Dopo il recente cambio di prospettiva da parte della comunità scientifica ora anche i pazienti stanno acquistando maggiore consapevolezza riguardo alle problematiche dell’occhio secco e alla necessità di una cura mirata: in questo nuovo scenario si rivela determinante, per un trattamento tempestivo, l’approccio sinergico di specialisti, medici di base e farmacisti.

 

 Più dell’80% delle malattie dell’occhio possono essere curate e prevenute: in occasione della Giornata mondiale della vista, fissata per l’11 ottobre 2018, l’Organizzazione Mondiale della Sanità fa leva su questo dato per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di trattare le patologie della vista, per evitare complicazioni più serie. Tra i disturbi a cui è possibile porre rimedio rientra la problematica dell’occhio secco, recentemente riconosciuta dagli specialisti della superficie oculare come una vera e propria malattia – una vera e propria condizione patologica cronica che può limitare notevolmente la vita quotidiana di chi ne soffre. E analizzando i dati di mercato del 2017 si può ragionevolmente affermare che stia crescendo anche la consapevolezza da parte dei pazienti nei confronti dell’occhio secco.
Se in passato chi soffriva di disturbi riconducibili a questa condizione tendeva infatti a sottovalutare sintomi come dolore agli occhi, secchezza, arrossamento o irritazione, procrastinando la cura e lasciando peggiorare il quadro generale, oggi invece si attiva subito nella ricerca di un sollievo immediato. Si tratta di un nuovo atteggiamento che va inquadrato in un contesto di maggiore attenzione per la salute degli occhi, rilevato non solo dallo specialista o dal medico di base ma anche dal farmacista. Un’indagine svolta da Thea Farma all’inizio del 2018 su un campione rappresentativo di farmacia** ha per esempio evidenziato come l’occhio secco sia la prima sintomatologia, tra quelle della sfera visiva, per cui viene richiesto consiglio in farmacia (il 26% dei pazienti). Il farmacista svolge dunque un importante ruolo di supporto all’interno del processo terapeutico impostato dai medici, responsabili della prescrizione di collirio (soprattutto l’oftalmologo, ma anche il medico di medicina generale e in minima parte il ginecologo, poiché studi recenti hanno evidenziato come l’occhio secco possa avere una maggiore incidenza nelle donne che seguono un trattamento ormonale in menopausa***).
Un altro importante aspetto che contraddistingue il cambio di atteggiamento nei confronti dell’occhio secco è la consapevolezza di avere a che fare con una patologia cronica, da curare a lungo termine: una consapevolezza che si riscontra ancora una volta nei dati dell’indagine sopra citata, in cui emerge che circa il 30% dei pazienti, ritenendosi molto soddisfatto della terapia, la utilizza per un periodo superiore ai 30 giorni. Tutti gli esperti sono infatti concordi nell’affermare che una terapia efficace contro l’occhio secco debba basarsi sull’utilizzo regolare, nell’arco del giorno, di sostituti lacrimali ad ampio spettro e essere accompagnata da un’accurata igiene della palpebra.
Ulteriori indicazioni giungono poi da due importanti studi sull’occhio secco pubblicati nel 2017, il TFOS DEWSII Report (curato da un board internazionale multidisciplinare di esperti oculisti, ingegneri e biologi) e le Raccomandazioni del Gruppo P.I.C.A.S.S.O. (le prime linee guida italiane, realizzate da un board di specialisti con il contributo incondizionato di Thea Farma): pur essendo diversi per impostazione e metodo, entrambi i lavori ritengono il sostituto lacrimale a base di Trealosio molto valido non solo per ricostruire le lacrime nel loro volume originale, ma anche per proteggere l’epitelio della superficie dell’occhio e ridurre quindi l’infiammazione.

* Fonte: New Line Ricerche di Mercato
** Indagine realizzata un campione di 100 farmacie distribuite su tutto il territorio nazionale.
*** Hormone Replacement Therapy and Dry Eye Syndrome. Debra A. Schaumberg; Julie E. Buring; David A. Sullivan et al. JAMA. 2001.