Con la cronometro di Ieri, da Foligno a Perugia, il campione sloveno, Pogacar, ha messo una grossa ipoteca sulla vittoria finale del Giro d’Italia 2024. Dopo la conquista della maglia rosa in quel di Oropa, alla seconda tappa, il 25enne della UAE ha sbaragliato tutti gli avversari andando a battere anche il nostro Filippo Ganna specialista delle tappe contro il tempo infliggendogli un distacco di 17 secondi e oltre due minuti ai suoi più diretti antagonisti per la classifica finale.
Premesso che Pogacar è un fenomeno ai livelli di Merckx, Hinault, Anquetil, Indurain, Coppi, Bartali, ecc..
Premesso che Pogacar è un fenomeno ai livelli di Merckx, Hinault, Anquetil, Indurain, Coppi, Bartali, ecc..
Premesso che in questo Giro d’Italia non vi sono antagonisti di livello (Thomas 38 anni, Bardet ormai alla fine carriera, qualche spagnolo di seconda fascia) chi per infortuni o scelte personali (tutti vogliono essere al top per il Tour de France).
Aggiungiamo che il tracciato disegnato dall’organizzazione è stato “cucito e tagliato” su misura per lo sloveno per farlo partecipare e tentare così di vincere nella stessa stagione Giro e Tour (ultimo ciclista vincitore dei due grandi giri nello stesso anno fu Marco Pantani 1998).
Aggiungiamo che è il testimonial di una delle aziende più importanti di integratori sportivi, con lo spot ripetuto più volte durante la diretta televisiva. Una serie di “fattori” che rendono prevedibile una vittoria facile, facile, del 25 atleta della UAE (squadra con un enorme budget).
Tutto previsto.
Tuttavia sussiste un aspetto un poco sgradevole.
Durante ogni intervista, post gara, Pogacar ripete il solito refrain.
E’ venuto al Giro in funzione Tour; pensa sempre al Tour; non si “spreme” più di tanto perchè deve gestirmi in funzione del Tour de France.
E’ doveroso ricordare al ragazzo, prima che al campione, che i campionissimi delle epoche passate che parteciparono al Giro, non “relegavano” la corsa Rosa a rango di allenamento per la Grand Boucle. E se la corsa Rosa era di un livello inferiore rispetto alla corsa transalpina non era mai manifestata davanti a taccuini, telecamere e microfoni.
Il rispetto per una Corsa ultra centenaria, simbolo di primo piano dello sport italiano, elemento storico e sociale del nostro Paese, debba essere manifestato non solo con la presenza e la prestazione agonistica, ma soprattutto nella comunicazione verso i tifosi, gli spettatori, gli organizzatori e, soprattutto, nei confronti dei suoi colleghi che faticano come lui, anzi molto di più di lui visto che non sono dotati di quella classe di cui madre natura gli ha fatto dono.