Oggi è possibile gestire le patologie fino alla completa remissione dei sintomi

Il reumatologo di oggi può contare su farmaci innovativi, come i biologici, ma ha anche a sua disposizione strumenti diagnostici multidisciplinari e molto sofisticati, dalle tecniche di imaging ai test di laboratorio, per mettere a punto terapie precoci e tailor-made. Mentre i pazienti sono sempre più consapevoli della patologia e attori del processo di cura. Questi gli aspetti di un processo virtuoso che ha notevolmente migliorato il tasso di remissioni cliniche delle malattie reumatiche rispetto a 50 anni fa. Se ne parla oggi al convegno “50 anni di reumatologia al Pini-CTO”.
Il Centro Specialistico Ortopedico Traumatologico Gaetano Pini-CTO festeggia oggi il 50° anniversario della sua cattedra in Reumatologia. E lo fa con un convegno che, grazie al contributo di clinici, referenti istituzionali e rappresentanti delle Associazioni pazienti, ripercorre l’evoluzione degli ultimi decenni nell’approccio diagnostico-terapeutico alle malattie reumatiche, ricostruendo i sostanziali avanzamenti che il patient journey ha conosciuto in 50 anni di diagnosi e terapia reumatologica. Oggi rispetto al passato si riesce più spesso a gestire al meglio la malattia, a volte fino alla completa remissione clinica, non solo perché sono disponibili nuovi farmaci, ma anche perché il reumatologo impiega strumenti innovativi che gli consentono di fare diagnosi precoce, e perché il paziente, divenuto più consapevole e responsabile del percorso terapeutico, collabora attivamente con lo specialista per la riuscita del piano di cura.

“Oggi sono disponibili nuove opzioni terapeutiche, come i farmaci biologici che hanno migliorato molto la prognosi delle malattie reumatiche, ma quello che davvero distingue l’approccio ‘moderno’ a queste patologie è la possibilità di caratterizzare i vari sottogruppi di pazienti e personalizzare il più possibile le terapie”, afferma Pier Luigi Meroni, già Direttore Dipartimento Reumatologia e Fisiatria ASST Pini-CTO. “Impiegando specifiche tecniche di imaging, come l’ecodoppler articolare, o particolari biomarcatori che implicano l’utilizzo di innovativi test di laboratorio, è possibile individuare la terapia migliore per il singolo paziente, aumentando l’efficacia della cura e riducendone al contempo i costi. In un’ottica di medicina personalizzata, il ‘reumatologo moderno’ è colui che sa utilizzare il farmaco giusto per il paziente giusto. Nell’ambito di un progetto finanziato dalla Ricerca Biomedica di Regione Lombardia, stiamo lavorando all’identificazione della singola popolazione di cellule in grado di determinare la malattia in un soggetto, perché in futuro proprio questo potrà essere il modo per caratterizzare i pazienti: a livello cellulare e molecolare.”

 Oltre ai progressi fatti sul fronte diagnostico e terapeutico, anche il crescente empowerment dei pazienti ha concorso in modo fondamentale al miglioramento del tasso di remissione delle malattie reumatiche nel corso degli ultimi 50 anni. “Oggi il traguardo in molti casi è la ‘remissione clinica’, che quando si protrae nel tempo può essere assimilato a una vera e propria guarigione”, evidenzia Luigi Sinigaglia, Direttore Dipartimento Reumatologia e Scienze Mediche ASST Pini-CTO. “Questo risultato si raggiunge grazie a tre elementi: diagnosi precoce, appropriatezza terapeutica – soprattutto con i nuovi agenti biologici che consentono di colpire bersagli selettivi, antagonizzando l’infiammazione, il dolore e il danno articolare – e una completa sintonia tra il reumatologo e il suo assistito per la condivisione della strategia di cura. Così è stato possibile ridurre la mortalità legata a molte malattie reumatiche, diminuire la disabilità e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Il rapporto medico-paziente è un punto di cruciale importanza. I nuovi farmaci, ad esempio, necessitano di un monitoraggio molto stretto per evitare effetti collaterali e per questo è fondamentale che il paziente sia reso edotto anche dei dettagli del piano terapeutico e impari a collaborare con il reumatologo secondo un rapporto di stretta cooperazione. A questo proposito il lavoro di sensibilizzazione svolto dalle Associazioni pazienti negli ultimi anni è stato prezioso. L’ideale sarebbe che ogni paziente avesse un suo reumatologo di riferimento e al Gaetano Pini-CTO abbiamo sempre cercato di favorire proprio questa personalizzazione del rapporto al fine di una concreta alleanza terapeutica”.
Guardando al futuro, una delle principali sfide della reumatologia resta la costruzione di una collaborazione sempre più stretta con Medici di Medicina generale e Pediatri di Libera Scelta, che rappresentano il primo riferimento per un paziente che sta sviluppando una patologia reumatologica. “Il tempo che intercorre tra l’esordio della malattia e il momento in cui il paziente viene riferito ai Centri di Reumatologia è ancora una criticità, perché il ritardo diagnostico – fa notare Sinigaglia – stante la necessità di intervenire il prima possibile, può portare alla perdita di qualche opportunità terapeutica. Questo problema può essere superato attraverso uno sforzo culturale teso a sensibilizzare i medici di famiglia e i pediatri su come riconoscere precocemente i sintomi che sottendono una patologia reumatica all’esordio. Molti Centri, proprio a questo scopo, si sono dotati di nuovi servizi come le cosiddette ‘early arthritis clinics’ che consentono di superare le liste d’attesa e riferire tempestivamente il paziente alle strutture che erogano prestazioni diagnostiche di secondo livello e terapie adeguate. In questo modo efficienza diagnostica e tempestività terapeutica permettono di contrastare la progressione delle malattie reumatiche verso la disabilità”.

“Il Gateano Pini-CTO, facendo scuola, da sempre promuove il contatto diretto tra specialisti e medicina del territorio nell’ottica, ormai accertata, che più la diagnosi è precoce, prima si inizia la terapia e maggiore sarà la probabilità di raggiungere una remissione clinica”, sottolinea Meroni. “La nostra è anche una delle poche strutture con un laboratorio di transizione dei pazienti reumatologici dall’età pediatrica a quella adulta: nello stesso ambulatorio, senza soluzione di continuità, il paziente passa dalla presa in carico del pediatra a quella del reumatologo. Inoltre, tramite il servizio Speedy Call Center, orientiamo il paziente con esordio di patologia presso il laboratorio più adatto a gestire la sua specifica condizione. Ad esempio le donne con artrite reumatoide che desiderano una gravidanza vengono indirizzate alla nostra Pregnancy Clinic”.

“Il convegno di oggi è l’occasione per condividere con i professionisti, con i pazienti e con le Autorità quanto è stato fatto negli ultimi 50 anni presso questo Istituto”, afferma Francesco Laurelli, Direttore Generale dell’ASST Pini-CTO. “L’immagine scelta è proprio il simbolo del progresso che partendo da origini lontane punta a grandi traguardi per la salute dei pazienti e ha portato la Reumatologia di questa ASST a essere un punto di eccellenza riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Questo convegno è anche l’occasione per condividere i seguenti obiettivi al fine di offrire la migliore assistenza sanitaria ai pazienti reumatologici:

  • rafforzare il rapporto con l’Università, per far accedere i pazienti a nuove cure, frutto di rigorose ricerche scientifiche, e per formare i sanitari attraverso le scuole di specialità;
  • rafforzare la collaborazione con le Associazioni per il prezioso lavoro nell’accompagnare i pazienti lungo il loro percorso di vita;
  • rafforzare l’eccellenza della nostra Reumatologia con la presa in carico dei pazienti seguendoli nel contesto di continuità ospedale-territorio di segnato da Regione Lombardia”.