Il Governo Meloni annuncia una legge di bilancio attenta e parsimoniosa per mancanza di risorse.

Superbonus, inflazione, guerra in Ucraina, alcuni delle più importanti cause che impediscono la crescita del nostro Paese.
Motivi reali, dato certi, tuttavia il Governo Meloni, come i suoi predecessori non affrontano in maniera dirimente, l’annoso vizio italico che erode l’economia del Belpaese: l’evasione ed elusione fiscale.
Gli ultimi dati Istat riferiti al periodo 2015/2019 ci informano che l’evasione fiscale ammonta a 89,9 miliardi di euro derivanti da 78,9 al mancato gettito tributario e 10,8 dall’evasione contributiva. Un dato enorme, tuttavia, in ribasso di quasi 16 miliardi rispetto al quadriennio precedente.
Sono cifre “assurde” per un Paese che vuol definirsi civile.
La realtà variegata dell’evasione fiscale ed elusione, è una pecca storica, una zavorra che impedisce lo sviluppo e la risoluzione di importanti questioni sociali ed economiche in tema di servizi, assistenza, sanità, previdenza.
Per alcuni esponenti politici (la parte, definiamola così, conservatrice) l’evasione è generata dall’enorme peso fiscale che aggrava sulle spalle dei contribuenti intenti ad eludere il fisco per poter “sopravvivere”.
Per altra parte politica (quella più a sinistra dell’emiciclo parlamentare) l’evasione fiscale italica è un retaggio di certi settori economici in cui le forze conservatrici trovano il loro “naturale” bacino elettorale, i loro zoccolo duro di voti, una categorie di malandrini privi del senso dello Stato.
Da qualunque parte la si osservi, l’annoso problema della nostra storia repubblicana non ha mai trovato una soluzione, o meglio, non è mai esistita una vera, decisiva, reale, convinta volontà politica.
Entrambe le “ideologie” che giustificano l’enorme mancato gettito fiscale annuo sono veritiere.
L’introduzione di maggiori detrazioni fiscali per le spese dei singoli privati cittadini; un minor peso fiscale; pene più rigorose per gli evasori.
Un aspetto, tuttavia, non è mai stato preso in considerazione né analizzato con attenzione.
Il fattore culturale e l’elemento storico.
L’onesto e probo cittadino che richiede l’emissione della fattura e dello scontrino fiscale viene stigmatizzato e giudicato come un ingenuo e un allocco che non comprende quale vantaggio avrebbe nello “sconto” a suo favore che verrebbe applicato dal prestatore d’opera, dal professionista, dal datore di lavoro.
Sgombriamo il campo, e cancelliamo il qualunquismo. Non tutte le suddette categorie adottano tale truffaldino e illegale comportamento, vero è, però, che i dati Istat sono emblematici e chiari.
L’evasione fiscale è un retaggio storico di lunga data tanto che è narrato e raccontato anche da famosi film della commedia italiana in bianco e nero (tra i tanti, “I tartassati” del 1959, con protagonisti Aldo Fabrizi e Totò).
Il nostro Paese dovrebbe venir percorso da una “rivoluzione” culturale per quanto concerne il pagamento di determinate tipologie di tasse di determinati lavori e servizi.
Nello stesso modo lo Stato dovrebbe essere più magnanimo nel applicare balzelli e tributi ispirandosi a quanto era solito ripetere lo storico romano, Tito Livio, “…saldo è lo Stato in cui si obbedisce volentieri…”.
Questa dicotomia inerente all’evasione fiscale, si riuscirà a dirimere e dipanare, oppure la voragine del mancato gettito continuerà a gravare sulle tasche di tutti i cittadini?
La dicotomia sarà sempre condizionata dalla bramosia elettorale dell’arco costituzionale partitico?
Questa è la pietra angolare e dirimente per la crescita e il benessere dell’Italia.