Per molti politologi, e non solo, Renzi è il clone di Silvio Berlusconi.
Il clone, perchè quasi tutti i provvedimenti assunti in questi due anni e mezzo di governo sono i progetti e le “promesse” del capo di Forza Italia; seguono la linea del berlusconismo, della cosiddetta destra oscurantista, così classificata dai frequentatori dei salotti televisivi radical chic.
No, Renzi non è e non sarà mai il clone di Silvio Berlusconi, semplicemente perchè è una copia, una falsificazione; come i prodotti taroccati che sono l’imitazione delle grandi firme della moda, dei prodotti tecnologici più in voga, del cibo DOP, che invadono i mercati di questo mondo globalizzato.
Parafrasando un antico slogan pubblicitario mi viene da dire “diffidate dalle imitazioni”.
E sì, perchè, come tutte le imitazioni, “acquistare” le falsificazioni dei prodotti originali di marca è solo merce scadente, colma di difetti, facilmente deteriorabile e pericolosa.  
Dell’originale, la merce contraffatta non possiede nulla; molte false similitudini, ma con un’attenta osservazione si evidenziano le sostanziali differenze col brand, col marchio, col manufatto.
Renzi non è un Berlusconi 2.0.
No, è solo un tentativo di replica.
Prima sostanziale differenza: è bene ricordare, che il Primo Ministro in carica è solito contraddire nei fatti ciò che afferma.
Alcuni esempi eclatanti.
“Io a Palazzo Chigi ? Passando dalle elezioni non tramite inciuci di palazzo”. Questo quanto dichiarò durante il programma di Daria Bignardi su LA 7 qualche anno fa.
Non si può scordare e sottolineare il celeberrimo e mitico “tweet” del gennaio 2014, neppure un mese prima di assumere la carica di presidente del Consiglio, defenestrando E.Letta: ” Non mi interessa prendere il posto di nessuno, voglio fare le cose che interessano agli italiani (chissà poi quali cose, aggiungo io…….)” seguito dall’hashtag #enricostaisereno.
Sul manifesto del “rottamatore” nel 2010 si leggeva: “…Ci accomuna il bisogno di cambiare questo Paese….Un Paese che preferisce la banda larga al Ponte sullo Stretto…”.
Concetto ribadito due anni dopo nel 2012 durante il tour per le primarie, “…gli otto miliardi destinati al Ponte utilizziamoli per rendere più sicure le scuole e costruirne di nuove….”.
Non sono trascorsi nemmeno 4 anni e il primario progetto nel campo delle opere pubblico del Premier diventa la costruzione del Ponte dello Stretto, che secondo i suoi “infallibili” calcoli e previsioni creerà oltre 100 mila posti di lavoro (almeno Berlusconi ne garantiva 1,5 milioni , dai dati Istat ne furono creati poco più di un milione durante il suo mandato tra il 2001 e il 2005).
E poi, come scordare il “fantasmagorico” Jobs’ act, che ha abolito l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e reso ancora più flessibile (io lo definirei precario, senza tutele, senza certezze) il mondo del lavoro.
Il rottamatore toscano, inoltre, è prodigo nell’elargire mance preelettorali per accaparrasi i voti di tanti elettori “ingolositi” dai miseri oboli che riceveranno a tranche, ricalcando il “modello Achille Lauro” (una scarpa prima del voto l’altra dopo la dimostrazione della consenso ottenuto). 
Si “gonfia il petto” e con piglio da combattimento afferma con autorità, che l’immigrazione e l’austerità sono problemi che debbono essere risolti assieme agli altri Paesi facenti parte la UE, e che la “rotta” finora seguita sarà ridiscussa durante il “prossimo” vertice con gli altri capi di governo.
Peccato che il nostro Premier ad ogni vertice firma “laqualunque” e poi, come un qualsiasi allenatore che subisce una sonora sconfitta, dichiari dopo la partita che ci sono state sviste arbitrali, che è un complotto, che la prossima volta non ci faremo trattare come l’ ultima della classe…..
Ovviamente, sempre la “prossima volta”, intanto si staziona eternamente “in fondo alla classifica”. 
Anzi per il buon Renzi non c’è stata una prossima partita perchè dopo il suo lamento flebile, flebile, i suoi pari grado europei lo hanno escluso dai vertici successivi. 
Mi viene da dire, “cornuto e mazziato”.
Che sostanziale differenza con il governo a guida Berlusconi.
Rimpatri ed espulsioni, anche in virtù degli accordi bilaterali con i governi del Magreb e con l’investimento di risorse con la costruzione di opere e infrastrutture; ora, invece, garantito “servizio navetta” utilizzando le navi della marina militare (Mare Nostrum, Triton) che fanno approdare sulle nostre coste e nel nostro Paese centinaia di migliaia di sedicenti profughi (in realtà clandestini) creando di fatto una situazione esplosiva, andando ad intaccare il valore della manodopera italica, con una disoccupazione ben oltre il 10%.  
Altre piccole differenze tra “l’originale e il taroccato”.
Berlusconi, instaurò un stretta collaborazione con il presidente russo Putin tanto da garantire prezzi favorevoli per la fornitura di gas.
Il progetto verteva sul gasdotto denominato South Stream.
Un “canale preferenziale” che avrebbe bypassato gli Usa e i suoi interessi nella regione mediorientale.
Uno dei tanti affari internazionali che portarono alla defenestrazione di Berlusconi (come scordare anche la vicenda legata alla rivoluzione delle primavere arabe in Libia?).
A difesa degli interessi del Belpaese fu la “conquista” in ambito UE dell’ Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che ha sede in quel di Parma.
Le cronache dell’epoca, era l’anno 2002, raccontarono di come il cavaliere “sfoderò” tutta la sua capacità di latin lover per far “capitolare” la presidentessa finlandese Halonen, intenta a portare l’agenzia nella capitale lappone nonostante il nostro Paese sia sempre stato l’emblema del cibo di qualità e dei controlli.
Apriti cielo.
Incidente diplomatico che scatenò gli sberleffi e le pesanti critiche di tutta l’intellighenzia dei radical chic italici.
Accecati dall’ideologia non seppero comprendere l’importanza di quella battaglia vinta.
Sono solo alcuni esempi, ma che evidenziano quale differenza sostanziale e quale peso politico negli affari esteri vi sia tra Renzi e il Berlusconi. 
Se si ritorna all’interno dei confini nazionali è lampante un altro aspetto difforme.
Berlusconi fondatore di un impero industriale, eletto da milioni di cittadini, presidente della squadra di calcio più titolata al mondo. 
Si dirà che le sue aziende avevano l’avallo dei potenti della politica della Prima Repubblica, che era un “pifferaio magico” che riuscì tramite le sue televisioni ad abbindolare il popolo italico che era il peggior criminale del XX secolo, ecc.; ai posteri l’ardua sentenza, la storia darà il suo giudizio di quanto fatto dall’ottuagenario Silvio Berlusconi.
Renzi, tal canto suo, invece, fu assunto dall’azienda paterna dove ha lavorato per pochi anni (si dice non più di sette !), un’azienda soggetta ad indagini per bancarotta fraudolenta, diventato presidente della provincia di Firenze con i consueti plebisciti bulgari che caratterizzano le elezioni in terra toscana, così come per l’elezione a sindaco del capoluogo regionale e infine Presidente del Consiglio dopo una riunione notturna del Partito Democratico con tanti saluti all’On Letta, Premier in carica che non fu degnato nemmeno di uno sguardo dall’enfant prodige rottamatore, tanto era l’imbarazzo, durante la cerimonia di consegna della campanella (il suono di quella campanella annuncia l’avvio del Consiglio dei Ministri) nella sala dei Galeoni
Seppur il risultato sia lo stesso, Paese in piena crisi, poco peso in ambito europeo, mancanza di provvedimenti concreti per far ripartire l’economia e il lavoro, rimane una sostanziale differenza non di poco conto che caratterizza le due figure. 
Berlusconi prometteva e affermava in maniera chiara e univoca i capisaldi del suo progetto; un progetto che talvolta non concretizzava e che produceva la fine del suo “regno del “buon governo” del “più lavoro e ricchezza per tutti” e veniva “fatto cadere” dallo scranno di Palazzo Chigi, talune volte dal voto popolare altre con manovre simil colpi di stato sudamericani (era assente solo l’ eliminazione corporale dell’autorità costituita).  
Renzi, invece, agisce esattamente al contrario di quanto afferma per meglio celare la sua assoluta ubbidienza ai voleri delle Istituzioni europee.
Sì quelle Istituzioni che hanno deriso il nostro Paese, quando deridevano il nostro Premier Berlusconi, che “faceva le corna”, che diceva “cucù”, che definiva la cancelliera tedesca una donna poco piacente (uso un termine edulcorato), che considerava Obama un uomo “abbronzato”, o che rimaneva al telefono durante un cerimoniale ufficiale.
Ora quelle Istituzioni esaltano a parole e con prosopopea l’operato di Renzi, ma noi italiani siamo ancora più derisi, umiliati, abbandonati dai “padroni” a cui si genuflette la “falsa copia” del Cavaliere. 
Non siete convinti della differenza?
E allora chi è causa del proprio mal, pianga se stesso…………..
 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)