E’ notizia di ieri dell’arresto di 4 famosi “trapper”(cantanti del genere trap) milanesi accusati di tentanto omicidio, lesioni, porto illegale di arma da taglio per l’aggressione di una guardia giurata e di accoltellamento di un loro coetaneo, accaduto a Milano nella notte tra il 5 e il 6 marzo.

Un accadimento che lascia esterrefatti per l’ efferatezza dei reati che non sono altro che la trasposizione nella realtà di quanto viene postato nei loro video musicali visualizzati dai loro numerosi fans.

Video in cui si esalta la violenza, il consumo di droga e il compimento di reati predatori e violenti.

Una anormalità che per qualcuno è la conseguenza del malessere che vivono i nostri giovani.

La colpa è nostra, di noi “vecchi” o, “boomer”, che non abbiamo compreso le difficoltà esistenziali dei ragazzi.

Vero, falso, estremizzazione e stravolgimento della realtà? Ideologizzazione della quotidianità da parte di alcuni?

Il dibattito sociologico è aperto, tuttavia un aspetto di questa vicenda porta a sottolineare una differenza sostanziale tra quanto accade oggi e quanto accadeva due decenni fa.

Se la criminalità giovanile è sempre esistita, nessun artista musicale aveva come “musa ispiratrice” il compimento di reati gravi e l’esaltazione di tale condotta criminosa.

E’ lecito chiedersi se durante gli anni del terrorismo e della mafia stragista, quale cantante, o pseudo-cantante, abbia inneggiato alla lotta armata, agli espropri proletari, alla gambizzazioni, alle uccisioni dei “servitori” dello Stato, o, peggio, alle stragi e agli omicidi di stampo mafioso, alle estorsioni, al racket, al traffico di droga e, dall’esaltazione nei testi musicali di tali nefandezze, fosse poi passato al compimento concreto di tali delitti.

Il dramma vero, che ci racconta questo arresto (e non è il primo) tuttavia, è che la schiera dei “delinquenti canori” è alquanto cospicua e che hanno un seguito numeroso di parte dei nostri giovani e adolescenti.

E’ sconcertante e preoccupante, per il futuro del nostro Paese, che gli idoli dei nostri ragazzi siano criminali incalliti e delinquenti abituali.

E’ evidente che tale deriva giovanile sia il frutto di quanto noi “boomer” abbiamo insegnato, e quali valori abbiamo trasmesso ai nostri figli e figlie con il lassismo delle Istituzioni politiche, delle Istituzioni sociali, culturali, scolastiche.

Ecco da dove ripartire per non avere generazioni perdute nella delinquenza o nei disvalori.

Ripartire da norme e regole certe imprescindibili trasposizioni dei valori della liceità, dell’etica, del senso civico e del rispetto delle autorità.

Punto.

Tutto il resto sarà conseguenziale.


Massimo Puricelli
Castellanza (VA)