Angeli e demoni, così è stata soprannominata la triste e aberrante vicenda di Bibbiano, dove decine di bambini venivano, secondo l’accusa, tolti alle famiglie di origine per essere dati in affidamento a amici e conoscenti di assistenti sociali e politici locali.
Una vicenda che supera il reato di maltrattamenti, tortura, sequestro di persona.
E’ una sporca vicenda politica-ideologica.
Perchè di estremizzazione ideologica si tratta.
Questo è “l’incipit”, che ha generato tali nefandezze.
E sì, perchè, da quanto affiora dalla cronaca, la famiglia tradizionale deve essere “smontata”, trasformata; è un “archetipo” simboleggiante quei valori reazionari e retrogradi (secondo i “progressisti, globalisti) da cancellare e sostituire con i dogmi omologanti della nouvelle vague dominante di stampo mondialista che facilmente si potrebbe definire del “politicamente corretto”.
Ma di corretto in questo abominio non vi è nulla.
Come solitamente accade in Italia, non potevano mancare le voci “candide” di coloro che inveiscono contro le strumentalizzazioni politiche, ma che rimasero silenti non appena si scoprì quanto stava accadendo sulle colline reggiane.
Mi viene da pensare, rabbrividendo, a quali livelli di cecità e di cinismo possano essere raggiunti per inseguire i dettami dell’ integralismo e del radicalismo politico.
Una vera e propria “professione di fede” degna della più oscurantista inquisizione medievale, delle più raccapriccianti crudeltà compiute per proselitismo missionario, delle orribili e spaventose “purghe staliniane” e di molte altre dittature comuniste di cui la storia del secolo scorso ne è stata testimone.
Rabbrividisco, a pensare come nel nostro Paese, in quelle regioni, in quei luoghi siano potuti accadere questi fatti in un periodo storico in cui non si scorgono le macerie della guerra, e dove la contrapposizione politica non si è resa protagonista di atti violenti e criminali come accadde nel Primo dopo guerra.
Eppure, proprio nei mesi successivi la fine del secondo conflitto mondiale, in quelle stessa regione, centinaia di bambine e bambini lombardi che vivevano in contesti famigliari numerosi e in difficoltà economiche, vennero ospitati (oggi si direbbe affidati) per un anno da famiglie che  orgogliosamente si consideravano  “comuniste”, per aiutare i loro “compagni” più bisognosi.
Famiglie “comuniste”, ma, mi permetto di sottolineare, tradizionali, anzi “patriarcali”.
Termini che oggi si considerano “scorretti”, discriminanti, beceri, sessisti.
Eppure in quelle famiglie del reggiano, molti fanciulli trascorsero 12 mesi accuditi, nutriti, educati, cresciuti, di più, coccolati, per puro spirito solidaristico e senza alcun desiderio o peggio volontà, di diventarne i “nuovi genitori”, o di inculcare le loro idee politiche, ma seguendo i valori di civiltà e tradizione.
Quei mesi lontano da casa, quei  bimbe e bimbi di allora, oggi anziani ultra-ottantenni ormai nonne e nonni, vengono ricordati con tenerezza.
Ricordi di una parte della loro infanzia certamente permeati dalla nostalgia di casa, dei genitori, dei fratelli e delle sorelle, ma anche di pensieri di affetto per chi li ha ospitati come fossero loro figlie e figli senza alcuna discriminazione.
“Genitori temporanei” a cui dedicano anche una preghiera e un “Requiem aeternam”, perchè riposino in pace per il “bene” che hanno fatto.
L’istituto dell’affidamento, anche oggi è ricco di realtà bellissime.
Proprio per difendere queste meravigliose realtà, gli affidamenti e le adozioni debbono essere incentrate nel primario ed unico interesse della tutela del minore, allontanando ogni rischio di influenza ideologica.
Solo un continuo, attento, controllo da parte dello Stato, potrà evitare la devastazione psicologica di una giovane vita, già colpita prematuramente negli affetti.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)