Quando la pezza è peggio del buco. Regione Lombardia e i vaccini anticovid.
Esperienza reale.
Una cittadina di anni 84 con patologie croniche polmonari, considerata ad alta fragilità per la Covid, effettua l’ iscrizione alla campagna vaccinale lo scorso 15 febbraio (il giorno dell’apertura della campagna).
Dopo oltre 40 giorni di estenuante attesa, arriva l’agognato SMS che fissa l’appuntamento al centro vaccinale Malpensafiere di Busto Arsizio, il giorno 8 di aprile. 
Oltre 45 giorni di aspettativa, di “reclusione casalinga” (che si aggiungono agli altri 365 da inizio pandemia ).
Ieri sera, giunge notizia, che l’ assessore al Welfare, Letizia Moratti ha preso la decisione che, dal giorno 7 al giorno 11, i cittadini over 80, che non erano stati contattati, potranno recarsi al centro vaccinale più vicino alla loro residenza, senza alcun appuntamento e farsi inoculare il siero.
Apprendendo questa notizia, onde evitare problemi di assembramento e per capire quale tipo di vaccino verrà somministrato, visto che si presenteranno un numero di persone indefinito e indefinibile, la cittadina di 84 anni di età, di cui sopra, decide di contattare il call center della Regione.
Dopo 65 minuti di attesa, risponde un’ operatrice.
La paziente (molto paziente, visto la cronistoria), elenca i dubbi che tale notizia le ha generato.
Probabile (aggiungo quasi certo) assembramento nel centro vaccinale; rispetto dell’orario fissato; tipologia di farmaco che verrà utilizzato.
Con tono di voce supponente e disarmante, l’operatrice fornisce risposte evasive e per nulla esaustive.
In ordine sparso.
In primis, viene comunicato che loro non sono a conoscenza della nuova direttiva emanata dall’assessore Moratti e dal Dg Pavesi, riguardo il libero accesso ai centri vaccinali. 
Di più. 
Con tono quasi sprezzante, confuta la “notizia” che le viene fornita, dicendo che l’agenzia di stampa “Ansa” non è attendile (il dispaccio Ansa delle 17:02 del 2 aprile, riporta fedelmente il comunicato stampa dell’ assessore Moratti).
Non è finita qua.
La centralinista, continua nelle “kafkiane risposte”. 
La signora, deve recarsi al luogo e nel giorno fissato dall’appuntamento, in quanto non può usufruire del libero accesso; non può dipanarle il dubbio di quante persone ci saranno quel giorno e in quell’ora e se vi saranno assembramenti e code con lunghe e inevitabili attese (ma visto che è stato consentito il libero accesso…);dulcis in fundo, non può comunicarle quale tipo di vaccino verrà inoculato perchè sarà il medico esecutore che prenderà questa decisione.
Ascoltando questa ultima affermazione, l’anziana cittadina manifesta il suo sdegno, facendo presente che è una paziente fragile e che si “assume il rischio” di recarsi in un mega centro vaccinale e con centinaia di persone presenti (con buona pace di tutti i comportamenti vivamente consigliati ai nostri anziani per evitare il contagio) se, almeno, avrà la certezza di vedersi inoculato il vaccino a mRNA come da direttiva governativa nazionale e regionale, che è maggiormente protettivo per quella classe di età e di comorbidità.
Risposta laconica e altera: “Sarà il medico del centro vaccinale a decidere seduta stante…”.
Nello sdegno e nello sconforto più totale, l’anziana ottuagenaria attacca il ricevitore per un attacco di iper-tensione arteriosa.
Morale della favola, pardon, della novella kafkiana.
Per tutti i cittadini lombardi vaccinati fino al 6 aprile, accesso contingentato con gli appuntamenti (eccezion fatta per alcuni mega-assembramenti createsi in talune giornate per crac del sistema di prenotazione “Aria”) e inoculazione a tutti dei vaccini a mRNA.
Per contro, a molti di coloro che, invece, hanno avuto la sfortuna di dover attendere oltre 45 giorni per la prima dose di vaccino, dovranno recarsi negli Hub, non sapendo quante persone ci saranno, quale assembramento potrà formarsi visto che è consentito il libero accesso, non sapranno se verrà rispettato l’orario dell’appuntamento, e solo poco prima di inserire l’ago della siringa sapranno quale tipo di siero verrà somministrato.
Figli e figliastri.
Al peggio non c’è mai fine.
Non ci sono più parole e pensieri da manifestare visto che si andrebbe nel più becero torpiloquio.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)