Ieri siamo tornati all’ ora solare portando indietro le lancette degli orologi dopo 7 mesi (ritornare alla normalità del fuso orario a fine ottobre è un’ altra forzatura decisa dalla UE senza cognizione di causa visto che le nazioni più occidentali hanno mattinate buie che “bruciano” il supposto risparmio serale), e coincidenza vuole, anche per noi tifosi milanisti abbiamo portato indietro le lancette delle nostre abitudini ad inizio anni 90.
Abbiamo trascorso una domenica old-style con la partita disputata alle ore 15, consuetudine di oltre un secolo di calcio, quando il calcio era una cosa seria non un mercimonio in cui comandano solo le pay-tv.
Una domenica da “Ritorno al futuro” (toh, un’altra coincidenza, sono 30 anni dalla prima cinematografica della famosa pellicola di Robert Zemeckis).
Un tuffo carico di nostalgia nelle domeniche in cui il pranzo veniva consumato velocemente prima di mezzodì e via verso lo stadio che si staglia con la luce naturale, con il sole pallido dell’autunno, senza l’aspetto spettrale delle luci dei lampioni (ci parlano di risparmio energetico, di senso civico e poi le partite di disputano solo in notturna), e anche quei luoghi, quelle strade hanno un aspetto diverso, un aspetto vintage, più reale, meno virtuale, meno artificioso, in due parole: meno business.
Durante la partita è tornata la consuetudine di informarsi sull’andamento delle altre gare in contemporanea (solo 3 su 9, ma del resto che cosa si può pretendere di più ai fagocitori del calcio moderno), e poi all’uscita si corre verso casa per poter vedere le immagini dei servizi televisivi giornalistici con i gol e le azioni più salienti (aggettivo datato che non si usa più visti i nuovi supporti tecnologici che in tempo reale trasmettono le gare con infiniti e illogici quanto ripetitivi replay da ogni angolazione) trasmesse da Novantesimo Minuto di “mamma Rai” che, tuttavia dello storico programma Rai (ora sul secondo canale e non più sul primo) ha solo il nome visto che non ci sono più i “mitici” conduttori e inviati sui campi che fecero la storia del giornalismo televisivo per decenni; del resto dobbiamo accontentarci di quello che “passa il convento” e sorbirsi la nouvelle vague.
Ecco, è stato un piacevole salto nel passato; un pomeriggio che considero un evento, una festa “d’antan”per noi nostalgici sostenitori che amiamo la nostra squadra e i nostri colori oltre ogni ostacolo e al di fuori di qualsiasi logica di marketing; a noi che non interessano e che schifiamo gli sky-box, il catering, l’intrattenimento musicale o le esibizioni di saltimbanco, ballerine, pupazzi; a noi che interessa solo lo spirito, la tenacia, il senso di appartenenza di chi indossa la maglia.
Ecco un “raro avvenimento” nel mare magnum del calcio di oggi, che ha reso meno cupa la sera incipiente ed ha edulcorato lo spettacolo mediocre offerto dalla squadra con la conquista dei tre punti dopo un mese, risicata negli ultimi minuti di gioco e in superiorità numerica.
Per una volta, tutti quegli aspetti “dell’andare allo stadio”, che hanno innalzato elevate barriere e gravosi ostacoli alla passione dei tifosi (tessera del tifoso, tornelli, posti numerati, pochissimi tagliandi ridotti a disposizione per i bambini sotto i 14 anni-e poi vogliono che le famiglie tornino numerose a riempire gli spalti) per alcune ore sono finiti nella parte più recondita della mia mente.
Purtroppo, però, quell’incubo vivente è riaffiorato in un lampo non appena ho acceso la televisione per seguire la cronaca dei 3 (!!!) posticipi serali delle partite della 9° giornata ancora da disputare.
Il mio sogno era svanito, ma è stato veramente bello. Da oggi si torna alla cruda, triste, affannata, buia realtà del calcio moderno.  
Massimo”old-football”Puricelli
Castellanza(VA)