90° Minuto si è omologato a tutte le altre trasmissioni che trattano l’argomento calcio.
Un talk show, ecco cosa sono, nulla a che vedere con il 90° di Paolo Valenti, la Domenica Sportiva di Tito Stagno, Adriano De Zan, o di Sandro Ciotti, la Domenica Sprint di De Laurentiis.
Un fiume infinito di parole di commento sugli avvenimenti calcistici di “campo e extracampo” con i servizi di cronaca ridotti a pochi istanti con le immagini trasmesse che sono prodotte dalla Lega di serie A con buona pace del diritto di cronaca sancito dalla nostra Costituzione (del resto pecunia non olet…).
Però in quasi due ore e mezzo di trasmissione, 90°, nella parte finale, offre ai suoi telespettatori un amarcord del calcio che fu.
Ieri il pezzo sapientemente “confezionato” da Claudio Valeri (un poeta del mondo pallonaro, uno dei pochi giornalisti vecchia scuola) ridestava la memoria ricordando i presidenti “mecenati” che caratterizzarono il calcio del secolo scorso.
Agnelli, Moratti, Rizzoli, Mantovani, Ferlaino, Viola, Cecchi Gori, e poi gli indimenticabili “personaggi” come Anconetani, Rozzi, Lugaresi, Luzzara (scusatemi se ne dimentico qualcuno) di realtà provinciali, che portarono alla notorietà, realtà italiche quali Pisa, Ascoli, Cremona (queste ultime sconosciute ai più anche a livello geografico).
Toccante la riproposizione di una vecchia intervista con l’ex presidente della Cremonese Luzzara, che acquistò la società grigiorossa alla fine degli anni 60, spinto dalla profonda passione calcistica per la squadra della sua città dell’unico figlio, che scomparve a soli 21 vittima di un incidente stradale.
In quelle poche parole pronunciate da Luzzara, è condensata la storia del calcio, cosa rappresentò per milioni di persone e quale legame abbia prodotto il calcio unendo intere generazioni.  
Presidenti che amavano le loro squadre, le loro città, le loro “terre” impiegando risorse economiche che erano la manifestazione del loro profondo senso di appartenenza, del loro affetto che nutrivano nei confronti dei loro concittadini, delle tradizioni.
Le immagini che scorrevano, erano un tuffo nella storia del nostro calcio, ma anche nella storia della società e del costume italiano.
Quanta differenza rispetto ai nuovi tycoons provenienti dai più remoti angoli del Pianeta che hanno acquistato e acquistano i sodalizi calcistici europei a puro titolo speculativo finanziario, attratti dalla fama e dal blasone del “marchio” da commercializzare “worldwide”.
Il servizio dell’ottimo Valeri, si chiudeva, ponendo l’immancabile e logica domanda se questi nuovi “padroni” saranno vincenti come i precedenti, e se , soprattutto, sapranno far riempire i nostri stadi dai tifosi festanti e “affettuosi” come fecero i loro predecessori, oppure anche sugli spalti si opererà una sostituzione “etnica” con i nuovi spettatori provenienti da lontane ed esotiche lande.
Io la risposta la conosco, anche perchè al termine del flash back televisivo offerto da 90°, i conduttori presenti nello studio centrale, Paola Ferrari e Alberto Rimedio, si sono collegati con Palermo per il posticipo serale dando la linea e la parola alla collega Simona Rolandi.
La Rolandi, egregia giornalista, nulla quaestio, però più consona a svolgere la sua professione in altri ambiti visto la “mise” che sfoggiava, l’eloquio con cui si esprimeva, è l’estrinsecazione più lampante “della linea del nuovo calcio”, tutto lustrini e paillettes dove è ormai in via d’estinzione la passione che alimentava, il “sacro fuoco” del mondo pallonaro; un nuovo modello stereotipato che esprime il “de profundis” del “nostro calcio”.
 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)