Dai dati dell’istituto di statistiche Censis si rileva che i reati contro il patrimonio sono in costante crescita negli ultimi 10 anni, soprattutto i furti nelle abitazioni.
Un dato che risalta la totale mancanza di adozioni di provvedimenti adeguati , di normative efficaci , di una politica seria e consapevole che capisca il disagio e i drammi che la popolazione sta vivendo.
Una lacuna che, solo in parte, vede responsabili le forze dell’ordine colpite dai tagli indiscriminati da parte del governo, che le ha private, o comunque limitate, dei mezzi e delle risorse necessarie per svolgere le loro attività.
Una politica dissennata che produce provvedimenti quali i “vari svuota carceri”, che depenalizza una serie di reati contro il patrimonio e la persona, che abdica e si arrende di fronte ad un problema che non vuole affrontare perchè evidentemente riguarda “solo” la popolazione e non i rappresentati politici e i vertici dello Stato, perchè, secondo loro, non va ad intaccare la sicurezza del Paese. 
Basti pensare, invece, che cosa giustamente si è fatto nel corso dei cosiddetti anni di piombo per contrastare e sconfiggere le organizzazioni terroristiche e mettere a confronto quello che non viene attuato per contrastare i reati “minori”.
Quali dichiarazioni, quali provvedimenti, quali atti risaltano maggiormente adottati in questi ultimi due anni? 
Ad esempio “Mare Nostrum“, il pattugliamento del mare Mediterraneo da parte della nostra marina militare che “effettuava il servizio traghetto” per tutti i migranti imbarcati su centinaia di imbarcazioni salpate dalle coste settentrionali dell’Africa dirette verso il nostro Paese. Un’operazione che ha introdotto in Italia 170 mila persone tutte richiedenti asilo dei quali oltre 100 mila si sono perse le tracce e gli altri rimasti nei vari centri di accoglienza solo una piccola percentuale possiede i requisiti per essere considerati profughi.
Un operazione con un costo di 34 euro giornaliere finanziati dai fondi europei a loro volta creati dalle tasse dei cittadini italiani in massima parte.
Non si può dimenticare la roboante dichiarazione dell’arresto dell’assassino di Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa nel 2010 in provincia di Bergamo e ritrovata morta nel febbraio del 2011, senza nemmeno utilizzare l’aggettivo presunto, visto che viviamo in uno stato di diritto e la presunzione di non colpevolezza rimane tale per ogni persona indagata o accusata anche dei più feroci delitti, fino almeno alla emanazione della sentenza di primo grado (in realtà fino al giudizio in Cassazione , ma questa garanzia evidentemente è valida solo per alcune persone, per altre, invece, no), creando un evidente imbarazzo agli inquirenti.
Il totale silenzio per gli atti di vandalismo dei tifosi olandesi del Feyenoord che hanno devastato il centro di Roma la scorsa settimana, che è così “assordante” e che delinea la sua responsabilità per la mancata adozione di misure adeguate per garantire la sicurezza, un errore così marchiano che  è stato ancora più evidenziato dalle successive e tardive dichiarazioni che annunciano l’invio di 500 uomini delle forze dell’ordine in “difesa della Capitale”.
Il principale problema inerente la sicurezza del Paese sono, al contrario i nostri “temibili ultras italici”, che, tuttavia, non distruggono le città europee. E così viene emanato il cosiddetto “decreto Stadi” lo scorso ottobre, una normativa repressiva che prevede tra l’altro diffide collettive, arresto differito, blocco delle trasferte, tanto per i citare i principali capisaldi in evidente contrasto coi principi della Costituzione che sancisce il principio che la responsabilità penale è personale.
Forte coi deboli e deboli coi forti soprattutto se stranieri comunitari o extracomunitari, indifferentemente.
E poi un silenzio assordante.
Mancata attestazione di solidarietà nei confronti del benzinaio di Nanto che è intervenuto a difesa della commessa della gioielleria assaltata a colpi di kalashnikov da una banda di rapinatori. Un assenza che suffraga la condotta del titolare del Viminale e dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti.     
Ecco un reale distanza dal mondo reale di certa politica, di certi esponenti istituzionali.
Questo atteggiamento mi ricorda quanto accadde ad inizio anni 90 più precisamente nel 1991 , allorchè l’allora sindaco di Milano Paolo Pillitteri cognato del leader PSI Bettino Craxi, a seguito di pressanti richieste di aiuto di alcuni lavoratori ATM (l’azienda comunale di trasporto pubblico) per i continui atti vandalici e i continui furti ai loro danni perpetrati da alcuni cittadini extracomunitari che erano accampati nelle immediate vicinanze di uno dei depositi dei mezzi pubblici, si rese protagonista di uno acceso scontro dialettico ritenendo le loro richieste di aiuto, solo il frutto di un razzismo strisciante e di un loro non comprensione del nuovo fenomeno migratorio. “razzisti, rozzisti, squadristi, fascisti, avete paura di 4 straccioni, è questa la Milano civile? Siete solo dei barboni, vergognatevi…..!!!”.
Pillitteri, che a seguito di quell’episodio fu rinviato a giudizio, fu l’emblema della politica della Prima Repubblica che non aveva alcun riguardo per le necessità dei cittadini e che non accoglieva le richieste di aiuto che provenivano da vari settori della società.
Uno scollamento enorme che fu poi rimarcato dalla vicenda Tangentopoli.
Un atteggiamento figlio di una mancanza assoluta di sapere leggere la realtà, di avere una visione circoscritta al loro mondo dorato dei salotti politici. Dopo la sfuriata nel deposito disse che forse si’ , aveva perso le staffe, ma “per salvare la faccia della citta’ “, “per riaffermare la tolleranza e la solidarieta’ “: “Non si puo’ scioperare e bloccare un servizio pubblico contro immigrati che andrebbero invece accolti e aiutati”(Corsera articolo del 1992).
Probabilmente Pillitteri “perse le staffe” non solo perchè qualche lavoratore aveva osato criticare il suo operato, ma anche perchè ebbe la percezione di cosa si sarebbe scatenato pochi mesi dopo, quale terremoto avrebbe investito la classe politica, quale rivoluzione sarebbe arrivata a spazzare via quel malaffare e quell’alterigia che i cittadini non sopportavano più.
Pillitteri fu condannato a 4 anni e 6 mesi per la vicenda di “Mani pulite” e riabilitato nel 2007 anno in cui era già uscito di scena dalla politica da qualche tempo. 
Ma se si riannodo il nastro della storia, quelle parole, quei giudizi, quelle frasi, sono assai simili a quanto odiamo oggi da parte di molti rappresentanti della nuova politica, dei politici di oggi.
O forse, più probabilmente, perchè per loro la storia non è “Magistra Vitae” , e il loro mondo è sempre un livello molto distante da quello di noi cittadini elettori che dobbiamo affrontare i problemi quotidiani; sono sempre sordi e esponenti di una “lingua” a noi sconosciuta e aliena.
Sono rappresentanti di un mondo che non esiste di una realtà virtuale, di un twit o di un post.
Massimo Puricelli
Legnano(MI)