La cronaca di questi giorni ci ha dato le terribili notizie dei decessi di cinque donne in gravidanza avvenute in vari nosocomi del Paese.
Da Brescia a Verona, da Torino a Foggia. 
Tutti i decessi per mala sanità sono avvenimenti tragici perchè causati da imperizia o negligenza dei sanitari o per cattiva gestione delle strutture ospedaliere quindi in luoghi e da personale atti a curare le problematiche legati alla salute delle persone, ma tra questi, quelli che colpiscono le donne in attesa di partorire sono inconcepibili. Inconcepibile, inaudito, impensabile morire per cause legate alla gestazione o al parto nel Terzo Millennio con le tecnologie mediche e assistenziali attualmente in possesso. 
La morte è sempre un evento tragico, lo è ancor di più quando colpisce chi “dà la vita” e la creatura che sta per venire al mondo.
Lo strazio è così straziante e assoluto che viene difficilmente metabolizzato e “accettato” dai padri, dai mariti, dai compagni dai nonni, dai famigliari in attesa di un lieto evento che si viene trasformato in una tragedia.
Le statistiche dell’Istituto superiore di sanità (ISS) ci dicono che sono circa 50 i decessi per parto e che la metà sarebbero evitabili. 
Dati che fanno riflettere, e che ci pongono una domanda: per quale motivo non si sia intervenuto, nel corso di questi anni, in maniera concreta ed efficace per ridurre i casi di morte delle partorienti e dei nascituri soprattutto se, come detto, sono eventi che possono essere ridotti attuando procedure preventive sia da parte del personale medico, sia da parte delle pazienti. Lo studio dell’ISS aggiunge, infine, che la media italiana è di gran lunga inferiore rispetto a quella dei Paesi socialmente avanzati.
Sempre troppi casi, mi viene da dire.
Ma un particolare di queste tragedie avvenute in questi giorni di festività, mi provoca una rabbia antica, repressa, che è riemersa con assoluto vigore. 
Cinque decessi avvenuti a distanza di 10 giorni e tutti in giornate festive o semifestive (25 dicembre, 26 dicembre, 31 dicembre, 2 gennaio, 3 gennaio).
Una casualità?
Non credo proprio leggendo quanto riportato dalle cronache.
Una delle partorienti decedute (la gestante di Brescia) ha inviato alcuni sms al compagno in cui scriveva che nonostante il ricovero non aveva l’assistenza necessaria (“…è arrivata l’ostetrica, sta str… mi ignora ….”); un altra partoriente (la puerpera di Bassano del Grappa) è deceduta dopo essere stata dimessa dopo il primo ricovero presso il nosocomio della cittadina veneta e nuovamente ricoverata presso la stessa struttura per l’aggravamento delle condizioni.
E allora il mio sospetto che sarà suffragato o confutato dalle inchieste della magistratura e degli ispettori inviati dal Ministero della Salute rimane per ora vivido nella mia mente.
Il sospetto che durante le festività, le ferie estive, qualche volta accadono casi di mala sanità incredibili e assurdi che provocano tragedie evitabilissime.
Mi si dirà che la mala sanità colpisce tutto l’anno purtroppo, ma, avendo vissuto di persona un evento drammatico di mala sanità in periodo festivo (durante le ferie agostane anni fa morì mio padre), questo sospetto è legato alla superficialità, alla mancanza di sufficiente personale medico, alla sciatteria, tutti collegati al “sacrosanto diritto assoluto e inalienabile” di godersi le vacanze e le ferie e che ha il sopravvento rispetto la necessità di assistenza medica dei malati che si vedono abbandonare al proprio destino e di rimettersi solo nelle mani e nel volere di Dio.
No, non voglio fare una generalizzazione che coinvolge tutti i medici, gli infermieri, le strutture sanitarie, perchè la maggior parte eseguono il loro dovere in maniera impeccabile e sono ligi al “giuramento di Ippocrate” anche nei periodi festivi.
Tuttavia, qualunque cittadino sa bene che situazioni si vivano nei Pronti soccorsi durante i giorni delle “feste comandate”; che “gironi danteschi” siano le astanterie degli ospedali; quanti posti letto vengano tagliati nei vari reparti per la mancanza di personale durante quei giorni; quanti primari o vice-primari siano assenti; quale sia il numero esiguo di medici di turno che debbono far fronte a decine di casi più o meno gravi o urgenti.
E poi voglio essere “cattivo” fino in fondo.
Voglio essere “politicamente scorretto”.
Voglio esprimere chiaramente tutta la mia rabbia derivante dal lutto che mi ha colpito negli affetti più profondi che mi ha tolto quanto di più caro avevo nella mia vita (un genitore), e allora dico quello che pensano in tanti, e cioè che se non si “ha un nome” a volte non c’è l’assistenza necessaria; i luminari che sono in vacanza non sospendono le loro ferie per intervenire in casi delicati o complicati, come accade ed è accaduto per personaggi famosi, per i cosiddetti VIP.
Faccio due esempi: eccoli.
Incidente occorso a Michael Schumacher durante una discesa con gli sci il 29 dicembre del 2013 a Meribel in Francia e caduto in stato di coma profondo con gravi danni cerebrali e ricoverato all’ospedale di Grenoble.
Giungono al suo capezzale una serie di famosi chirurghi e neurochirurghi nonostante fossero lontani migliaia di chilometri e nonostante le festività (si ricorderà l’arrivo da Parigi nella notte successiva l’accaduto, del famoso professor Saillant a bordo di un auto della polizia).
Carlo Azeglio Ciampi senatore a vita emerito presidente della Repubblica, operato per un’ infrazione all’anca il 13 agosto nella clinica santa Maria di Bolzano da famosi ortopedici specializzati in quel tipo di interventi chirurgici.
Probabilmente i due pazienti famosi non hanno udito frasi come …” è un momento delicato debbo andare in vacanza per qualche giorno….” oppure “…..vado in ferie per qualche giorno….” e poi riprendere a lavorare dopo 20 giorni (20 giorni in vacanza sono nulla e volano…….), ma hanno avuto tutta l’assistenza necessaria nonostante le festività, le ferie, le vacanze, i viaggi, l’esodo, il controesodo, ecc.
E sì, parafrasando una famosa frase del romanzo di Orwell “La fattoria degli animali “Siamo tutti uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri” e quando questa uguaglianza/disuguaglianza riguarda la salute non ci sono giustificazioni di alcun genere che tengano.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)