Al Teatro Manzoni di Milano va in scena Don Chisciotte, liberamente ispirato all’iconico e visionario romanzo di Cervantes.

Al centro dello spettacolo del Teatro Manzoni ci sono le strabilianti avventure di un eroe fuori dal tempo, il cui spirito, infiammato dalla lettura dei poemi cavallereschi, anela a epiche imprese.

Sul palcoscenico vedremo un appassionato Alessio Boni, nei panni del cavaliere errante, affiancato dall’eclettica e raffinata Serra Yilmaz nel ruolo del fido scudiero Sancho Panza, giovane contadino simbolo di purezza di cuore.
La sua saggezza di stampo popolare contrasta con la lucida e nobile follia di Don Chisciotte. Ed è proprio la follia,  più che il coraggio, che permette di compiere atti eroici e di andare controcorrente.

Regia dello stesso Boni con Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, ai quali si è aggiunto in fase di stesura drammaturgica Francesco Niccolini, cui si deve anche l’adattamento del romanzo originale.

Chisciotti e cavalieri erranti, sparpagliati per il mondo o chiusi dentro le mura, sono sempre gli stessi, quelli di un tempo, quelli di oggi e quelli di domani, savi e pazzi, eroi e insensati.
Non sono venuti al mondo per vivere meglio o peggio. Quando l’universo nella solitudine si abbandona alle proprie miserie, loro pronunciano parole di giustizia, d’amore, di bellezza e di scienza. Chi si rende volontariamente schiavo non maledice l’esistenza.

Fernando Arrabal, Uno schiavo chiamato Cervantes

NOTE DI REGIA
Chi è pazzo? Chi è normale?
Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici.
La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani. L’animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L’uomo lo sa ed è, in ogni istante, vita e morte insieme.
Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire?
Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l’ha reso immortale.
È forse folle tutto ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma, in una rete di regole pre-determinate che, a loro volta, ci determinano? Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete – avvalendosi del sogno, della fantasia, dell’immaginazione – sono stati spesso considerati “pazzi”.
Salvo poi venir riabilitati dalla Storia stessa.
Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno: tra gli altri, Galileo, Leonardo, Mozart, Che Guevara, Mandela, Madre Teresa, Steve Jobs e, perché no, Don Chisciotte.
Alessio Boni

E io dico che Don Chisciotte e Sancho vennero al mondo affinché Cervantes potesse narrare la loro storia e io spiegarla e commentarla, o meglio, affinché Cervantes la raccontasse e la spiegasse e io la commentassi.
Può raccontare, spiegare e commentare la tua vita, mio caro Don Chisciotte, soltanto chi è stato contagiato dalla tua stessa follia di non morire.
Allora, intercedi in mio favore, o mio signore e padrone, affinché la tua Dulcinea del Toboso, ormai disincantata dalle frustate di Sancho, mi conduca mano nella mano
all’immortalità del nome e della fama.
E se la vita è sogno,
lasciami sognare per sempre!
Miguel de Unamuno, Vita di Don Chisciotte e Sancho

Teatro Manzoni – Milano
Dal 28 febbraio al 5 marzo 2023
feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30
sabato 4 marzo ore 15,30 e 20,45
Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
presenta
ALESSIO BONI   SERRA YILMAZ
in
DON CHISCIOTTE
adattamento di FRANCESCO NICCOLINI
liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra
drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer e Francesco Niccolini
con
Marcello Prayer – Francesco Meoni – Pietro Faiella – Liliana Massari – Elena Nico
ronzinante Biagio Iacovelli
scene Massimo Troncanetti         costumi Francesco Esposito
luci Davide Scognamiglio             musicheFrancesco Forni
regia
Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer