Un’artistafotografa, Maia Flore, tra il luglio e il settembre del 2013, ha girato in lungo e in largo la Francia, soffermandosi in venticinque siti, tra castelli, parchi, chiese, musei o davanti a monumenti che di volta in volta suscitavano in lei forti emozioni. Per esternare tali sensazioni, personalissime, si è servita del mezzo fotografico e soprattutto, orrore per i mostri sacri della fotografia classica, della post produzione, divenuta per lei essenziale, forse più importante dell’inquadratura stessa.  Mezzo per comunicare visivamente un proprio mondo surreale intriso di mistero, nutrito allo stesso tempo di simbologie e d’ironia. Nelle sue fotografie “disegnate”, inserisce spesso all’interno dell’immagine scenografica, la propria silhouette quale punto focale, vero e proprio segno grafico, la cui funzione è destare “stupore e meraviglia”. I luoghi prescelti, per lo più noti ai turisti, visti con la sua ottica, appaiono trasfigurati e acquistano un’affascinante profondità metafisica che incuriosisce e invita ad approfondirne la conoscenza con nuovi viaggi. Scenografie teatrali che, riservando un ruolo fondamentale alla sensibilità per la luce che l’artista ventiseienne ha affinato durante i suoi soggiorni in Svezia dapprima e in Finlandia poi, appaiono ai nostri occhi, quali lievi e poetiche bizzarrie. Così, nella sala d’attesa in stile neo-bizantino, delle terme du Mont Doré in Auvergne, dove a più di 1000 metri d’altitudine sboccano sorgenti di acque calde sulfuree, Maia Flore inserisce candidi palloncini che creano un leggero disegno grafico, perfetto per popolare, come in un palcoscenico, l’affascinante spazio architettonico. Nell’atmosfera rarefatta dello studiolo accanto alla camera della regina nel Chateau Royal de Blois, crogiuolo rinascimentale di oggetti d’arte e tesori, complice il proprio compagno disteso sul pavimento decorato con gigli di Francia, sembra visualizzare un misterioso evento drammatico  cristallizzato, nella sua valenza estetica, nello scorrere del tempo. E ancora, nella famosa galleria di ritratti nel castello di Beauregard, inserisce la propria presenza, resa enigmatica da una benda bianca sugli occhi, quasi giovane dea della fortuna che come simbolo di un presente e di un futuro ricchi di potenzialità, sembra sorgere dal gruppo di statici, abbottonati personaggi ritratti, chiaramente appartenuti al passato. Mentre si visita la mostra, passando da un’opera all’altra, ci si rende conto di entrare in un cerchio di fantasie possibili, azzardando interpretazioni personali in uno stimolante poetico gioco. Da continuare, perché no, di persona, programmando un prossimo “viaggio fantastico” nella “douce France”.

Reduce dalla Galleria Emmanuel Fremin di New York, la mostra è allestita nel Palazzo delle Stelline a Milano, a cura di Donatella Luccarini. Fino all’8 giugno 2014 in Corso Magenta 61

Orari di apertura al pubblico martedi venerdi dalle 15.00 alle 19.00.

INGRESSO LIBERO

 www.rendezvousenfrance.com

di Maria Luisa Bonivento