Sono trascorsi 40 anni dal rapimento e l’uccisione del Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro.
Cinquantacinque giorni che sconvolsero il Paese portandolo ad un passo dalla morte della democrazia.
LA 7 dedica due puntate di Atlantide, sull’omicidio dello statista.
Due puntate condotte da Andrea Purgatori, giornalista, scrittore, sceneggiatore, presidente di Greenpeace Italia.
Il format dei reportage è incentrato sull’ analisi storica, sociologica, politica dell’ Italia post boom economico, quando iniziarono le contestazioni studentesche e operaie.
Il ’68 e gli anni 70 anni , anni di manifestazioni, occupazioni, che sfociarono nella lotta armata delle formazioni terroristiche; anni delle stragi “nere” , anni definiti da certa parte politica come condizionati dalla “strategia della tensione” inserita nel contesto geopolitico mondiale dei “due blocchi” (quello sotto l’influenza sovietica, contrapposto al blocco dei Paesi facenti parte la Nato).
Teorie, tesi, ideologie che nel corso di questo mezzo secolo sono stati dibattute e sostenute senza mai giungere ad una verità certa, perchè quegli anni, ancora oggi, sono avvolti da una densa cortina nebbiosa che si chiama “segreto di Stato”.
Servizi segreti, Cia, Kgb, il Caso Moro per molti è anche tutto questo.
Il programma di Purgatori dà voce proprio agli autori del sequestro e uccisione di A. Moro.
Una ricostruzione storica e sociologica che parte dalla condizione lavorativa ed esistenziale di milioni di operai oppressi dal “padrone” e dalla voglia di libertà e rivoluzione degli studenti che volevano abbattere il sistema reazionario di un Italia bigotta, retrograda, autoritaria, opprimente, come le giacche e le cravatte della classe dirigente (così, fotografa il nostro Paese Valerio Morucci uno degli autori del delitto).
Lotta armata, clandestinità, sovvertimento dell’ ordine democratico, ideologie, una sequela di frasi che per due decenni abbiamo ascoltato.
Queste sono le frasi udite nella puntata di ieri, dove non potevano mancare coloro che pur non facendo parte di quelle organizzazioni eversive erano comunque sostenitori dell’ ideologia comunista, combatterono i terroristi, ma sostenevano la giustezza di sovvertire il dispotismo borghese e capitalista causa prima della nascita della lotta armata.
Gli autori dell’ efferato delitto sono i veri protagonisti della puntata andata in onda ieri.
Ricordi, aneddoti, ricostruzioni, cause giustificative e generative del terrorismo e della clandestinità, che faceva vivere componenti delle varie “colonne” (vocabolo che identificava le sezioni delle Brigate Rosse di stanza nelle varie città italiane) come monaci eremiti, senza più una vita “normale” !
Gli autori materiali sono stati tutti catturati; molti di loro non si sono mai dissociati né pentiti.
Condannati in via definitiva stanno scontando le loro pene e usufruendo dello stato di semilibertà.
I responsabili Fiore, Morucci, Moretti, Gallinari (quest’ultimo deceduto 5 anni fa), fuori dalle mura carcerarie raccontano quegli anni e quel delitto.
Interviste intervallate da filmati storici, da servizi dei Tg di allora, sembra di rivivere un flash-back, mi sembra di ritornare fanciullo quando nonostante la tenera età percepivo l’ aura pesante che aleggiava in Italia.
Quel tuffo a ritroso di 40 anni, si è interrotto bruscamente osservando proprio le “locations” delle interviste ai brigatisti.
Seduti in ambienti domestici, nel ristorante sulle colline reggiane dove ci fu la nascita delle prime Brigate Rosse, in auto, ecc, tutti scenari di vita quotidiana.
Si scorgono tra fotografie, quadri, mobili buffet, cestini di frutta, anche disegni colorati opera, probabilmente, di qualche bambino.
Osservando quei disegni “gioiosi” ho pensato alle vittime della strage di Fani dove furono trucidati gli uomini della scorta di Moro, il 16 marzo 1978, l’audio della telefonata in cui veniva comunicato il luogo dove sarebbe stato ritrovato il corpo del presidente DC, e l’ immagine “cult” della Renault 5 rossa con il portellone del portabagagli aperto con all’interno la salma rivenuta in via Caetani il 9 maggio 1978, perchè quelle vittime non poterono più vedere i disegni “allegri” e pieni di vita dei loro figli e nipoti; così come quei figli e nipoti non poterono mai più vedere gli occhi lieti e sereni dei loro padri o nonni quando abbracciano la loro prole e vivono i momenti più belli delle loro esistenze all’interno del loro nucleo famigliare.
Misteri, segreti di Stato, segreti internazionali, cause politiche, sociologiche, sociali, ideologiche, ma nulla di realmente importante come le vite spezzate di 6 uomini e delle loro famiglie.
Ecco, Atlantide non ha soppesato quale dramma hanno vissuto e vivono coloro a cui non è stata concessa una vita “normale” per seguire un ideologia oltranzista.
 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)