La mancata qualificazione della nazionale di calcio italiana con la cocente e inaspettata sconfitta casalinga contro la Macedonia del Nord, ha gettato nello sconforto gran parte dei tifosi e tutto il movimento “pallonaro” italico.

E’ il secondo mondiale consecutivo che la nostra nazionale non vi partecipa.
Una mancata qualificazione, certamente inattesa, dopo il trionfo agli ultimi Europei lo scorso luglio.
In realtà è una sconfitta che rientra nel contesto del “nuovo” calcio, meglio definirlo entertainment, in cui il soffocante e alienante business aliena ogni aspetto.
Il gol subito al minuto 92, sembrerebbe una beffa (unico tiro in porta dei macedoni).
E’, invece, la trasposizione sul rettangolo di gioco della nemesi calcistica, appellata come Dea Eupalla dal maestro del giornalismo sportivo, Gianni Brera, che ha voluto resistere e bacchettare il calcio moderno, il nuovo entertainment.
Ha voluto ricordare che il Vero Calcio (quello che ha allietato generazioni di tifosi per oltre un secolo) non è morto che ancora può rianimarsi, che può ritornare in auge, che non è stato completamente annientato, immolato sull’altare dei profitti, dei diritti tv, del marketing.
La divinità pallonara ha voluto punire il portiere, Gigio Donnarumma, last, but non least, del nuovo entertainment.
Reo di aver seguito i dettami imposti dal suo procuratore, Mino Raiola (paradigma assoluto del calcio business), abbandonando il club che lo ha cresciuto calcisticamente (Ac Milan 1899), è approdato in terra parigina (PSG) e, così, riuscire a percepire il lauto stipendio desiderato (soprattutto dal suo procuratore) elargito dal magnate petrolifero qatariota proprietario della compagine transalpina (che insegue, vanamente, da oltre un decennio, la conquista della Champions League, acquistando i migliori giocatori, ma accumulati in una team senza arte né parte, priva di identità, senso di appartenenza, animus pugnandi).
Nonostante la sua elevata statura fisica e tecnica, Gigio Donnarumma, non è proprio riuscito a deviare quel pallone che correva rasoterra e beffardamente saltellante che superava i suoi guantoni protesi, e si spegneva nell’ angolino destro della porta.
Fatalità, punizione divina, errore tecnico ?
Una miscela di tutto ciò.
Già, perchè, la fortuna ha un peso preponderante anche nel calcio, oltre che nella vita; la Dea Eupalla ha voluto ricordare la sua esistenza, l’ esistenza di una Giustizia, anche sportiva oltre che etica; l’errore tecnico è figlio della “saltuaria” titolarità del numero uno italiano nel PSG, in un ambiente poco tranquillo, con faide interne, litigi continui, che minano la tranquillità degli atleti, elemento fondamentale per tutti i portieri, di qualunque categoria.
Il vero Calcio, ogni tanto, emette un segnale di vita.
Peccato, solo, che lo abbia emesso, colpendo la nostra Nazionale.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)