Che l’Italia sia un Paese dove regna l’ipocrisia, la menzogna e l’apparenza senza sostanza è ormai un dato di fatto appurato da anni.
Un esempio eclatante è il campionato di calcio di serie A.
Come ogni anno sosta per le feste di Natale e Capodanno lunga oltre 15 giorni.
Che differenza rispetto la Premier inglese che proprio in questo periodo non solo non fa alcuna sosta , ma vengono disputate più partite anche nei giorni di Santo Stefano (per loro, il cosiddetto “Boxing-day”) e, udite, udite, nella giornata del Primo giorno dell’anno nuovo.
Motivo, semplice, in questo periodo i tifosi hanno maggior tempo e hanno maggior voglia di recarsi allo stadio a seguire la propria squadra o di ritrovarsi con gli amici al pub a seguire le dirette televisive.
Del resto il “nuovo corso” del calcio, che seguono i maggiori campionati europei prendendo come esempio gli sport professionistici americani, non è più considerato uno sport , ma un entertainment, per usare un vocabolo italiano , uno spettacolo.
Sì, uno spettacolo, come il teatro, il cinema, o uno svago come potrebbe essere considerato un ristorante, un bar, un night-club, un tabarin, ecc.
E anche qua in Italia ci ammanniscono quotidianamente con “le regole” del nuovo business che considera i tifosi come clienti, come utenti, dove regna il marketing, i diritti televisivi, dove vi sono vari target da raggiungere e chi se ne frega della passione, del tifo quello vero, quello uguale da oltre cento anni, ecc.
Ecco, il calcio di oggi viene considerato solo come un qualunque altro settore economico dove regnano bilanci, plus-valenze, introiti, immagine, ecc.
Ma evidentemente, da noi, si cerca di copiare un certo modello economico senza avere ne le capacità ne, soprattutto, la voglia di applicare in toto la ricetta “vincente” dei paesi oltralpe.
Perchè se è vero che le partite si sono sempre disputate alla domenica o comunque, in orari non lavorativi (ora “le eccezioni” alla domenica sono diventate la consuetudine, purtroppo, aggiungo, una sciagura per me che sono un amante del calcio vintage delle domeniche pomeriggio trascorse assiepando gli spalti degli stadi a sostenere la propria squadra del cuore), visto che è un’attività ludica, uno svago, è lampante come da noi si la voglia considerare come un comparto economico produttivo quando si chiedono soldi ai tifosi, agli sponsor, e magari allo Stato, ma allorchè si devono adeguare alle consuetudini dei campionati esteri cercando di emularli e di raggiungere i loro introiti, allora no, perchè le vacanze sono un diritto inalienabile e i “poveri calciatori”, che fatturano quanto un’ industria di medio livello con un ottimo bilancio (cosa rara di questi tempi), no, a Natale, Santo Stefano, Capodanno e le domeniche del periodo “sacro” debbono riposarsi come un qualunque altro lavoratore che però percepisce una retribuzione mensile che il calciatore medio guadagna in mezza giornata.
Che barzelletta, e che ipocrisia, visto che ci sono milioni di lavoratori di vari settori che lavorano proprio durante le festività, perchè la loro mansione è correlata con lo svago il divertimento , il riposo degli altri lavoratori.
Anche nel calcio i difetti del nostro Paese sono evidenti e palesi, e anche il calcio molto presto sarà pervaso da profonda crisi come gli altri settori economici con le conseguenze che chiunque può immaginare , magari iniziando dai calciatori “con i loro diritti inviolabili” , che vedranno decurtati i loro introiti da nababbi.
Massimo”old-football”Puricelli
Legnano(MI)