Ieri sera chi ha visto il programma La Gabbia su La 7 non può non aver avuto un travaso di bile seguendo il servizio che portava alla ribalta della cronaca la delocalizzazione in Bulgaria, di una parte dello stabilimento FAAC , che da qualche anno è di proprietà della Curia di Bologna a seguito del lascito testamentario del proprietario dell’azienda Michelangelo Manini scomparso nel febbraio 2013.
Delocalizzazione che ha prodotto 50 licenziamenti per la chiusura della filiale in provincia di Bergamo dell’azienda di automazione.
Mi chiedo, in primis, come si faccia a intestare lasciti ereditari alla Chiesa che per millenni ha “tosato” ricchi e poveri suggestionati “timoris Dei”, che non comprendevano l’ipocrisia di certi prelati.
Accoglienza, accoglienza urbi et orbi e poi se 50 famiglie rimangono senza lavoro per ubbidire alle logiche del mercato, beh chi se ne frega.
Il mercato, il fatturato, la logica del profitto.
Ma i soldi non sono “lo sterco del diavolo”?
Questa frase non è stata pronunciata da Papa Francesco durante l’incontro con il mondo delle Cooperative lo scorso 2 marzo ?
Ah, già ma i soldi sono lo sterco del diavolo quando sono nelle mani altrui, non nelle casse vaticane o delle diocesi.
Pregasi ascoltare, per chi non ha seguito il servizio televisivo, con attenzione le dichiarazioni e soprattutto le risposte del vicario episcopale di Bologna che laconicamente “concesse” al giornalista dell’emittente televisiva che rimarcava la grave situazione di quelle 50 famiglie rimaste senza lavoro.
“Libera chiesa in libero stato”, direbbe C.B. Conte di Cavour, ma in questa triste vicenda di libertà c’è solo l’ingordigia di una curia di fare profitto senza nessuna remora, senza nessuna sensibilità, senza alcun rispetto dei dogmi e delle regole teologiche a cui dovrebbe ispirarsi.
Appunto, dovrebbe.
Ma i valori che devono seguire, sono, nella realtà, solamente buone intenzioni, e di “buone intenzioni” è lastricato il selciato dell’Inferno.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)