Da mesi mi sono sempre chiesto chi siano gli elettori del Partito Democratico.

Oltre il 30% dei cittadini che si recano alle urne compone una croce sopra il simbolo del PD sulla scheda elettorale; in sostanza circa 9/10 milioni di italiani.
Un numero di persone cospicuo, una percentuale ragguardevole, che è più elevata nelle regioni del Centro Italia, feudo storico da oltre mezzo secolo del vecchio partito Comunista Italiano e delle “nuove compagini” di centro sinistra (PDS, DS, PD) eredi di quella tradizione, che si sono susseguite nel corso di questi ultimi 26 anni, da quando ci fu la “svolta” storica alla Bolognina da parte del direttivo del vecchio PCI guidato da A. Occhetto che sciolse il vecchio partito comunista, abiurando il “credo” comunista e abbracciando i valori della socialdemocrazia europea. 
Nuovi nomi, nuovi simboli; nascosti in qualche scantinato la falce e il martello, ma le ideologie e gli apparati di partito sono sempre gli stessi.
Una domanda che mi pongo da tempo perchè ascoltando i discorsi, le lamentele, gli sfoghi dei miei concittadini e dei miei connazionali nei programmi televisivi o leggendo gli articoli della carta stampata, i post sui più famosi social network, si scorgono poche opinioni espresse da parte degli elettori del partito del Premier Renzi.
Pochissimi che “confessano” pubblicamente di votare PD, e men che meno che dicono di credere ciecamente nelle ideologie e nei programmi fondanti il “nuovo partito della nazione” (come si usa definire oggi il Partito Democratico).
Solo bisbigli; eccezion fatta per i militanti dichiarati e conosciuti, oltre ai vari esponenti che ricoprono cariche pubbliche a livello locale e nazionale.
Sembra esser tornati all’ epoca del duopolio DC- PCI; all’epoca della “Guerra Fredda”, dei due blocchi mondiali che si contrapponevano e che si erano spartiti il mondo (USA e URSS; Nato e Patto di Varsavia; CIA e KGB).
Anni cinquanta, sessanta, settanta, ottanta, quando nel nostro Paese la Democrazia Cristiana otteneva alle elezioni oltre il 30% di voti, con milioni di preferenze e nessuno dichiarava apertamente di votare la “balena bianca”.
Nessuno o pochi, come se fosse un peccato, un “vizio” che si manifestava solo nel segreto dell’urna (“Nel segreto della cabina, Dio ti vede e Stalin no”, era uno degli slogan in voga nel primo dopoguerra), ma che emergeva chiaramente con i risultati delle tornate elettorali, come previde acutamente anche Pietro Nenni, leader del partito socialista e esponete di spicco del Fronte Popolare (PCI + PSI) che perse le prime democratiche e repubblicane elezioni nazionali del 1948: “Piazze piene, urne vuote” .
In questi giorni, finalmente, sono in grado di osservare e ascoltare i simpatizzanti e gli elettori del maggior partito italiano.
In questo primo fine settimana di febbraio, a Milano si svolgono le cosiddette Primarie del PD per scegliere il candidato sindaco che si presenterà alle prossime elezioni comunali.
Sotto una pioggia incessante, si vedono lunghe file di cittadini milanesi si accodano davanti i “seggi” preposti, che versano “il balzello” di euro 2 richiesto dal partito (2 euro è “offerta minima”, ma molti contribuiscono anche con somme maggiori), e che esprimeranno la loro preferenza per uno dei 4 esponenti aspiranti a diventare il portabandiera del centro sinistra ambrosiano per conquistare Palazzo Marino; per succedere al sindaco uscente G. Pisapia, anch’egli espressione di quella coalizione.
Volti serafici, dichiarazioni di gioia, felicità manifesta per questo atto di pura e vera democrazia (non importa se “vengono reclutati” extracomunitari per votare il candidato “prescelto dalla alte sfere”, anche se non conoscono nemmeno un vocabolo della lingua italica). 
Poi, però, se si osserva con attenzione quei volti, se si analizza nel dettaglio le dichiarazioni che proferiscono, si comprende che per la maggior parte di loro, sono gli stessi “elettori” del vecchio PCI.
Uomini e donne over 50, pochi giovani, che hanno sempre “creduto nel Partito”, in quell’ideologia, che credevano ad ogni vocabolo che usciva dalla bocca dei loro leader, che credevano al dogma del comunismo, del socialismo, che “accettavano” gli aiuti materiali provenienti dall’impero sovietico che rappresentava il “faro” da seguire, per abbattere lo sporco capitalismo occidentale, fonte di ogni male presente sul globo terracqueo, e che parlavano orgogliosamente di “questione morale”, anche se nelle casse di via Delle Botteghe Oscure arrivavano milioni di rubli ovviamente senza alcun documento fiscale giustificativo.
Ora il comunismo è stato abiurato, dimenticato, tolto dalle loro menti, come se non fosse mai esistito, come se non li avesse mai riguardati nemmeno di striscio.
Ora il credo è un altro e viene dichiarato a mezza voce, non in maniera stentorea come i vecchi elettori comunisti.
Il nuovo dogma è l’ Europa.
Un’ Europa cosmopolita, un nuovo “faro” che indica la via, il fine supremo in cui credere.
Sintetizzando.
Eliminazione di ogni confine tra i vecchi, antiquati, “reazionari” stati nazione; inclusione totale di nuove culture e di nuovi popoli, un nuovo e moderno ecumenismo non più formato da tutti i proletari (no, il lavoro è un tema superato, tanto più che c’è ne sempre meno e le condizioni dei lavoratori sono così alienanti che i vecchi comunisti “si staranno rigirando nelle tombe”), ma da tutti “i cittadini del mondo”, con buona pace delle tradizioni e culture autoctone (roba antidiluviana) che dovranno essere eliminate, pardon, uso un termine caro agli elettori del PD, rottamate.
Superamento di vecchi dogmi quali il welfare, la famiglia tradizionale, i diritti sanciti dalla Costituzione Italiana, anch’essa un po’ datata e da “migliorare” secondo i nuovi canoni impressi dal “nuovo che avanza” Renzi, contro tutti i “gufi” e coloro che non amano l’Italia, stupenda “colonia, feudo” del Nuovo Impero Europeo (impero molto simile a quello che aveva come simbolo nazionale una bandiera rossa su cui capeggiavano la falce, il martello e la stella) 
Ecco, finalmente sono riuscito a capire chi sono gli elettori del PD.
Sono i seguaci del nuovo “socialismo mondiale moderno” molto simile a quello di Stalin, Krusciov, Breznev, Pieck, Ulbricht, Honecker, Mao, che promette il “paradiso in terra” ma l’eden è ad appannaggio dei “compagni presidenti”, mentre per il popolo esiste solo l’ inferno della quotidianità.
Un elettorato che non si vede, ma che vota compatto.
Un elettorato che, a differenza dei vecchi democristiani, venderà (una gran parte è già stato venduto), con il loro voto, il nostro Paese al “nuovo impero sovietico”.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)