Secondo un report dell’ANFAO (Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici), cresce l’export per l’occhialeria italiana, trainato da mercati importanti e dai grandi  numeri come Stati Uniti e Cina,  che insieme forniscono due quinti dell’aumento del PIL globale, mentre in Italia si intravede una stabilizzazione, ma su livelli di domanda e produzione molto bassi.

L’occhialeria italiana ha imparato a sopravvivere e persino ad avanzare, in maniera più agevole per le grandi aziende, più strutturate e veloci a cogliere i cambiamenti, con difficoltà per le piccole e medie imprese, sì molto votate all’internazionalizzazione, ma meno organizzate e flessibili nell’adattarsi alle richieste del mercato.

La produzione dell’occhialeria italiana nel 2014 è stata di 3.171 milioni di Euro, in crescita del 9,4% rispetto al 2013.
Una crescita, questa, spinta e sostenuta dall’andamento delle esportazioni del settore.
Il totale delle aziende è rimasto pressoché costante, a fronte di alcune chiusure ci sono state altrettante nuove aziende che si sono affacciate sul mercato, testimoniando una nuova vitalità. Nel 2014 si contano quindi 868 aziende (-0,1% rispetto al 2013).
Elemento importante e di ritrovata fiducia è il recupero dell’occupazione: senza considerare i lavoratori a tempo determinato (vicini al migliaio) sono 16.195 gli addetti a fine 2014, +2,3% rispetto al 2013.
A questo proposito va segnalato il fenomeno del “reshoring” o “back to Italy”, con alcuni gruppi e alcune aziende che stanno attuando il rientro della produzione o di alcune produzioni nel nostro Paese anche nel settore dell’occhialeria.
Uno dei motivi sta nel fatto che stanno aumentando i consumatori sofisticati, quelli che cercano un prodotto proprio perché è italiano e identificano un prodotto di lusso, e per tale sono disposti a spendere, unicamente se è Made in Italy.
A margine vi sono poi l’aumento dei costi in Cina e negli altri paesi di produzione a basso costo, l’esigenza di essere sempre vicini al mercato e avere maggiore flessibilità produttiva, la necessità di aumentare il posizionamento del proprio brand, la maggior sensibilità dei consumatori alle tematiche sociali e ambientali.
Di fatto è una tendenza in atto per i grandi gruppi del lusso italiani e stranieri (che vengono a produrre in Italia) perché il fattore di traino del Made in Italy è forte e i maggiori costi sono più che compensati dai benefici di immagine e di qualità dei prodotti. È, invece, più limitata per le medie imprese, che avendo margini più bassi, non riescono a far fronte ai maggiori costi di produzione connessi al rientro in Italia.
È, tuttavia, un segnale importante che potrebbe rilanciare il settore manifatturiero e le filiere connesse e ridare spinta all’occupazione. Anche nell’occhialeria.

Le esportazioni, di montature, occhiali da sole e lenti, che assorbono oltre il 90% della produzione del settore, sono cresciute del 11,8% rispetto al 2013 raggiungendo il valore di 3.110 milioni di euro (massimo storico).
Il trend è stato determinato da un incremento analogo di entrambi i comparti principali del settore, montature e occhiali da sole.
L’export degli occhiali da sole nel 2014 ha fatto segnare una variazione tendenziale del 11,7% attestandosi a circa 2.069 milioni di euro.

Le esportazioni di montature hanno registrato, invece, una crescita del +12%, arrivando a 974 milioni di euro circa.

A testimoniare la vivacità dell’occhialeria nei mercati internazionali anche l’andamento delle importazioni che sono cresciute a livello tendenziale del 13% per un valore di poco superiore ai 1.000 milioni di euro.
La bilancia commerciale dell’occhialeria italiana continua ad essere largamente in attivo (2.109 milioni di euro il saldo export-import nel 2014), in aumento di oltre 11 punti percentuali rispetto al 2013.

Quali sono le aree geografiche più importanti per l’Italia per quanto riguarda le esportazioni?

Il 2014 è stato l’anno del nuovo record delle esportazioni italiane dell’occhialeria.
Gli Stati Uniti e l’Europa si sono confermati in piena ripresa per il secondo anno consecutivo.
In particolare l’Europa, che arrivava da un 2013 positivo solo in alcuni paesi, ritorna ad essere un’area in crescita complessiva per le esportazioni del settore, con alcuni recuperi importanti (Spagna, Portogallo, la stessa Grecia).
Restano poi sempre positivi i risultati fatti segnare dalle esportazioni italiane dell’occhialeria nei mercati emergenti, sia in quelli già affermati per il settore, sia in quelli più “nuovi”.

Riportiamo,  in ordine di rilevanza rispetto alla quota attuale che assorbono delle esportazioni del settore (dal 2,8% allo 0,5%), le variazioni tendenziali positive registrate nel 2014 dalle esportazioni dell’occhialeria italiana in questi paesi:
– Cina +178% (+172,7% il sole e +196,2% le montature)
– Brasile +11,7% (+2,2% il sole e +41,7% le montature)
– Corea del Sud +20,6% (+22,8% il sole e -8,5% le montature)
– Turchia +16,2% (+12,9% il sole e +49,7% le montature)
– Emirati Arabi Uniti +14% (+6,3% il sole e +47,8% le montature)
– Giappone +27,6% (+34,3% il sole e +12,6% le montature)
– Israele +10,1% (+8,4% il sole e +16,2% le montature)
– Arabia Saudita +25,8% (+19,3% il sole e +41,3% le montature)
– Sudafrica +17,5% (+20,9% il sole e +6% le montature)
– Polonia +28,3% (+32,3% il sole e +25,6% le montature)
– India +16,5% (+14% il sole e +23,1% le montature).

Discorso a parte per la Russia dove le difficoltà geopolitiche continuano a essere di ostacolo per le esportazioni del settore (-16,8% il tendenziale del comparto).

A livello di mercato interno non ci sono segnali di ripresa evidenti nel 2014, a valore perdiamo un ulteriore punto percentuale.

Il nostro Paese deve però accompagnare e agevolare il processo con politiche adeguate, così come altri paesi hanno già fatto (in primis gli Stati Uniti): riduzioni del cuneo fiscale, semplificazione burocratica, detassazione degli utili reinvestiti in Ricerca e Sviluppo, energia meno costosa e maggior tutela per il prodotto italiano sono imprescindibili.

ANTICIPAZIONI 2015
Secondo le più recenti previsioni dei principali istituti economici, per l’economia italiana il 2015 si sta sempre più annunciando come l’anno spartiacque, dovrebbero terminare la lunga e profonda recessione iniziata nel 2008 e tornare le variazioni positive per PIL e occupazione.
Questo cruciale passaggio si deve a tre ordini di fattori.
Anzitutto, la combinazione molto favorevole di elementi esterni: crollo del prezzo del petrolio, svalutazione del cambio dell’euro, accelerazione del commercio mondiale, diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine.
Il secondo fattore sono le politiche più orientate alla crescita, che daranno maggiore sostegno all’occupazione e agli investimenti, grazie anche alla flessibilità conquistata a Bruxelles.
Il terzo fattore sono gli indicatori congiunturali che segnalano la stabilizzazione della domanda interna e della produzione, offrendo una buona base di ripartenza. Senza considerare EXPO, che potrà, speriamo tutti, dare un apporto non marginale.
D’altra parte, petrolio, cambio e tassi molto più bassi aiuteranno l’intera Eurozona, principale sbocco delle produzioni italiane.
Con gli USA tornati a essere locomotiva principale, la Cina in rallentamento pilotato e l’India in accelerazione, il quadro internazionale resta propizio all’avvio della ripresa, nonostante le difficoltà di Russia e Brasile.
I primi concreti indizi di svolta sembrano già manifestarsi nelle statistiche diffuse dal CSC di Confindustria: in gennaio il forte miglioramento della fiducia dei consumatori – in particolare grazie a valutazioni più favorevoli sui bilanci familiari, sull’opportunità all’acquisto di beni durevoli e sulle condizioni economiche future – suggerisce che nei prossimi mesi la domanda interna potrebbe dare un contributo significativo al recupero ulteriore dell’attività.

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