo Solari

 

Da lunedì 22 a domenica 28 febbraio 2016 – al Teatro della Cooperativa di Milano

Produzione Ass. Centro Teatrale Mamimò, in collaborazione con Ass. Arte Combustibile

SCUSATE SE NON SIAMO MORTI IN MARE

di Emanuele Aldrovandi

con Luz Beatriz Lattanzi, Marcello Mocchi, Matthieu Pastore, Daniele Pitari

regia Pablo Solari

scene Maddalena Oriani, Davide Signorini

spettacolo finalista Premio Scenario 2015

testo finalista Premio Tondelli 2015

testo presentato in anteprima in lingua catalana al Festival PIIGS 2015 di Barcellona con il titolo Balenes

Stagione “Cavalli di Battaglia”