Non so se avete mai fatto un trasloco in vita vostra.
Non so se avete affrontato questo tipo di esperienza.
Affrontare, sì, uso il verbo affrontare perchè traslocare è “un’ impresa titanica”.
Come sostengono alcuni psicologi traslocare provoca un livello di stress altissimo, il terzo in graduatoria dopo un lutto e un divorzio.
Beh nella mia vita ho fatto 4 traslochi di cui gli ultimi 3 in meno di 5 anni.
Si potrebbe pensare che ormai ho acquisito una certa esperienza e che le lungaggini, i disagi, i contrattempi, i mille problemi che inevitabilmente accadono, dovrei (uso il condizionale) saperli gestire nel migliore dei modi.
Ebbene a livello pratico , come qualunque esperienza nella vita più è routinaria, maggiore sarà la perizia con cui la si affronta.
Ma traslocare non riguarda solo una serie di aspetti pratici e burocratici, ma incide prevalentemente sull’aspetto psicologico e psichico.
Cambiare residenza magari dopo aver abitato per molti anni in una casa è un trauma mentale non indifferente.
Qualunque situazione abitativa si lasci, un pezzo della nostra vita muore là.
Anche se si risiedeva in un contesto orribile, rumoroso, con mille disagi, con rapporti di vicinato pessimi, magari in spazi abitativi angusti o non consoni alle proprie esigenze famigliari era lo spazio in cui abbiamo vissuto gioie e dolori.
Quei locali, quelle mura, erano diventati parte di noi stessi, parti del nostra corpo della nostra psiche, un vero e proprio rapporto simbiotico, come un qualcosa di normale, naturale, di logico.
Poi per volontà o per obbligo imposto ecco che quelle mura, quegli ambienti si abbandonano e una parte di noi giace là, in quell’ambiente, in quella costruzione, che anche se viene demolita fisicamente, continuerà a testimoniare la presenza di chi ha vissuto per breve o per lungo tempo.
E sì, perchè quando si vive in un’ abitazione per qualche anno solo dopo aver traslocato ci si accorge di quanti aspetti inerenti la nostra vita siano legati al posto in cui risediamo.
Aspetti, gesti, consuetudini che molto spesso nemmeno ci accorgiamo di fare, di vivere, di attuare.
Vogliamo osservare se piove e con quale intensità, e allora ci rechiamo alla solita finestra della cucina o del soggiorno o della stanza da letto e guardiamo verso i fabbricati adiacenti il tetto con un buco nel canale pluviale e la dimensione della pozzanghera che si forma nella conca del selciato sottostante.
Misuriamo a vista d’occhio l’altezza delle nevicate osservando fino a dove viene ricoperta quel determinato muro di cinta o quel paletto della luce che illumina il vialetto carraio.
L’ illuminazione delle varie stanze che si accompagnano alle ombre prodotte dalle disposizioni dei mobili che creano un’ atmosfera unica, nostra, che solo quando ci si trasferisce abbiamo la consapevolezza di aver perso.
E così altre numerose azioni quotidiane, come l’accensione degli interruttori disseminate nei vari locali, come tenere aperte le porte per avere un passaggio agile, comodo, o semplicemente per avere uno spazio appena sufficiente per consentire l’accesso alle stanze.
Anche i muri verniciati anneriti nel corso dei mesi, degli anni, facevano parte della nostra storia, raccontano il vissuto della nostra famiglia, le nostre abitudini culinarie, i nostri gusti, magari le nostre esigenze dietetiche dettate da ideali silhouette, da problemi di salute, o da convinzioni etiche.
E poi i rapporti interpersonali con i vicini di casa alcuni detestati, odiati, mal sopportati; altri benvoluti con cui si è instaurato un rapporto amicale quasi fraterno di reciproco aiuto.
Ecco tutto questo e altro ancora svanisce in una giornata, in meno di 12 ore con i furgoni della ditta che effettua il trasloco che porta via insieme a mobili, scatoloni, e bauli la storia della nostra vita, e trasferisce non solo le nostre cose ma anche noi stessi, ci catapulta in futuro, seppur pianificato nei minimi dettagli e magari nella casa dei nostri sogni, comunque incerto, nebuloso, pieno di incognite, di timori, di paure. 
Siamo in una condizione post rivoluzionaria dove tutto non sarà più come prima, dove tutto sarà diverso in meglio o in peggio nessuno potrà dircelo, saremo solo noi davanti a un nuovo destino, ad una nuova vita.
Possiamo solo sperare che sia meglio di quella che abbiamo vissuto nella precedente residenza, ma comunque sarà sempre e inevitabilmente diversa, non sarà mai più la stessa.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)