Si parla ormai continuamente dei crediti deteriorati delle banche e del pericolo che l’Italia possa essere svenduta ai fondi speculativi esteri, che hanno fiutato l’appetibilità del mercato della cessione delle sofferenze bancarie.  Le preoccupazioni che il “Bel Paese”, diventi un’altra Grecia,  emergono anche dalle parole dello stesso Visco, Governatore della Banca d’Italia, che ha ammesso, come il problema dei crediti “cattivi”, sta rendendo sempre più vulnerabile e fragile l’economia italiana.

“Banca d’Italia, che ha dimostrato, numeri alla mano, la prudente politica degli accantonamenti complessivi delle banche italiane e la loro capacità di recupero dei crediti, sconsiglia, opportunamente, la svendita ai fondi di investimento internazionali,  anche per la dubbia e marcata inefficienza di un mercato caratterizzato dall’oligopolio sul lato della domanda.
C’è un evidente incapacità del sistema bancario italiano a gestire efficientemente i circa 333 miliardi di euro di crediti deteriorati . E’ necessario un “ giubileo bancario”, vale a dire una cancellazione del debito, attraverso la normalizzazione dello stesso e mediante il riconoscimento del Diritto al riscatto  al  prezzo del riscatto, per il debitore.
Nel 2016 sono andati in asta 270.000 immobili, l’1,53% delle case di proprietà, in pochissimi anni si arriverà a 550.000 immobili in asta, il 2,65% delle case di proprietà. Il 78% degli immobili in asta, ha un valore inferiore a 125.000,00 euro..
Se dunque, per  molti, l’unica soluzione,  per “alleggerire” il sistema bancario dell’enorme mole di crediti in sofferenza o deteriorati, è quello di svedere questi ultimi sul mercato finanziario e alimentare quello delle aste giudiziarie, sapendo però di riuscire a  recuperarne non più della metà del loro valore iscritto a bilancio, che, è già ampiamente svalutato, c’è chi vede, nella risoluzione del problema bancario e finanziario un occasione per ribaltare l’economia italiana.

Qual’è la soluzione?

Comfimprese Italia  e l’associazione Favor Debitoris  dimostrano che è possibile salvare le banche e i debitori, per ritornare alla produzione e ai consumi, senza penalizzare nessuno.
Del tema, se ne è discusso nel convegno “Sul Giubileo Bancario e la remissione dei debiti”, presso la sede dell’Ordine dei Commercialisti di Napoli, in P.zza dei Martiri, organizzato dall’avv. Monica Mandico, dell’associazione “Favor Debitoris”, – esperta in  diritto bancario e contenzioso bancario – e dalla dott.ssa Maria Caputo Presidente UGDCEC.

 

Secondo l’avv. Monica Mandico “la soluzione, meno gravosa per tutti  e la più efficace per riequilibrare il sistema  bancario in sofferenza, potrebbe essere proprio quella, che le banche, anziché ricorrere al mercato degli NPL e subire una perdita così importante, con un livello massimo di recupero pari alla metà del valore iscritto a bilancio,  potrebbero, attivare  una sorta di “reset bancario”, proponendo ai singoli debitori di far fronte al loro debito in misura ridotta, pagando ciascuno la propria quota di debito di quegli 80 miliardi di euro.  Una remissione del debito, con cui il debitore potrebbe estinguere, a saldo e stralcio, il  debito con il proprio istituto e magari salvare la propria abitazione o l’impresa,  pagando il circa 10% o 20% della sua esposizione debitoria. Dall’altra parte, le banche subirebbero la stessa perdita che deriverebbe dalla cessione dello stesso credito, ma senza aver trasferito all’estero un guadagno speculativo (spesso sottratto anche all’Erario italiano) realizzato dai fondi acquirenti. Quali sarebbero i benefici?: Gli istituti di credito, subirebbero perdite economiche inferiori a quelle conseguenti alle vendite agli investitori esteri; le banche libererebbero, cosi le sofferenze dai bilanci, senza aumenti di capitale; si ridurrebbero i contenziosi legali che intasano i tribunali; il sistema bancario ritornerebbe a fare credito; l’economia ripartirebbe e si riconquisterebbe la fiducia nelle banche da parte dei risparmiatori.”
All’evento, di mercoledì 21, esperti del mondo accademico, professionisti specializzati, economisti ed avvocati, nonché politici, si sono confrontati sulle tre proposte di legge, sul “Giubileo Bancario” a firma dei parlamentari Paglia, Marotta e de Pretis che, sia pure con qualche differenziazione, tratteggiano le soluzioni alternative per far ripartire il sistema dei consumi e dell’economia.
Lo scopo principale delle proposte di legge, implicito, ma evidente, è favorire, con adeguate facilitazioni fiscali, gli accordi tra banca e cliente in una logica privatistica e sfavorire invece la cessione ai fondi quando questa comporti un onere maggiore per la banca. Al di là della logica politica che tende a rimettere in bonis imprese e famiglie, lo scopo è anche quello di limitare le pesanti conseguenze di minor gettito fiscale dovuto alla registrazione di ulteriori ingenti perdite su crediti, da parte delle banche in caso di svendita di NPL.
E’ un opportunità unica e irripetibile, in questo momento di permanente e grave crisi economica, di trovare idee e soluzioni, che mirano ad eliminare o ridurre le cosiddette sofferenze bancarie, vale a dire quei crediti “cattivi” che, a causa della grave difficoltà o impossibilità di restituzione in capo al debitore, affossano i bilanci delle banche e subiscono gli attacchi e le pressioni della BCE  che vorrebbe la loro rapida rimozione dai medesimi bilanci. Le associazioni e gli attivisti a favore dei debitori, sostengono che la svendita  del credito sul mercato dei crediti deteriorati, appetibile da investitori esteri ( i cosiddetti Fondi avvoltoio), non è l’unica e/o una valida soluzione al problema dei crediti deteriorati e alla pulizia  dei bilanci delle banche italiane. Invero, l’alternativa, per far si che il sistema bancario, ritorni ad avere la capacità di fungere da propulsore dell’economia,  potrebbe essere la gestione da parte degli stessi istituti creditori, al recupero, permettendo una riduzione a saldo e stralcio del credito da riprendere, il tutto con benefici, non solo fiscali e di riduzione dei costi, tra cui quelli di giustizia per il contenzioso che si andrà a proliferare, ma anche a favore del debitore, attraverso il mezzo della remissione del debito.