Si apre oggi a Modena, nella sede del Circolo Filatelico “Alessandro Tassoni”, la mostra filatelica e documentaria sulla vita del Campionissimo, in occasione del centenario dalla nascita, avvenuta a Castellania (AL), il 15 settembre 1919.

L”Airone’, come Coppi era stato ribattezzato, perché al posto delle gambe sembrava avesse le ali e, invece di pedalare, volava, aveva già vinto tutto: cinque Giri d’Italia, due Tour de France, tre Milano-Sanremo, una Parigi Roubaix. E ancora tre Mondiali, due su pista e uno su strada, quattro titoli italiani, cinque Giri di Lombardia. Figlio di contadini nato a Castellania, tra le colline dell’Alessandrino, aveva preferito chinarsi sul manubrio anziché sulla terra. E da lì, dove tornava sempre, ha conquistato il mondo.

Ricordo ancora (avevo quasi 16 anni e correvo da un anno nelle categorie giovanili) il Resto del Carlino uscito in edizione straordinaria pomeridiana con un titolo a nove colonne: Il bianco Airone ha chiuso le ali. E i capannelli vicino alle edicole, con gli appassionati che non sapevano capacitarsi di cosa potesse essere successo a questo campione che era nel cuore di tutti, anche dei bartaliani. Perché senza Bartali non ci sarebbe stato Coppi, o almeno questo Coppi.

Dire che è stato ed è un’icona dello sport italiano può sembrare banale, ma trovare altri campioni in qualsiasi sport che a cento anni dalla nascita, e soprattutto a sessanta dalla morte siano ancora ricordati con un tale seguito di manifestazioni e di appassionati è abbastanza difficile. 

La storia di Fausto Coppi non è solo e semplicemente ciclismo: certo i numeri e l’elenco delle sue vittorie sarebbero sufficienti ma non bastano a spiegare perché Fausto Coppi divenne “il Campionissimo”, un mito non solo in Italia ma in tutta Europa che dura ancora oggi.

Perché Il Campionissimo, quando vinceva, lo faceva spesso in modo spettacolare. Basti ricordare la celebre frase di Mario Ferretti “«Un uomo solo è al comando della corsa, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi”.
Ma ce n’è un’altra, meno famosa ma forse ancora più spettacolare: l’occasione è la Milano-Sanremo del 1946, Nicolò Carosio il radiocronista. Fausto Coppi arriva al traguardo con 14 minuti di vantaggio sul secondo ed il commento di Carosio alla radio è : “Primo Fausto Coppi… e in attesa degli altri concorrenti trasmettiamo musica da ballo”.

Questo era Fausto Coppi, questo era il Campionissimo e questo è l’icona dello sport mondiale.

Alessandro Fabbri