Osservando quanto accade in questi giorni con la fase 2, con assembramenti ovunque e minimo rispetto delle norme vigenti (norme che definirei di normale senso civico), rabbrividendo per le sanzioni comminate ai ristoratori milanesi che manifestavano dignitosamente e in sicurezza per la loro precarietà dei mesi futuri, sarebbe necessario, utile e interessante, ripensare a quale tipo di esistenza trascorsero i nostri nonni.

Esempio storico.
Donne e uomini nati ad inizio 900.
Fino agli “anta” , che oggi viene definita gli anni della maturità (all’epoca era la soglia dell’aspettativa di vita, per molti), all’incirca 1950 quelle donne e quegli uomini hanno affrontato in ordine cronologico: Prima Guerra Mondiale; la pandemia definita “Spagnola”; la dittatura fascista , nazista e sovietica; la Grande Depressione; la Seconda guerra mondiale, la ricostruzione dalle macerie.
Decenni dove scarseggiava il cibo, le cure mediche erano costose e insufficienti, la mortalità infantile era elevatissima e il lavoro era sottopagato senza alcun “ammortizzatore sociale” e senza alcuna sicurezza.
Durante i due conflitti mondiali rintanati in casa e chi viveva in zone dei fronti delle battaglie, non avevano nemmeno l’acqua potabile.
Noi ci siamo lamentati , gridavamo per l ‘ “uccisione” della Costituzione, per la negazione dei diritti perchè per due mesi non potevamo fare l’aperitivo e fare lo “struscio” per le strade, le piazze e nella nuova “agorà” moderna, il centro-commerciale.
Trovate le differenze tra una società dove vige il senso civico e di responsabilità, tra “modernità” e oscurantismo,
tra resilienza e menefreghismo-egogentrico.
Una differenza lampante.
Una differenza che risalta i veri valori e i veri diritti da salvaguardare.
Salute, lavoro, libertà.
Valori differentemente tutelati, percepiti, con conseguenze, temo, differenti.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)