No, non è la sconfitta contro l’Hellas Verona già retrocessa (una delle squadre che il popolo milanista odia maggiormente, propria l’Hellas delle due “fatal Verona” 1973 e 1990); no, non è il cambio di allenatore a 6 giornate dal termine, in stile Zamparini; no, non è la mediocrità della stragrande maggioranza dei giocatori che compongono la rosa; no, non è il trend intrapreso da 4 stagioni che ci fa navigare a metà classifica senza disputare una competizione europea (neppure l’Europa League, “la coppa dei poveri”); no, non è tutto questo che sta deprimendo noi tifosi del Milan.
Queste sono concause, perchè i veri motivi che stanno inducendo alla depressione e, cosa ancora più grave, al distacco verso quei gloriosi colori, sono la mancanza di chiarezza, di progettualità, di verità, di rispetto nei confronti della storia dell’AC Milan 1899 da parte di tutto l’ambiente rossonero, in primis dagli uffici dirigenziali di via Aldo Rossi e dalle stanze di villa S.Martino di Arcore.
Nelle loro “fissazioni” manageriali indirizzate esclusivamente al marketing, ai diritti televisivi, alla commercializzazione del brand nei paesi esotici, in tutto quanto è business, hanno completamente perso (utilizzo un vocabolo tanto in auge negli ambienti economici) la visione del vero “target” del calcio: i tifosi.
E che tifosi, mi permetto un’ autocelebrazione, sono quelli del Milan.
Due anni in cadetteria con un seguito maggiore delle squadre che militavano nella massima serie; un fallimento dietro l’angolo ma con S.Siro sempre pieno, un esodo in giro per l’Italia e per l’ Europa negli anni delle vittorie dei successi, dei trionfi, roba da “emergenza immigrazione” basti pensare ai 90 mila milanisti a Barcellona.
E, come già scrissi tempo fa, il nostro orgoglio di far parte di una leggenda mondiale, anche perchè “se ami la vita, sii milanista”, così era la dicitura stampigliata su tanti adesivi degli anni 80.
Il target, la finalità, lo scopo dell’azioni della società rossonera da oltre un decennio (perchè il declino inizia dopo la sconfitta di Istanbul in finale di coppa campioni nel 2005) sono talmente assurde e incomprensibili che solo una visione miope e un’ alienazione prodotta da qualche malattia psicologica possono giustificarle.
Il vuoto più assoluto, soprattutto, per la mancanza di rispetto nei confronti della nostra passione, vero tesoro, vero core business della società.
La dirigenza crede che noi tifosi siamo una massa di clienti a cui si “può vendere di tutto”.
E allora ecco, in ordine sparso, “gli spot pubblicitari” che vengono “trasmessi” dalle veline di via A.Rossi.
Esonerato l’ennesimo allenatore perchè non ha dato alla squadra quel “giuoco” che il Presidente pretende dai suoi “sarti” a cui affida “la meravigliosa e pregiata stoffa” per creare un abito di alta moda.
E sì, perchè in rosa, la società crede di avere tre campioni assoluti (Balotelli, Menez, Boateng) non valorizzati dall’ ex-allenatore (scelto senza una plausibile ragione logica) che, io ho sempre definito “solo chiacchiere e distintivo”, ma che, secondo lor signori, possedeva il fisic du role per rappresentare l’immagine del Milan.
Una caratteristica indispensabile che il “mite Roberto Donadoni” (uno degli Invincibili che hanno riempito la sala trofei dell’allora sede di via Turati) non possiede. 
Donadoni uno dei tanti artefici dei nostri trionfi con un’ eccellente esperienza come tecnico, non viene considerata la persona giusta per sedersi sulla nostra derelitta panchina nonostante non pretenda un sontuoso ingaggio e non richiede top players ormai irraggiungibili per le magre casse societarie.
Ma non ha l’immagine giusta, la telegenia richiesta.
E non solo Mihajlovic è un cattivo sarto perchè anche Allegri, Seedorf, Inzaghi sono stati considerati dei pessimi stilisti.
Evidentemente, non sono scarsi gli stilisti, ma è di pessima qualità la stoffa che viene fornita. 
Giocatori, per la maggior parte scarti di altre società, cavalli bolsi che non hanno più nulla da dare nemmeno a livello tecnico, personaggi più avvezzi alle copertine platinate dei giornali di gossip che alle pagine dei quotidiani sportivi, e non, dedicate allo sport professionistico.
Giocatori, imposti da procuratori, intermediari, società di marketing, compagne, fidanzate, consorti famose, più o meno “inseriti” nel mondo Milan.
Immagine, apparenza, “fuffa” la definisco. 
Questo, ahi noi è il livello attuale dello “stile Milan”. 
Un livello ben rappresentato da pupazzi, ballerini, saltimbanco, giocolieri, e tutto quanto offre la società nel prepartita a coloro (quei pochi eroi) che si recano allo stadio.
Vero e proprio circo di quart’ordine dove non poteva mancare una scopiazzatura della famosa “Haka” la danza tribale dei nativi neozelandesi Maori, simbolo della nazionale di rugby degli All Blacks orgoglio di una nazione, emblema di forza, coraggio, animus pugnandi.
E sì, una scopiazzatura indegna per ingraziarsi uno degli sponsor che ha creduto di divertire il pubblico presente a S.Siro prima della gara contro il Carpi, che ha prodotto una sequela infinita di critiche e indignazioni da parte di una gran fetta dello sport mondiale.
Il Milan, oggi, purtroppo, viene citato sui mass-media internazionali per la “teikitanka”, non più per le vittorie sul campo.
Un disastro, uno sfacelo, di cui non si vede la fine.
Non si vede nemmeno un barlume che possa rinfocolare la speranza e la “fedeltà” dei tifosi.   
Infatti, nonostante S.Siro sia desolatamente deserto per tutta la stagione, eccezion fatta per le gare di cartello allorchè per oltre la metà viene riempito dai tifosi della squadra ospite (Juventini, Napoletani, ecc.), la dirigenza non attua nessuna “politica” per premiare la fedeltà dei tifosi, come la diminuzioni dei prezzi delle tessere annuali, sconti per i biglietti delle trasferte, omaggi dei prodotti di merchandising, tanto per fare banali esempi che anche una società di terza categoria porrebbe in atto.
Nulla, solo proclami miseri a cui nessuno più dà credito, a cui nessuno darà fiducia.
E l’aspetto più grave di questo declino è proprio la depressione che emerge sempre più nell’animo dei tifosi, anche i più passionali.
Nessuno in via Aldo Rossi si è accorto che il “transatlantico” rossonero è cozzato contro l’icerberg, e che da anni sta affondando negli abissi più profondi, mentre la loro “orchestrina” continua a suonare lo stesso spartito e intonare le stesse canzoni mentre i viaggiatori-tifosi sono già sulle scialuppe di salvataggio in balia dei marosi e in attesa dei soccorsi che li portino in salvo sugli spalti di S.Siro, degli stadi italiani, europei dove orgogliosamente possano rialzare al cielo i loro labari dopo ogni trionfo. 
Massimo”old-football”Puricelli
Castellanza(VA)