La Confederation Cup è stata in, fin dei conti, una sorta di simulazione del mondiale. Si svolgeva un anno prima degli stessi, e sempre nel paese che li andrà ad ospitare, testandone gli impianti sportivi e la verve dei tifosi. Inizialmente la Confederation Cup era più una competizione-vetrina: nel 1992, nel 1995 e nel 1997 si svolse in Arabia Saudita, e a vincerla per prima fu l’Argentina che batté proprio i padroni di casa per 3-1.

Nel 1995, invece, non riuscì a bissare il trionfo, per merito di una Danimarca molto simile a quella che conquistò l’Europeo nel 1992: i nordici vinsero per 2-0, giocando alla loro maniera, senza frizzi e lazzi.

Due anni, e siamo nel 1997, irrompe sulla scena il Brasile che gioca a tennis contro la Australia, battuta con un secco 6-0. Tutti i sei gol furono realizzati da Romario, che giocò forse la miglior partita della sua carriera. Fu il primo torneo sotto l’egida della Fifa, con otto partecipanti in una formula che non sarebbe poi cambiata nelle successive edizioni.

Due anni dopo la grandine di Romario, il Brasile non riesce a fare il bis, per merito di un Messico tenace e coriaceo: finì 4-3 per i messicani che, davanti al proprio pubblico, affrontò una squadra piena di stelle e reduce dall’argento ai Mondiali di Francia.

Nel 2001 la competizione sbarca in Asia, con l’accoppiata Corea-Giappone ad organizzare la Confederation. Se la Corea ai mondiali andò avanti più dei propri meriti, nella Confederation fu il Giappone, invece, a raggiungere un’insperata finale, persa poi per 1-0 contro la Francia.

The show must go on: anche se si muore in campo
Proprio la Francia ha in mano l’edizione del 2003, con la competizione che entra di prepotenza nelle cronache per un fatto extra calcistico. Nella semifinale tra Colombia e Camerun al minuto numero 73 si interrompe tragicamente la vita del centrocampista Marc Vivien Foè: il camerunense si accascia a terra e per lui non ci sarà più nulla da fare, nonostante svariati tentativi di soccorso.

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La finale si giocò in un silenzio incredibile, con il Camerun che perse di misura proprio contro la Francia ai supplementari. Nel 2005 si gioca in Germania, con il Brasile che rifila un sonoro 4-1 all’Argentina per merito del migliore Adriano (e da quel momento in poi il brasiliano praticamente si ritirò, o quasi, dalle scene calcistiche…).

La competizione, poi, diventa un appuntamento da svolgere ogni quattro anni, e nel 2009 arriva in Sudafrica, dove partecipa anche l’Italia allora campione del mondo. Per gli azzurri ci furono poche luci e molte ombre: vinsero contro gli Usa, ma persero contro Egitto e Brasile.

In finale arrivarono il Brasile e gli Usa, che addirittura andarono sul doppio vantaggio, ma i verdeoro furono capaci, grazie alla verve di Luis Fabiano, di rimontare e vincere per 3-2. Scorrendo le classifiche dei marcatori di sempre spicca l’idolo messicano Blanco con 9 gol, seguito da Romario con 7, mentre trovano spazio, man mano, anche due meteore come l’australiano John Aloisi (che militò nella Cremonese) e l’argentino Luciano Figueroa, ex Genoa.