LATTE

Grana Padano Dop, fari puntati su contraffazioni e Expo 2015

Si è svolta nei giorni scorsi l’Assemblea generale dei soci del Consorzio di tutela del Grana Padano Dop. All’incontro, oltre al presidente Nicola Cesare Baldrighi, hanno partecipato tra gli altri anche l’onorevole Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo e l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Gianni Fava. La lotta alla contraffazione e l’Expo 2015 sono stati i temi su cui si è concentrata buona parte della relazione del presidente. “Il nostro impegno contro l’agropirateria e la contraffazione – ha detto Baldrighi – è sempre più serrato. Lo dimostrano i circa 10mila controlli effettuati in Italia e all’estero. Il danno economico che deriva da questa piaga, per il Grana Padano Dop, mostra numeri da capogiro: 1 miliardo di euro, 700 milioni all’estero e 300 milioni in Italia. Un’attenzione particolare poi la stiamo riservando all’Expo 2015, dove sarà possibile rendere sempre più protagonista, a livello internazionale il Grana Padano, che è il prodotto Dop più consumato al mondo”. Ottimi i dati illustrati e riferiti all’export del 2013 con un incremento, sull’anno precedente, del 6,5% e una quota complessiva di prodotto venduto nel mondo pari a 1.519.464 forme. Riguardo la produzione totale di Grana Padano Dop, nel 2013 sono state prodotte 4.565.000 forme.

 SUINI

La salumeria italiana premia il comparto: export a +3,8%

Anche per i salumi italiani il 2013, nonostante i pesanti effetti della crisi economica, le esportazioni hanno incassato un risultato positivo. Lo rende noto Assica (Associazione industriali delle carni e dei salumi) sulla base delle elaborazioni condotte su dati Istat. Le spedizioni dei salumi italiani hanno raggiunto quota 143.500 tonn. (+3,8%) stabilendo il risultato di 1,182 miliardi di euro (+5,7%). Di contro, anche l’import è tornato a crescere con un +9,2% in quantità, pari a 43.930 tonn. e +9,2% in valore, pari a 175,8 milioni di euro. Nonostante questo incremento, il saldo commerciale del settore ha registrato un ulteriore importante incremento superando 1 miliardo di euro (+5,1%). In termini di fatturato, si legge in una nota diffusa da Assica, le esportazioni del settore hanno mostrato un passo in linea con quello dell’industria alimentare (+5,8%) e decisamente più brillante rispetto a quello del Paese che sostanzialmente è rimasto stabile sul 2012 (-0,1%). In riferimento all’export verso l’Europa, in cui va segnalato l’ingresso della Croazia, l’incremento è stato pari al 3,1% in quantità e al 5,6% in valore, con Germania e Francia in cima alla lista dei Paesi  dove si sono maggiormente concentrate le esportazioni, senza però sottovalutare il contributo comunque positivo in termini di fatturato giunto da tutti i nostri principali partner commerciali.

 AGROZOOTECNIA

Il rilancio dell’economia nazionale passa dall’alleanza tra il mondo agricolo e quello industriale

“Favorire una visione moderna e integrata fra tutti i soggetti della filiera agroalimentare, così da rafforzare la capacità produttiva e la presenza sui mercati mondiali del made in Italy. Con scelte coraggiose e moderne l’agricoltura italiana può creare centomila nuovi posti di lavoro”. Lo ha affermato Mario Guidi,  presidente di Confagricoltura, in una lunga intervista pubblicata sul nuovo numero Mangimi&Alimenti, la rivista di Assalzoo, l’Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici. “L’innovazione tecnologica è indispensabile per consentire al nostro settore di crescere e anche per affrontare i mercati internazionali –  ha puntualizzato –  e per far questo occorre un nuovo approccio, una ristrutturazione delle unità produttive e investimenti, tra i quali anche la banda larga e le infrastrutture, per superare il digital divide nei campi. È anacronistico escludere le aree rurali dalla rivoluzione 2.0”.

“L’impegno di tutta la filiera è indispensabile – ha commentato il presidente di Assalzoo, Alberto Allodi per la costruzione di un percorso di valorizzazione del mondo dell’agroalimentare. La grande rilevanza che il food riveste nell’opinione pubblica tende a dimenticare il complesso processo produttivo alla base del successo del made in Italy. L’alleanza tra produttori agricoli e mondo industriale configura il primo indispensabile passo per la presa di consapevolezza del fondamentale ruolo economico che l’agroalimentare svolge per l’economia italiana di oggi e, ancor di più, per il rilancio della crescita futura”.

 ENERGIE RINNOVABILI

Agrinsieme dice no alle misure previste dal Decreto competitività

“Le misure restrittive sul settore delle agroenergie del Decreto competitività (n.66/2014) vanno soppresse o comunque radicalmente riviste, perché compromettono l’attività di produzione energetica e coinvolgono pesantemente anche quelle agricola e zootecnica a cui sono connesse”. Lo sottolinea Agrinsieme (il Coordinamento di Cia, Confagricoltura e Alleanza nazionale delle cooperative) che sollecita un immediato cambiamento di rotta. Agrinsieme ricorda che la tassazione su base imponibile del 25% già a partire dal periodo d’imposta 2014 penalizza irrimediabilmente gran parte della green economy agricola pregiudicando la sopravvivenza delle iniziative in essere sul fotovoltaico, le biomasse ed il biogas; vanifica pure le prospettive future di sviluppo di energia termica da biomasse e del biometano da parte delle imprese agricole. Non tenendo conto, si legge in una nota,  che si tratta di attività profondamente collegate a quelle agricole, che permettono di utilizzare sottoprodotti,  residui e rifiuti, con benefici anche per l’ambiente.  Il timore, peraltro secondo Agrinsieme tutt’altro che infondato, è che se non si interviene rapidamente le imprese agricole con impianti già in esercizio, colpite dalle nuove disposizioni, chiuderanno le loro attività con riflessi su occupazione, economia e ambiente. Il Coordinamento chiede infine al Governo di ripensare questa misura ritenuta troppo penalizzante e si dice certo che il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, saprà comprendere le ragioni di questa richiesta.

Flash dall’agroalimentare nazionale e internazionale

Un euro troppo forte penalizza l’export dell’agroalimentare italiano

Il rialzo dell’euro frena le esportazioni made in Italy negli Stati Uniti, dove i prodotti agroalimentari italiani hanno realizzato un fatturato record di 2,9 miliardi di euro nel 2013. E’ quanto emerge da una  analisi della Coldiretti in riferimento al tasso di cambio dell’euro che ha raggiunto nei confronti del dollaro i livelli massimi dal 2011. In una situazione di consumi interni stagnanti, gli effetti negativi sulle esportazioni rischiano di frenare la ripresa in un settore come quello agroalimentare in cui – sottolinea Coldiretti – oltre 1/3 delle esportazioni sono dirette verso mercati extracomunitari. Nel 2013 in Italia, a fronte di un calo dei consumi pari al 3,1%, si era verificato un aumento del 4,7% delle esportazioni per un totale di 33,4 miliardi di euro. (Fonte: www.coldiretti.it)

 Nuova Pac, i pagamenti accoppiati preoccupano Confagricoltura

E’ forte la preoccupazione di Confagricoltura Lombardia per gli sviluppi del dibattito sull’attuazione della Politica agricola comunitaria (Pac) in ambìto nazionale, e in particolare per la situazione di stallo relativa all’attivazione del regime dei pagamenti accoppiati previsto nel Primo Pilastro. Al riguardo, le simulazioni al momento effettuate a livello ministeriale riguardanti i pagamenti diretti non hanno ancora definito la natura e quanto dell’effettiva entità della Sau (Superficie agricola utile) a livello nazionale verrebbe ammessa a contributo. In merito all’individuazione della figura del cosiddetto “agricoltore attivo”, Confagricoltura Lombardia ribadisce la necessità di definirla in maniera tale da consentire l’accesso ai contributi a tutti i produttori che svolgono una reale attività di impresa in ambito agricolo. (Fonte: www.confagricolturalombardia.it)

 Cibo sprecato, il 10% della spesa mensile finisce in discarica

Ogni famiglia italiana in un anno spende mediamente 515 euro in alimenti che poi non consumerà, sprecando circa il 10% della spesa mensile. Si tratta di oltre 4mila tonn. di cibo acquistate dai consumatori e buttate in discarica ogni giorno, pari a 6 milioni di tonn. in un anno. Lo comunica la Cia-Confederazione italiana. Più in dettaglio, ogni anno finisce nella spazzatura il 19% del pane, il 4% della pasta, il 39% dei prodotti freschi (latticini, uova, carne e preparati) e il 17% di frutta e verdura.

Ma in questo impegno “dissipatorio” l’Italia è in buona compagnia. In Gran Bretagna ogni anno vanno persi 6,7 milioni di tonn. di alimenti ancora perfettamente utilizzabili per un valore di 10 miliardi di sterline. In Svezia ogni famiglia getta nella spazzatura il 25% del cibo comprato, mentre in Cina si arriva al 16%. Ma la “maglia nera” spetta agli Stati Uniti, che nel complesso buttano via il 40% della spesa alimentare. (Fonte: www.cia.it)

 Bene il bilancio della Sis, il 2013 ha chiuso sui valori dell’anno precedente

L’assemblea dei soci di Sis (Società italiana sementi) riunitasi il 5 maggio scorso, ha approvato il bilancio 2013 che si è chiuso con un valore alla produzione di circa 35,5 milioni di euro, in linea con quello dell’anno precedente in cui Sis aveva ottenuto il suo miglior risultato di sempre. Si tratta di un esito ottenuto grazie alle attività e alle vendite in vari settori, in particolare riguardo ai frumenti, comparto in cui Sis è direttamente attiva nella ricerca e in cui ha introdotto e sta lanciando sul mercato tante nuove varietà di valore. (Fonte: www.sisonweb.com)

 Confai Mantova auspica l’elezione di politici sensibili ai temi dell’agricoltura

Tutela del territorio e dell’ambiente rurale, promozione del contoterzismo agrario e supporto ad un’agricoltura professionale, moderna e competitiva sono i punti cardine del messaggio che Confai Mantova rivolge ai candidati alle prossime elezioni europee e amministrative. Lo si legge in una nota di Agrapress in cui Marco Speziali, presidente di Confai Mantova, ribadisce che “a coloro che saranno eletti nelle istituzioni comunitarie, così come ai numerosissimi amministratori che saranno chiamati a profondere il proprio impegno a livello locale, la nostra associazione chiede di contribuire a guidare l’agricoltura italiana verso traguardi di reale modernità ed efficienza”. (Fonte: www.agrapress.it)

 Opas consolida i suoi numeri. Fatturato a +10,8% e oltre 448mila suini commercializzati

Oltre 448mila suini commercializzati e un fatturato vicino ai 120 milioni di euro (+10,8 milioni rispetto all’anno precedente), con un margine operativo lordo prossimo ai 280mila euro. Sono questi i numeri che Lorenzo Fontanesi, presidente di Opas, una delle più importanti organizzazioni di produttori di suini a livello italiano, ha illustrato all’assemblea dei soci che si è tenuta nei giorni scorsi a Tripoli di San Giorgio. Il bilancio del 2013, approvato all’unanimità, destinerà gli utili per potenziare il patrimonio di Opas, assecondando un “percorso estremamente prudenziale partito già negli anni scorsi, per fronteggiare le complessità in cui le imprese si trovano ad affrontare il mercato”, ha specificato Fontanesi.

 Timori per le previsioni produttive del frumento italiano

Archiviato un 2013 che ha visto, per il frumento italiano, un risultato produttivo poco soddisfacente con un calo sul 2012 rispettivamente del 2,8% per il duro e dell’1,8% per il tenero, anche il 2014 – in base alle prime indicazioni di semina – potrebbe non rivelarsi positivo. È quanto emerge dal trimestrale Ismea “Tendenze” relativo al frumento, nel quale l’Istituto illustra le principali dinamiche sia alla fase agricola che industriale.  Sul versante dei prezzi alla produzione, nel primo trimestre di quest’anno i listini mondiali hanno registrato una lieve flessione congiunturale (nonostante il rialzo di marzo innescato dalla crisi geopolitica in Crimea) e una significativa riduzione su base annua. Diversamente dal trend sui mercati esteri, il frumento nazionale – in base alle rilevazioni Ismea – ha beneficiato di una rivalutazione dei listini su base trimestrale rispettivamente del 2,7% per il tenero e del 7,4% per il duro, non sufficiente tuttavia a invertire la tendenza su base annua (-17,4% il prezzo medio del frumento tenero rispetto al primo trimestre 2013 e -6,1% la quotazione del duro). (Fonte: www.aiol.it)

 Le quotazioni delle uova non arrestano la discesa

Continua la discesa delle quotazioni delle uova sul mercato di Forlì. Le ultime rilevazioni del 5 maggio scorso riportano il prezzo di 1,01euro/kg facendo registrare un ribasso della media storica degli ultimi 5 anni pari all’11,4%. Lo afferma lo studio di consulenza di agribusiness ed economia territoriale  Bagnara-Mengarelli. A inizio anno 2013 le quotazioni registravano una media di 1,26euro/kg, un anno dopo di 1,11euro/kg. La previsione per le prossime settimane è prevista in lieve aumento.

 Se la carne è tenera e buona il consumatore è disposto a spendere di più

Attraverso un test sensoriale descrittivo e un test di gradimento è stata valutata l’influenza di tre diversi tempi di frollatura sulle caratteristiche sensoriali di lombi provenienti da suini pesanti allevati nel circuito delle Dop. Lo studio è stato realizzato con la partecipazione del Crpa (Centro ricerche produzioni animali) Lab Sezione Alimentare di Reggio Emilia all’interno di un progetto della Misura 124 PSR 2007-2013 della Regione Emilia-Romagna, il cui beneficiario era un salumificio della provincia di Modena. I lombi sono stati valutati dopo 24, 48 e 96 ore di frollatura dalla macellazione. Dal primo test sul consumatore e dal panel test è emerso che la carne è stata effettivamente percepita e apprezzata diversamente in base al fattore frollatura, con una preferenza per le 96 ore. Il legame tra tempi di frollatura superiori, tenerezza e succosità migliori per la carne di suino, se opportunamente comunicato in fase di vendita, potrebbe incidere positivamente sulla disponibilità del cliente finale a spendere una cifra di poco superiore a quella corrente, però in grado di compensare i maggiori costi di frollatura. (Fonte: www.crpa.it)

 I pasti fuori casa costano sempre di più: in un anno +2%. Per risparmiare si torna al fai da te

Di anno in anno si fanno sempre più salati i prezzi delle pietanze servite presso i punti di ristoro, le mense ed i self service. Lo afferma Federconsumatori, che in una nota sottolinea che gli aumenti medi registrati in questi primi mesi dell’anno rispetto al 2013 sono attualmente del 2%. Un pasto tipo, composto da acqua, piatto di pasta, dessert e caffè consumato in una tavola calda/self service può arrivare a costare 13,40 euro al giorno, per un totale di 294,80 euro al mese, ben il 142% in più rispetto al 2001. Alla luce di questi rincari, in tempo di crisi, sono sempre di più i cittadini che rinunciano alla “pausa pranzo” nei punti self service/bar/mense e preferiscono portarsi il pranzo da casa. Una scelta sicuramente meno comoda, ma che permette un notevole risparmio: lo stesso pasto tipo, infatti, preparato a casa costa circa 3,20 euro, cioè il 76% in meno rispetto a quello acquistato. (Fonte: www.federconsumatori.it)

 Fonte  e foto by Osservatorio Agri&Food di CremonaFiere