Incidenti fuori da S.Siro tra tifosi prima di Inter Napoli, muore sostenitore nerazzurro investito da un’ auto.

Nello stesso contesto, ma all’interno dell’impianto milanese, ululati razzisti nei confronti del giocatore partenopeo Kuolibaly sanzionati con la disputa di due gare interne della squadra meneghina senza spettatori e di un terza gara con la curva Nord chiusa.
Notizie di cronaca nera in primo piano su tutti gli organi di stampa, come era logico.
E come era logico attendersi la solita fiumana di dichiarazioni, commenti, prese di posizione delle Istituzioni politiche e sportive, oltre a mare magnum dei commenti sui social networks.
Un sequela di dichiarazioni in cui emerge ipocrisia, mancanza di approfondimento dell’argomento e della dinamica dei fatti, superficialità, e non ultimo, sciacallaggio politico ed economico.
Un filo conduttore vecchio di 40 anni, il qualunquismo più profondo, elargito a piene mani.
La violenza allontana le famiglie dagli stadi; da ora in poi pugno duro contro i violenti; la stadio è una zona franca; pene esemplari per i colpevoli; non si può e non si deve morire per una partita di pallone.
Si potrebbe continuare, perchè la lista è lunghissima.
Quelle espressioni sono state “applicate” in toto alla drammatica vicenda di mercoledì sera.
Il ragazzo deceduto è stato immediatamente tacciato come un violento visti i precedenti a suo carico, oltre alla sua presenza sul luogo dell’agguato.
Sarà la magistratura inquirente e poi giudicante a verificare la dinamica di quanto è accaduto e le diverse tipologie di colpevolezza, visto che nel nostro Paese vige il principio della responsabilità personale in ambito penale.
Da quanto trapela la vittima sarebbe stata investita da un suv che procedeva lungo la carreggiata opposta invasa dal tifoso nerazzurro che scappava dal luogo dell’agguato.
Quindi secondo la “vulgata”, il violento ultrà scappava dall’ aggressione a cui ha partecipato ed è stato investito; morale “se l’è cercata”.
Una visione parziale e miope.
Una linea di pensiero qualunquista dell’opinione pubblica lontana dalla ricerca della verità dei fatti, basata solo sul politicamente corretto imposto dal pensiero dominante.
Già, perchè nessuno si domanda per quale ragione l’autista dell’auto che ha provocato il decesso di questa persona (perchè di persona, di essere umano si tratta, comunque la si pensi), non si sia fermato a prestare soccorso ?
E’ stato preso dal panico ? Non si è accorto dell’accaduto (???), oppure voleva allontanarsi dai disordini adiacenti ?
Tutte ragioni plausibili  (o quasi), fatto sta che il conducente dell’autovettura a distanza di oltre 48 ore, dico 48, non si è presentato alle forze dell’ordine e spiegare la sua versione dei fatti  e dare un contributo alla verità.
E sì, perchè, è molto più semplice per la coscienza collettiva pensare che l’ultrà deceduto è un criminale da denigrare, ma chi lo ha investito anche incolpevolmente a distanza di due giorni non si è costituito.
L’omissione di soccorso è un reato abbietto e vile, ma per i benpensanti della stampa politicamente corretta, non è considerato tale perchè è più facile e più remunerativo stracciarsi le vesti contro le curve e gli ultras.
Questi benpensanti che gridano, imprecano, reclamano giustizia per la violenza da stadio, sono talvolta coloro che minimizzano se alcuni colleghi portano alla ribalta dell’opinione pubblica le infiltrazioni delle organizzazioni criminali all’interno di certe curve e dei legami con alcuni dirigenti delle più importanti società calcistiche; ne prendendone le difese e cercano di far risaltare l’ estraneità e l’inconsapevolezza di certi “figuri” che frequentano le sedi societari ai piani alti.
Potevano mancare le rimostranze a sfondo politico ?
No di certo.
E allora ecco la collocazione politica della vittima, del suo gruppo ultrà, dei beceri fascisti, razzisti, senza conoscere quali dinamiche vi siano negli scontri tra le varie tifoserie, dove la fazione politica è un aspetto presente, ma non predominante, basti osservare quanto accade ed è accaduto nei decenni passati, tra Livorno e Pisa, tra Parma e Reggio Emilia, tra Cagliari e Napoli (non più tardi di due settimane fa, assalto dei cagliaritani al residence dove soggiornavano i tifosi partenopei).
A tutto ciò si è aggiunto quanto accaduto all’interno dello stadio con gli ululati razzisti rivolti a Koulibaly.
Cori vergognosi frutto di mera ignoranza che non hanno nulla a che fare con il campanilismo e la rivalità tra due tifoserie.
Sanzionata l’Inter con la disputa di 2 partite a porte chiuse.
Una pena prevista dal regolamento, ma è lecito chiedersi per quale motivo non si è interrotta la partita come previsto dalle norme vigenti ?
Lo show deve continuare sempre e comunque ?
Coerenza del calcio moderno che urla il suo allarme, tramite i rappresentanti delle sue istituzioni, contro queste nefandezze che causerebbero la morte del calcio e dello sport.
E sì, perchè l’imminente decesso del calcio (?!?), è provocato solo dalla violenza e non dal prezzo dei biglietti, dagli orari delle partite, dalla trasformazione di uno sport e di un giuoco in un business sfrenato.
Due pesi e due misure applicate pro domo propria.
Attendiamo prossime e imminenti misure antiviolenza panacea di tutti i mali del calcio, ma anche della società contemporanea che vivrà un nuovo e sconosciuto eldorado una volta estirpata la violenza degli ultras, seppur dovessero sussistere e “perdonate moralmente”, ad esempio, le omissioni di soccorso, l’ ipocrisia, la massificazione della responsabilità collettiva senza distinzioni, in virtù del predominio della venalità e dello “scopo di lucro”. i nuovi valori fondanti la società contemporanea e futura che hanno soppiantato “gli altri valori” che denotavano e caratterizzavano la civiltà dei popoli. 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)