Il nuovo entertainment che ha soppiantato il football in questi ultimi anni, è riuscito, almeno finora, ad abbacinare il popolo dei nuovi tifosi/clienti, ma non solo.

Il giro d’affari faraonico, gli stipendi da novezeri, il marketing spietato, insomma il “pacchetto dorato” (visto il periodo dell’anno, si può legittimamente utilizzare questo appellativo) è riuscito ad obnubilare la coscienza critica di molti.
L’aura che avvolge il movimento ha, usando un termine edulcorato, distratto e confuso anche molte istituzioni, calcistiche e politiche, dedite al controllo delle normative vigenti.
Evidentemente, la loro distrazione è stata anche accentuata dal silenzio assordante da parte del popolo facente parte dei ” defensores Costitutionis”.
Il popolo ex viola (nulla che fare con la Fiorentina, ovviamente), gli ex girotondi, ora sardine, non si stracciano le vesti, non manifestano nelle piazze per difendere la libertà di cronaca, la libertà di pensiero (articolo 21 della Costituzione della Repubblica), dei diritti di milioni di cittadini ed utenti italiani.
Probamente, considerano il calcio e il nuovo entertainment, come i loro precursori sessantottini, “l’oppio dei popoli” , senza riuscire a discernere le differenze e i valori presenti nel primo, e la totale assenza nel secondo. 
Il Dominus, Pay-tv, non ha oppositori nella cosiddetta società civile.
Così, gli abbonati Rai, circa 22 milioni (una cifra incrementa del 34% con l’introduzione del pagamento nella fatturazione del servizio elettrico), la totalità dei possessori di un televisore o di ogni altro dispositivo atto a ricevere un segnale televisivo, hanno visto scemare anno dopo anno i loro diritti di informazione.
Gli inviati delle varie testate giornalistiche non possono più introdurre alcuna telecamera all’interno degli stadi; lo “spazio di manovra” nel pre partita e nel dopo partita è limitato dalle ferree normative dettate dai detentori dei diritti televisivi, e dalla società ospitante; interviste solo con i giocatori scelti dalle rispettive società, tempi contingentati, minimo spazio di replica.
Non solo.
Neppure “Mamma Rai” è esente da questa dittatura mediatica-esclusivista.
Lo storico 90 Minuto può trasmettere le sintesi (sintesi molto “sintetiche”) solamente dopo le ore 19 (per la DS è anche peggio, visto che i riflessi filmati, pardon gli highlitghts, si supera la mezzanotte, roba da licantropi).
In buona sostanza due ore e mezzo dopo, la fine delle partite disputate alle ore 15.
Il teatrino del nuovo entertainment così ha stabilito, senza se e senza ma.
Una rappresentazione molto triste, come tutte le manifestazioni in cui vige il più totale oscurantismo, la più totale “repressione culturale”, perchè di questo si tratta.
Osservando i commenti degli inviati Rai, appollaiati nella postazione riservata, si scorgono gli spalti desolatamente vuoti, bui, in un totale silenzio, in una solitudine angosciante.
Si può immaginare l’impazienza del responsabile dello stadio che attende trepidante il termine del collegamento per chiudere l’impianto e far ritorno a casa.
Per chi ha qualche annetto sulle spalle, potrà essere di conforto e di sollievo il ricordo delle immagini post gara dallo stadio S.Paolo, con il mitico inviato Rai , Luigi Necco.
Fedele alle tradizione partenopee, alla commedia dell’arte, era circondato (letteralmente circondato) da un nugolo di tifosi vogliosi di mostrarsi alle telecamere e manifestare il loro entusiasmo, la loro volontà di apparire.
Il sagace Necco (epiche le sue diatribe con gli squadroni del Nord e canzonatori battibecchi con l’inviato da Milano, Vasino) al termine del collegamento veniva affossato dallo stuolo assiepato alle sue spalle, strappando una risata al pubblico televisivo.
Altri tempi, altro calcio, o meglio il calcio, il football.
Il football, quando era una cosa seria, uno spettacolo serio, non una bazzecola, una quisquilia, una pinzellacchera, come direbbe Totò…
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)