Il giornalismo è una professione che dovrebbe (uso il condizionale) basarsi sull’imparzialità, sull’equidistanza, “sulla Par condicio”, soprattutto quando si debbono riferire fatti e accadimenti, allorchè di debbono fornire al pubblico notizie di qualunque genere, specialmente quando il giornalista è un “inviato”.
Altra faccenda se la “mansione” che viene svolta è quella del commento, dell’editoriale, del giudizio.
Ma anche in quell’ambito la moderazione, obiettività, la neutralità dovrebbero fare da contrappeso nei confronti delle emozioni, del modus cogitandi, dell’ ideologia che pervadono la mente di coloro che scrivono sui mezzi di informazione.
Si potrebbe dire che il giornalismo viene esercitato in maniera corretta quando il giornalista, mantiene “la giusta distanza” , parafrasando il titolo di un famoso film italiano del 2007 (regia di C.Mazzacurati, cast: V.Lodovini, G.Battiston, F.Bentivoglio, G.Capovilla, A. Hafiene), in cui uno dei protagonisti della pellicola, l’attore Bentivoglio che interpreta il direttore di un giornale di provincia, spiega al suo giovane redattore che “…un bravo giornalista deve sapere tenere la giusta distanza tra sè e la notizia: non troppo lontano da sembrare indifferente, ma nemmeno troppo vicino, perchè, a volte, l’emozione può abbagliare”.
Una neutralità che dovrebbero essere un dogma assoluto nel contesto dei dipendenti della Rai che, per statuto, è definita concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo con i cittadini-utenti che versano nelle casse dell’Erario il canone annuale definiti abbonati, ma in realtà, così come recita il R.D.L. 246/1938, è un’ imposta sulla detenzione dell’apparecchio, e pertanto esula dalla definizione di abbonamento che prevede l’usufrutto di un servizio, di un’utenza, ecc..
Concetti assoluti di giornalismo, assiomi, asserti inequivocabili, che purtroppo sono alieni a molti inviati Rai.
Un esempio di come non vengano seguiti questi principi lo ha dimostrato l’inviata negli States di Rai Tre, Giovanna Botteri.
E’ sufficiente seguire i servizi prodotti dalla “super” giornalista, inviata in ogni angolo del Pianeta, figlia del direttore Rai di Trieste (Guido Botteri), inviata in vari teatri di guerra internazionali dalla guerra dei Balcani, alla guerra in Iraq, dal 2007 corrispondente negli USA, inerenti le Primarie per le elezioni del Presidente.
Nel servizio andato in onda mercoledì, che “reportava” la tornata tenutasi nella Grande Mela che ha visto primeggiare in campo Democratico, la ex first lady, nonchè ex segretario di Stato Hillary Clinton, e, nello schieramento Repubblicano, il miliardario Donald Trumps vincitori con una larga percentuale di consensi che veleggiano verso la “Nomination per la Casa Bianca” nei rispettivi congressi dei loro partiti che si terranno la prossima estate.
Traspariva nel servizio del Tg delle 12 , tutto quanto è agli antipodi della “giusta distanza” che deve possedere un cronista, un inviato, un “G”iornalista.  
Le immagini della sua “beneamata Hillary” sono un’ apoteosi del successo che la candidata democratica riscuote presso i cittadini newyorkesi.
Sindacalisti e operai che la accolgono calorosamente la loro paladina che difende i lavoratori e il i loro diritti calpestati dai “padroni” (gli setssi che sono tra i maggiori finanziatori dell’esponente democratica…..); infermieri sorridenti che scattano centinaia di foto con i loro smartphone; infanti gioiosi che distesi placidamente nei loro passeggini di designer-modaioli sorridono ai buffetti della ex first lady; passi di ballo della “leggiadra” Hillary con esponenti della comunità cubana.
La candidata democratica mai così distesa e rilassata come nella “sua New-York” che non l’ha mai tradita, anche se non è nata nella Grande Mela e decise di “prendere la residenza” per ingrarziarsi gli elettori allorchè era candidata per un posto al Senato, a differenza del suo competitor Sanders nato e vissuto nella metropoli ma che non è riuscito “far breccia  tra i suoi concittadini”, anche quelli VIP come W. Allen che insieme alla moglie dichiara la sua preferenza per la Clinton. 
Lei, Hillary, “simbolo di New-York, dell’ America progressista, tollerante, globalista, democratica, futurista, multiculturale, quanto di meglio c’è sul nostro Pianeta, e che può finalmente festeggiare con tutto il suo “clan”.
Lei che è il candidato giusto e vincente per la Casa Bianca.
Invece, lo xenofobo, razzista, miliardario, becero, gretto candidato Donald, vince nella New-York della finanza, nella New-York che gli ha dato i natali ma che non lo ama; Trump che non è più “diretto” nel linguaggio, è più “costruito”, più “presidenziale” , più falso, perchè segue i dettami del suo nuovo consigliere. Trump, a cui l’inviata Rai, dedica un’inquadratura di pochi secondi su un palco circondato dai suoi fedelissimi all’interno di un locale buio e tetro.
Cari abbonati Rai che dovrete versare il vostro canone nella bolletta dell’elettricità, che non potrete più evadere perchè sarete sanzionati penalmente e non più solo a livello amministrativo, comunque la pensiate, sappiate che i vostri soldi saranno utilizzati per servizi giornalistici dove non sussiste la “par condicio” nel rispetto di tutte le opinioni politiche dei cittadini italiani, tanto meno “la giusta distanza”.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)