Segno dei tempi, peggio, segno decadente della modernità.
“Domenica è sempre domenica”, titolo di una celeberrima canzone degli anni 50, sigla di uno dei programmi della televisione italiana di maggiore successo, Il Musichiere, condotto dal mitico Mario Riva.
Anni del dopo guerra, dell’inizio del boom economico, della ricostruzione del Paese dalle rovine della II Guerra Mondiale.
Domenica, giornata dedicata al riposo e alle attività di svago, per ritemprarsi dalle fatiche della settimana; giornata emblema della gioia della spensieratezza, così veniva concepita.
Famiglie riunite per il pranzo domenicale con parenti e amici; bambini e ragazzi liberi di trascorrere le ore pomeridiane a giocare nei parchi, nei giardini pubblici, nei cortili delle case e dei condomini assieme ai loro coetanei; struscio degli adolescenti e dei giovani nelle vie dei centri cittadini; cinema rionali o parrocchiali presi d’assalto per assistere alle proiezioni delle pellicole di maggior successo; stadi e palazzetti dello sport ricolmi di masse di tifosi entusiasti a sostenere le proprie compagini del cuore; bar, osterie, circoli dopolavoristici con i tavoli e tavolini circondati da decine di sedie di legno o alluminio colorato da lavoratori e pensionati sbraitanti durante le infinte partite con le carte da gioco, o assiepati in religioso silenzio attorno i tavoli da biliardo e i campi “da bocce”; sale da ballo strabordanti baldi giovani e gentili donzelle con la passione per la musica che andavano a comporre coppie danzanti (molto spesso era il preludio della condivisione dell’ esistenza, della formazione di una nuova famiglia con futuri pargoletti) seguendo il ritmo prodotto da orchestrine o grammofoni e giradischi sulle note dei successi del momento o gli evergreen mai demodè.  
La noia non era di casa la domenica.
La socializzazione era il comune denominatore della giornata dedicata al riposo.
Ecco socializzazione, relazioni interpersonali, comunità viva e reattiva.
Elementi caratterizzanti una “normale” comunità urbana.
Una “costume”, un’ usanza, una tradizione nata dalla rivoluzione industriale e rimasta “viva” fino agli albori della nuova era della globalizzazione post moderna.
Insomma, in termini più semplici, la nuova era digitale, il nuovo Millennio.
Oggi nella realtà della mondializzazione, dove spazio e tempo sono stati stravolti dalle nuove tecnologie, la domenica è stata stravolta, svuotata, svilita, divenendo un accozzaglia di ore dove spessissimo monotonia, solitudine e tedio sono i caratteri dominanti.
Ma non solo, perchè la domenica per molti lavoratori non rappresenta più il canonico giorno di riposo (centro commerciale docet !), con buona pace della famiglia e del diritto di comunione e unione almeno un giorno su sette. 
I dopolavori si sono estinti inevitabilmente sull’onda della nuova industria 2.0, dove i valori economici keynesiani sono visti come un’eresia da abiurare, lasciando totale spazio al libero mercato anarcoide con delocalizzazioni, fusioni, joint venture con sedi legali in paradisi fiscali più o meno esotici, e il lavoratore considerato come un qualunque altro strumento della produzione.
I bar sono diventati luoghi aperti al pubblico “di passaggio” dove il tempo viene contingentato per la consumazione di una bevanda. 
Le discoteche e le vetuste sale da ballo sono sbarrate fino a tarda notte quando aprono i loro cancelli al popolo della movida stordito da alcol e da ogni tipo di stupefacenti i cui profitti vanno ad ingrossare i dati del PIL (attività illecite che contribuiscono a misurare il “benessere” di una nazione, roba da matti…).
Nei ristoranti stellati, nei sushi-bar, nei moderni bistrot l’atmosfera casereccia delle vecchie trattorie fuori porta è stata sostituita da un popolo di alienati fissanti i display dei più moderni smartphones, preponderante attività esistenziale da cui non deve esserci nessun “disturbo” dato dal dialogo con gli altri commensali.
Grazie ai voli low-cost, per coloro che possseggono un tenore di vita agiato, i week-end possono essere trascorsi nelle capitali europee e extra-europee più cool, nella fiumana dell’orda barbarica facente parte di quel turismo di massa dove l’aspetto preminente è far sapere urbi et orbi che si è lasciata l’impronta fotografica dei selfie davanti ai monumenti più importanti; un alter-ego della vecchia gita fuori porta al lago seppur il budget necessario, nonostante il costo risibile del ticket aereo, è composto di tre zeri, e poi, magari non è così facile “dirsi ti amo” (CIT. Fabio Concato – Domenica Bestiale), perchè …sì, ero a Londra la scorsa domenica , ma c’era un casino biblico e poi sempre la solita storia…
Gli stadi del mondo pallonaro vengono riempiti solo nelle ore serali per i posticipi, gli anticipi, gli anticipi dei posticipi, i posticipi dei posticipi, i monday-night, i friday-night, i tuesday-night, e poi, mi sono perso …Del resto le pay-tv sono diventate le padrone del calcio professionistico e la domenica pomeriggio non garantisce gli introiti in fatto di pubblicità e abbonamento e quindi il tifoso-cliente si adegui anche lui ad entrare nel vortice della noia. 
Come stupirsi se il “tempo libero” per antonomasia, domenica pomeriggio, si sia trasformato in un incubo di vuoto ?
Nessuna meraviglia, nessun stupore, tutto previsto, era sufficiente analizzare cosa ha prodotto la radicalizzazione della modernità.
Internet, social-network, videogames, smartphones, le distanze di tempo e di spazio sono annullate e ogni scampolo della quotidianità diviene parte della realtà virtuale.
Realtà virtuale un ossimoro perchè virtuale è l’antitesi della realtà, ma non solo.
L’effimero, l’ologramma ha annientato la socializzazione, le relazioni umane.
Domenica come trascorrerla, come “riempirla”, per non arrivare ad odiarla ?
Questo è il quesito a cui cercano di dare una risposta valida decine di articoli dei più noti rotocalchi e di più cliccati siti internet appurato “il problema” che riguarda milioni di persone.
Anche schiere di psicologi stanno affrontando la questione.
Fare un sonno ristoratore, serie tv e film a casa, cinema al multisala, shopping, visitare una città, guardare un cartone Disney, fare una mappa dei posti che si è visitato, fare una ricerca sul proprio nome e cognome, progettare la casa dei sogni, scrivere un diario, mettere in ordine la casa, organizzare il prossimo (aggiungo, indispensabile, essenziale, imprescindibile) viaggio, ecc.; e per concludere avere una buona compagnia.
Bizzarria o, scusate il francesismo, paraculaggine ?
Si, perchè, viene distrutta ogni forma di socializzazione e ci consigliano una “buona compagnia” ?
Che vogliano implementare i guadagni di psichiatri e psicologi ?
Oppure il vero scopo è quello di avere una massa uniforme, omologata, mansueta manovrabile dalle grinfie dei poteri finanziari per poter aumentare “ad maiora”  guadagni ed egemonia ?
Visti l’attuale condizione esistenziale, propendo per la seconda, ahi-noi.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)