Dalla seconda metà degli anni ’80 lo sviluppo dei concetti espressi dalla Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia ha determinato un cambiamento di prospettiva nell’interpretazione delle funzioni biologiche dell’organismo umano, traslando da una visione di tipo organicistico a quella di network cellulare, per arrivare al riconoscimento dell’importanza del continuo cross-talk tra cellule, organi e sistemi sia in condizioni fisiologiche che patologiche focalizzando, infine, l’attenzione sul ruolo giocato dalle molecole messaggere ed aprendo così la strada a quella che sarebbe potuta essere una nuova soluzione in ambito terapeutico: l’uso delle medesime molecole messaggere come farmaci per riportare l’organismo ammalato alle sue originarie condizioni fisiologiche.

Negli anni successivi la Ricerca nel campo della Fisiologia e della Biologia Molecolare ha fornito sempre maggiori prove del ruolo fondamentale di molecole come ormoni, neuropeptidi, citochine e fattori di crescita in tutti i processi fisiologici e patologici disegnando nuovi scenari i campo farmacologico. Tuttavia, lo sviluppo di nuovi farmaci si è arenato sullo scoglio degli effetti collaterali che queste molecole mostrano quando utilizzate a dosaggi al di sopra della dose minima farmacologicamente attiva, cioè quelli normalmente in uso.

Nei primi anni ’90, in Italia, si è sviluppato un nuovo trend, insieme farmacologico e, più in generale, medico: la Low Dose Medicine. Applicando tecniche farmaceutiche innovative si è riusciti a scendere notevolmente nel grado di concentrazione delle preparazioni di citochine, ormoni, neuropeptidi osservando, dapprima con lavori di ricerca di base su cellule o modelli animali, e poi in trial clinici, che i bassissimi dosaggi producevano gli stessi effetti biologici (e dunque terapeutici) senza gli effetti collaterali ascrivibili alle alte dosi.

Gli ultimi 5 anni di ricerca scientifica nel campo della Low Dose Medicine – nei quali l’Italia è all’avanguardia – hanno dimostrato la validità dell’approccio concettuale e l’efficacia e la sicurezza dell’intervento terapeutico basato sulla somministrazione orale di dosi basse di molecole messaggere attivate.

Oggi possiamo affermare che la letteratura scientifica sostiene l’approccio terapeutico della Low Dose Medicine e che essa non è più e solo una teoria scientifica ma può rappresentare la base per un nuovo paradigma medico, in particolare in campo pediatrico.

In generale in tutti i pazienti, e ancora di più nel bambino, la possibilità di ridurre al minimo gli effetti collaterali del farmaco deve diventare la stella polare del trattamento terapeutico: “primum nihil nocère” è il comandamento dei padri della Medicina e mai affermazione è stata più vera; ma come clinici abbiamo bisogno anche dell’evidenza dell’efficacia. Bene, l’interesse con cui in Italia e nel Mondo la Low Dose Medicine viene oggi accolta, è proprio perché essa sembra avvicinarsi alla sintesi di queste due necessità: efficacia ed assenza di effetti collaterali.

Il futuro di una persona lo prepariamo in parte durante la sua infanzia ed adolescenza; anche il suo futuro “nosografico”. In Italia, per esempio, registriamo un uso non sempre congruo di terapie antibiotiche in età pediatrica (una recente Consensus Conference della SIPPS – Società Italiana di Pediatri Preventiva e Sociale – ha tracciato le linee guida per un uso “ragionevole” degli antibiotici). Esiste la possibilità di arrivare a ridurre l’uso di antibiotici nelle infezioni ricorrenti delle vie respiratorie? Sì, cambiando il paradigma dell’approccio terapeutico a questa problematica: privilegiare la prevenzione rispetto alla terapia.

E in questo, la Low Dose Medicine può giocare un ruolo fondamentale: l’utilizzo di basse concentrazioni di citochine, le proteine che regolano la funzione degli organi immunitari, contribuisce a mantenere “reattivo” l’organismo dei piccoli pazienti ripristinando e sostenendo la funzione fisiologica degli organi immunocompetenti senza “aggredirli”, come sappiamo accadere con altri tipi di farmaci.

La Ricerca di base e clinica condotta fino ad oggi, e di cui si dibatte in questa conferenza stampa, sta disegnando scenari molto incoraggianti: l’ambito pediatrico, per quanto detto sopra, sarà terreno fertile in molti ambiti, da quello – come si è detto – immunologico e delle infezioni ricorrenti, a quello endocrinologico, dalle alterazioni della pubertà alla patologia tiroidea, a quello allergologico. In quest’ultimo campo, i risultati molto positivi ottenuti dal gruppo di ricerca della Prof. Elena Galli con il trial clinico sulla trattamento della Dermatite Atopica in età pediatrica con bassi dosaggi di citochine ci spingono ad andare ancora più a fondo nella comprensione degli intimi meccanismi fisiopatologici su cui agiscono questi nuovi farmaci.

Forse, più che ad un traguardo, siamo oggi all’inizio di un cammino: dovremo sempre avere un atteggiamento laico e non ideologico, osservare, misurare, riprodurre; in altre parole: continuare e finanche aumentare impegno ed investimenti nella Ricerca; non entusiasmarci troppo per i risultati positivi e non abbatterci per quelli deludenti, e pensare che con la Low Dose Medicine possiamo e potremo sempre di più disporre di un Farmacologia da affiancare a quella usata fino ad oggi, in una visione realmente integrata (…)

(*) questa introduzione è tratta da un Abstract del Prof. Sergio Bernasconi, Medico, Professore Ordinario di Clinica Pediatrica, Università di Parma