L’Istituto Nazionale dei Tumori è uno dei pochi centri in Italia ad effettuare un trattamento che si avvale di  questa specifica tecnica radioterapica, nata ai tempi di Marie Curie: ne parla la dottoressa Annamaria Cerrotta, specialista in Radioterapia Oncologica, recentemente insignita del ‘Premio Capri San Michele 2016’.

Oltre un secolo fa, Marie Curie ne fu antesignana. Oggi, in Italia, sono pochi i centri oncologici che impiegano la brachiterapia, una particolare tecnica di radioterapia che consente di posizionare sorgenti radioattive miniaturizzate direttamente all’interno del tumore o nelle sue immediate vicinanze.
L’Istituto Nazionale dei Tumori è una di queste eccellenze, in quanto può offrire, tra le opzioni terapeutiche per il trattamento di alcune neoplasie,  la brachiterapia, realizzata da esperti dotati di grande manualità chirurgica, in sale operatorie dedicate e con il supporto di software e tecniche di imaging sofisticate.

La brachiterapia si rivela efficace in particolare nei tumori dell’apparato ginecologico come quello della cervice uterina in fase avanzata e in diversi altri tipi di neoplasie. Per i tumori maschili, ha un ruolo importante in caso di tumore della prostata – spiega la dottoressa Annamaria Cerrotta, Dirigente Medico specialista in Radioterapia Oncologica della Struttura Complessa Radioterapia 2 del’INT -. Attraverso questa tecnica radioterapica possiamo erogare una dose altissima di radiazioni alla malattia  e  limitare l’irradiazione dei tessuti sani circostanti”.

La sorgente radioattiva arriva al centro della malattia attraverso dei vettori (aghi plastici o applicatori anatomici) collegati a loro volta al proiettore di sorgente. Quest’ultimo contiene il piccolo preparato radioattivo che in pochi minuti rilascia la dose programmata. “Così si mira alla malattia, risparmiando tutto quel che c’è intorno – spiega la dottoressa Cerrotta -. Attualmente per i tumori della cervice uterina in fase localmente avanzata, non suscettibili di chirurgia, è previsto un programma terapeutico che comprende una prima fase costituita dalla radioterapia a fasci esterni associata possibilmente a chemioterapia radiosensibilizzante, e una seconda parte, considerata ormai non opzionale,  con brachiterapia modulata sul residuo di malattia“.
All’Istituto Nazionale dei Tumori vengono effettuati trattamenti di brachiterapia ad alto rateo di dose (HDR = high dose rate) che permettono di rilasciare la dose con alta intensità, in pochi minuti e in un numero limitato di frazioni, in regime ambulatoriale. “Secondo raccomandazioni pubblicate negli ultimi anni dal ‘Groupe Europeen de Curietherapie e dall’European Society for Radiotherapy and Oncology (GEC-ESTRO)’, con i quali collaboriamo strettamente, utilizziamo la Risonanza Magnetica nella pianificazione di ogni frazione di brachiterapia. Questa, rispetto alla TAC normalmente impiegata per la pianificazione dei trattamenti radianti, garantisce una definizione di gran lunga migliore sia del tumore sia degli organi adiacenti“, spiega la dottoressa Cerrotta, che per lo svolgimento di questa attività è stata recentemente insignita del  premio Capri San Michele 2016. La dottoressa Cerrotta, originaria dell’isola, è stata premiata come cittadina che si è distinta a livello nazionale per il proprio lavoro in ambito medico scientifico.
La brachiterapia viene impiegata anche  per i tumori della prostata con tecnica interstiziale, metodologia che prevede il posizionamento di 16-18 aghi plastici. Primi in Italia, medici e fisici della Radioterapia 2 dell’INT hanno implementato un protocollo che consente di eseguire l’intera pianificazione attraverso immagini ecografiche, in anestesia spinale o peridurale, ottenendo un’ottima compliance da parte del paziente. “La continuità della visione ecografica e la possibilità di non muovere il paziente durante tutta la seduta  costituisce un elemento di alta qualità nella accuratezza del trattamento“, prosegue Cerrotta.

Altre applicazioni della brachiterapia nel nostro Istituto riguardano, infine, i tumori delle vie biliari e  della cute – aggiunge -. Nel 2015 all’INT state eseguite 270 procedure di brachiterapia ginecologica su un totale di 74 pazienti, e 30 trattamenti per tumori della prostata e delle vie biliari”.

Il team della Brachiterapia della Struttura Complessa di Radioterapia2, composto da radioterapisti dedicati, fisici medici, tecnici di radioterapia e infermieri, è riuscito inoltre a implementare tecniche dosimetriche in vivo per il controllo in tempo reale della dose effettivamente erogata al paziente. Su questi temi e grazie alla collaborazione con Enti internazionali, sono stati pubblicati  numerosi articoli scientifici, che hanno valso, tra l’altro, l’attribuzione di un prestigioso riconoscimento alla dottoressa Chiara Tenconi da parte dell’ American Brachytherapy Society, in occasione del congresso mondiale di brachiterapia (San Francisco 2016) .