Dopo gli incontri di ieri della Premier Meloni con i rappresentanti dell’ opposizioni riguardo la volontà di riforma costituzionale della forma di Governo e della carica del Presidente della Repubblica, sorge una domanda semplice, semplice.

A seguito del totale ostracismo di Pd, Verdi, Sinistra e M5S (con risibili differenze) e un minima “apertura” del Terzo polo, consistente in una proposta di eliminazione del bicameralismo e della proposta di un presidente del Consiglio “Sindaco d’Italia” (una trasposizione della forma di elezione e di poteri di governo dei sindaci dei comuni italiani), è d’uopo pensare se le attuali contrarietà e la volontà di immutabilità costituzionale siano in qualche modo correlate alla “storia” degli ultimi 30 anni del’ “Inquilino del Colle”.

E’ lecito chiedersi quali sarebbero le loro proposte politiche di riforma, se al Quirinale in questi ultimi 3 decenni, anziché Scalfaro, Ciampi, Napolitano (9 anni) e Mattarella (7+7) ci fosse stato e ci sarebbe un Presidente “alla Cossiga”, ovvero, di una parte politica non di sinistra. Quale sarebbe stata la loro risposta al Presidenzialismo.

Del resto la politica è molto mutevole e le idee e le proposte cambiano vorticosamente in un breve lasso di tempo.

Non più tardi di 15 mesi fa in concomitanza della elezione del Capo dello Stato, il PD aveva stilato una proposta di legge (firmatari i senatori dem Zanda, Parrini, Bressa) in cui proponevano una legge costituzionale per evitare il doppio mandato presidenziale che , secondo il loro pensiero, avrebbe alterato l’equilibrio dei poteri sancito dalla Costituzione…

Piccolo mutamento di idea, visto come è andata l’elezione di 15 mesi fa?
Non solo.
Già, perchè la tanto vituperata elezione diretta del Presidente della Repubblica, fu proposta dal PD per ben due volte dal 2018 nella scorsa Legislatura.

Una proposta che nel corso degli ultimi anni ha visto la maggioranza dei cittadini esprimersi favorevolmente (secondo un recente sondaggio Euromedia Research il 46,6% degli italiani sono favorevoli il 36% contrari, 16% indecisi), senza percepire il pericolo dell’ “uomo o della donna forte”.

Ma non c’è niente di più mutevole e contraddittorio della nostra politica e dei nostri rappresentanti del Parlamento che dicono di voler riformare il Paese, ma solamente se non sia in contrasto con il dettato costituzionale, o meglio se non contrario alle loro ideologie politiche.

Perchè, se la riforma costituzionale, ancorché concretizzata con atti materiali e non formali, seppur distante dal volere dei padri costituenti, che conduce ad un vantaggio pro domo sua, non sussiste alcun pericolo di anticostituzionalità e di autoritarismo.


Massimo Puricelli
Castellanza (VA)