Le scommesse clandestine di cui si sarebbero resi protagonisti alcuni calciatori della massima serie ha generato scalpore.
Il clamore, tuttavia, è stato in parte silenziato dal tentativo di comprensione delle recondite cause che hanno indotto tale comportamento illegale per i professionisti del calcio.
Sono cinque, nel dettaglio, i punti che compongono l’articolo 24. Nel primo viene spiegato che “ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della Figc, della Fifa e della Uefa”. Ma non solo, perché sempre ai fini del regolamento, lo stesso divieto riguarda i “soggetti dell’ordinamento federale, i dirigenti, i soci e i tesserati delle società appartenenti al settore dilettantistico e al settore giovanile. Agli stessi è fatto, altresì, divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, presso soggetti autorizzati a riceverle relativamente a gare delle competizioni in cui militano le loro squadre”.
Condividendo la necessità di elargire i giusti aiuti richiesti da alcuni protagonisti affetti da problemi di ludopatia, è alquanto offensivo cercare di parificare questi uomini baciati dalla fortuna ai milioni di cittadini donne e uomini che da questa munifica buona sorte non sono stati neppure sfiorati.
Le coccole mediatiche e le giustificazioni mielose che rimbombano sui media e sui social sono alquanto stucchevoli e nocivi per gli stessi protagonisti della disdicevole vicenda.
“Poverini”, esclamerebbe con senso ironico, il maresciallo Topponi, alias Aldo Fabrizi, nel film i Tartassati.
Poverini, sì, e anche chi li considera tali.
Evidentemente non conosce una parte della società in cui milioni di persone sono sole, non solo metaforicamente o psicologicamente, con difficoltà economiche enormi, con un futuro incerto, per non definirlo angosciante.
Un’ ennesima stortura del nuovo entertainment pallonaro.
E’ un entertainment totalmente avulso dalla società, o meglio da quella parte della società che vive faticosamente la quotidianità, sbarca a fatica il lunario, e ha un futuro incerto e nebuloso.
Quel pezzo di società, per tale mondo dorato, non esiste.
Lo sport più popolare, così definito il Calcio, oggi non lo è più; è soltanto un passatempo elitario dove non c’è nessun rispetto per le “fatiche della vita”, per chi non guadagna nemmeno un centesimo di ciò che intascano i protagonisti di questo circo mediatico.
Un appunto.
Si abbia, almeno, la cortesia e la gentilezza di non omologare certi vizi o certi problemi di tali milionari a chi, milionario, famoso, gagliardo, e in ottimo stato di salute, non è.
Si abbia la cortesia e la gentilezza di non umiliare chi soffre di tali problemi che gli logorano l’esistenza quotidiana.
Un po’ di tatto (come direbbe il cavaliere Guardalavecchia , alias Totò, del film Chi si ferma è perduto), è assolutamente necessario.
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Massimo Puricelli
Castellanza(VA)