Scandalo, scandalo! Che schifo!
Ecco le reazioni immediate che unanimemente il mondo calcio ha prodotto ascoltando la registrazione della telefonata intercorsa tra il Direttore generale dell’ Ischia, Iodice e il presidente della Lazio, Claudio Lotito.
Quest’ultimo non sospettando di vedere rese pubbliche le sue dichiarazioni, ha espresso totalmente e senza remore il suo reale pensiero riguardante l’importanza dell’aspetto economico nel calcio professionistico attuale, unico e reale totem di tutto il movimento, e i vari giochi di potere con cui  vengono eletti gli organi direttivi delle varie leghe e la spartizione delle risorse.
L’aspetto della telefonata che ha suscitato maggior scalpore riguarda il terrore del presidente della Lazio di ritrovarsi in serie A squadre piccole che non hanno appeal nel contesto della vendita dei diritti televisivi e che inevitabilmente rendono meno appetibile il “prodotto calcio” per le pay-tv.  “Ho detto ad Abodi(presidente della lega di serie B): Andrea, dobbiamo cambiare. Se me porti su il Carpi… una può salì…se mi porti squadre che non valgono un c… noi fra due o tre anni non ci abbiamo più una lira. Perché io quando a vado a vendere i diritti televisivi – che abbiamo portato a 1,2 miliardi grazie alla mia bravura, sono riuscito a mettere d’accordo Sky e Mediaset, in dieci anni mai nessuno – fra tre anni se ci abbiamo Latina, Frosinone.. chi c… li compra i diritti? Non sanno manco che esiste, Frosinone. Il Carpi… E questi non se lo pongono il problema!”. Ipse dixit! 
Apriti cielo!
Ma questa levata di scudi, questa richiesta di crocifissione di Lotito, che tra le varie cariche direttive riveste anche quella di consigliere della FIGC (l’organo istituzionale del calcio italiano), è veramente ipocrita.
Tutti sanno, iniziando da coloro che per primi si sono indignati per le sue dichiarazioni , che il calcio professionistico da almeno 15 anni si è trasformato in qualcosa di lontanissimo da ciò che è stato per quasi un secolo.
Non è più uno sport, o meglio dello sport rimane solo l’aspetto agonistico e le regole del gioco.
Tutto il resto è un’attività imprenditoriale, un business, omologato allo sporto professionistico americano.
Diritti tv, marketing, sponsorizzazioni, diritti di immagine, ecco gli aspetti fondanti il calcio di oggi.
Un’ industria che fattura milioni di euro all’anno, un settore economico parificato a tutti gli altri settori produttivi (terziario, manifatturiero, servizi, ecc.), tranne che in un aspetto: i bilanci.
I bilanci delle società sono in costante perdita (tranne rare eccezioni) nonostante il loro fatturato sia elevato, perchè le uscite sono notevolmente più alte degli introiti.
Introiti che per la maggior parte sono costituiti dalla vendita dei diritti Tv, soprattutto in Italia, dove la fanno da padrone le grandi squadre e le piccole ricevono solo le briciole.
In altri paesi sono intervenuti i magnati del globo che hanno investito e investono tante risorse per mantenere in piedi il carrozzone.
Un investimento celato sotto le mentite spoglie di una loro presunta nuova passione per il calcio europeo (chissà quando questa effimera “passione” durerà, perchè, quando scemerà, il tonfo sarà così pesante che creerà una voragine che coinvolgerà anche altri settori economici).
Un investimento e nulla più ecco cosa è diventato il calcio.
Perciò lo stupore che ha suscitato la dichiarazione di Lotito, non è vera, è solo ipocrisia.
Tutti sanno che “l’azienda calcio” sarà sempre in rosso e rischierà il fallimento fino a quando esisterà un’ unica componente che non produce perdite, ma solo lauti guadagni, non commisurati all’opera prestata: i giocatori .
Stipendi milionari garantiti per anni con un giro d’affari simile ad una media impresa con la sostanziale differenza che non rischiano nulla, che non hanno da sopportare l’alea di un qualunque imprenditore.
Perchè, oltre alla remunerazione che percepiscono dalle società possono anche vendere la loro immagine per associarla a qualunque prodotto e i loro “bilanci” annuali sono sempre fortemente in attivo.
Sono imprenditori “sui generis”. Imprese ecco cosa sono diventati. Sono omologati a tutto il sistema del calcio moderno.
Ebbene, gli unici che dovrebbero indignarsi e protestare sono i tifosi.
Sì, i tifosi quelli che sostengono realmente il mondo del calcio , sono l’ Atlante, sulle cui spalle si regge la struttura.
O meglio,  le tasche dei tifosi, che i “signori del calcio” vogliono trasformare in clienti; in clienti da cui deve essere estirpata la passione e sostituita con la fidelizzazione economica . Un trapianto di sentimenti.
Morale, siamo disposti a farci omologare, a diventare degli “occasionali”, buoni solo per diventare acquirenti di tutto ciò che loro vendono oppure difendiamo la nostra storia, il nostro amore, il nostro blasone, i nostri colori, il nostro orgoglio, la nostra libertà?
Noi dobbiamo decidere se continuare a ritenere normali le parole di Lotito oppure se il calcio che amiamo è un altro .
E’ il calcio dei nostri padri e dei nostri nonni, è la nostra eterna passione e fedeltà.
Massimo”old-football”Puricelli
Legnano(MI)