Al cinema Anteo SpazioCinema, la storia di Nancy Porsia: una madre e giornalista italiana nella Libia post Gheddafi.

Il film, realizzato in tre anni di lavorazione, tra l’Italia e la Libia, da Ilaria Jovine e Roberto Mariotti.

Nancy Porsia, la guerra, la verità, la maternità. I registi Ilaria Jovine e Roberto Mariotti portano sul grande schermo la storia di una giovane giornalista italiana e freelance nella Libia post Gheddafi, tra passione, paure e determinazione.
Il documentario sarà presentato al grande pubblico martedì 22 febbraio, alle ore 21:30, presso il Cinema Anteo SpazioCinema di Milano. Il film verrà introdotto e rpesentato dai registi Ilaria e Roberto. 

Telling my Son’s Land è prodotto da Ilja’Film e distribuito in Italia da Blue Penguin Film.

Sinossi breve. Nancy Porsia, giovane giornalista freelance, si reca per la prima volta in Libia nel 2011, quattro giorni dopo la morte di Gheddafi. Trasferitasi definitivamente nel paese, per un lungo periodo è l’unica giornalista internazionale a raccontare il suo travagliato processo di democratizzazione, diventando uno dei massimi esperti del paese nord africano. A causa della pubblicazione di una scottante inchiesta sulla collusione della Guardia Costiera Libica con il traffico di migranti, nel 2017, è costretta a lasciare il paese. Dopo tre anni, la terra di suo figlio continua ad essere pericolosa per la sua sicurezza, ma lei non si arrende a rimanerne lontana.
Il documentario, sarà presentato a Milano dopo l’anteprima mondiale allo scorso Biografilm Festival, dove è stato molto apprezzato dalla platea dei giovani studenti; la proiezione al DIG Festival 2021 e al UNMUT.
Riconoscimenti e critiche positive anche al MÒNDE 2021 e al Matera Film Festival 2021. Il documentario è stato presentato, anche, al Sguardi Altrove International Women’s Film Festival.
Il film, della durata di 84’, è stato realizzato a quattro mani da Ilaria Jovine e Roberto Mariotti tra Italia e Libia, in circa tre anni, dal 2017 al 2020. 

“L’idea – spiega Jovine – era di raccontare cinematograficamente, nella maniera più autentica e onesta possibile, un profilo femminile come quello di Nancy, tra vita privata e una professione particolare come quella del reporter di guerra.
Attraverso la protagonista, esponente di una nascente generazione di reporter indipendenti sempre più distanti dal cosiddetto giornalismo embedded, c’era per noi anche la possibilità di indagare proprio la specificità del giornalismo indipendente che, nel caso di Nancy, proveniva da una precedente militanza politica e da una solida passione per la verità”.
“Alla luce di questa esperienza – aggiunge Mariotti  siamo sempre più convinti della necessità, filmando una storia personale o documentando la realtà contemporanea, di uno sguardo che abbracci interamente la vicenda narrata, dunque il privato con il pubblico, il personale con il collettivo, l’umano con il geopolitico”.
Ilaria Jovine, la regista, conosce Nancy Porsia nel 2017, in occasione del Premio Archivio Disarmo-Colombe d’oro per la pace. Nell’occasione, Nancy, premiata in qualità di freelance esperta della crisi libica e delle rotte migratorie nel Mediterraneo, ricorda i racconti che le faceva sua nonna circa la Resistenza contro il Nazifascismo.
Quando parla di Libia, Nancy pronuncia queste parole: “Verso la Libia nutro un sentimento di odio e amore.  La amo perché si è fidata di me e mi ha regalato una famiglia. La odio perché mi ha tolto la tranquillità che l’essere Italiana ed  Europea mi avevano dato.”
Sono proprio i ricordi, l’umanità e la passione politica della giornalista che spingono Ilaria Jovine a realizzare il documentario: raccontare sì una professione come quella del reporter di guerra ma soprattutto profilare una figura di donna contemporanea, divisa tra una professione ancora prettamente maschile e il proprio desiderio di maternità.