Al via la campagna di comunicazione #italiasicura. Partono, quindi, gli spot tv #italiasicura #acquepulite, che pongono l’attenzione sulle opere da realizzare per evitare l’inquinamento delle nostre acque, specialmente nel sud dell’Italia.

Consapevoli del fatto che riguardo alla riorganizzazione del servizio idrico c’è un grande divario tra il Nord ed il Sud dell’Italia, la Struttura di missione #italiasicura, -insieme con i rappresentanti delle Istituzioni e degli enti del settore, con il Ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, il Vice Ministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincentis e Erasmo D’Angelis, Coordinatore #italiasicura – si sta impegnando ad eliminare le differenze, per portare le svantaggiate regioni meridionali ad un livello accettabile, evitando l’inquinamento e rendendo i territori più competitivi e, perché no,  anche attrattivi dal punto di vista turistico.

“Siamo qui per dire che siamo in grado di superare i gap infrastrutturali con un’accelerazione degli investimenti e un effetto positivo sui livelli occupazionali. Federutility li stima in una fascia compresa fra 160.000 e 220.000 posti di lavoro – afferma  Erasmo D’Angelis in occasione degli “Stati generali #acquepulite. Il sistema idrico, fognature e depurazione è ad un livello insostenibile, così come inaccettabile è l’inquinamento dei corsi d’acqua dovuto alla loro assenza e ad una scarsa cultura del rispetto di un bene comune fondamentale e alla licenza di inquinare che alla fine ha prodotto la cultura dell’assuefazione. Non ci facciamo più caso se non quando arriviamo sulle spiagge più belle del mondo e troviamo il cartello Divieto di Balneazione”.

Per attestare l’urgenza e la necessità di dover prendere provvedimenti efficaci riguardo al servizio idrico, basti pensare al fatto che, solo per fare un esempio, oltre la metà delle abitazioni siciliane non sono allacciate alla rete  fognaria o ad un depuratore, il 30% dei depuratori rilevati non è controllato, un terzo del restante 70% non funziona.

In alcune regioni del Sud, come la Calabria e la Sicilia, gli abitanti hanno il problema della qualità e della quantità dell’acqua, che è insufficiente ai fabbisogni della popolazione per vari motivi, anche perché, a causa della scarsa manutenzione, si verificano molte dispersioni di rete, che fanno sì che metà dell’acqua erogata vada dispersa. Inoltre, 3 italiani su 10 ( la maggior parte dei quali vive in Sicilia, in Calabria, Campania, mentre un 30%  di essi vive in Lombardia e Friuli) non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori.
Al fine di comunicare i contenuti tecnici relativi al settore idrico, forniti da diverse Amministrazioni e disponibili in formato open data e su mappa interattiva, è stato creato il sito web www.acqua.gov.it.
Da queste considerazioni deriva la necessità di mettere a norma i sistemi fognari e depurativi, anche per ottemperare ad una normativa europea, pena il pagamento di pesanti sanzioni  da parte di tutte le regioni italiane, nessuna esclusa.
L’Italia, tra le nazioni europee più avanzate, è fanalino di coda per investimenti realizzati dai gestori dei servizi idrici: la media è di 34 euro/abitante anno, cifra che si abbassa a 28 se si considerano le gestioni comunali che investono meno di 10 euro/abitante anno. Molto meglio fanno gli altri paesi europei: 80 in Germania, 90 in Francia, 100 in Gran Bretagna, 120 Danimarca. Si stima che per sviluppare reti, impianti e manutenzioni bisognerebbe investire almeno 50 euro ad abitante, altrimenti  si andrà incontro a costi fino a 130 miliardi di euro per mancata modernizzazione, ai quali vanno aggiunti i rischi ambientali.