[dropcap]S[/dropcap]arà Palazzo Grassi ad ospitare a Venezia la mostra dell’artista tedesco Sigmar Polke (1941-2010), ideata da Elena Geuna e Guy Tosatto, direttore del Musée de Grenoble, in stretta collaborazione con The Estate of Sigmar Polke. In esposizione quasi novanta opere provenienti dalla collezione Pinault e da numerose collezioni europee pubbliche e private, che ripercorrono il variegato iter artistico di Polke, che esplorò diverse tecniche e stili dagli anni ’60 fino al 2000.
Nel 2016, in occasione della riapertura di Palazzo Grassi a opera di François Pinault e del trentesimo anniversario della partecipazione di Sigmar Polke alla Biennale di Venezia nel 1986, per la quale ricevette il Leone d’Oro, l’artista viene celebrato con una retrospettiva che è un’esaustiva panoramica del suo impegno artistico.
Sigmar Polke è stato un artista capace di rivoluzionare il linguaggio pittorico della fine del XX secolo. Aperto all’innovazione, non ha posto limiti alla sua arte, sperimentando linguaggi diversi sia per quanto concerne le immagini che il supporto, che non è solo base su cui si svolge il dipinto, ma parte integrante dell’opera. Elemento fondante delle sue opere sono, poi, i colori, esplorati in tutte le loro potenzialità ed usati anche come elemento plastico.
Ma la creatività di Polke non si ferma alla pittura e va oltre, volgendosi verso altri mezzi espressivi, come la fotografia, la fotocopia, il film, l’installazione, che all’interno della sua opera si incrociano e arricchiscono vicendevolmente, dando vita ad una percezione diversa dell’opera d’arte e contaminando fra loro generi diversi.
L’esposizione inizia presentando per la prima volta nel patio centrale di Palazzo Grassi Axial Age (2005-2007), ciclo monumentale di sette dipinti (fra cui un trittico) esposto nel Padiglione centrale della Biennale nel 2007. Questo capolavoro affascinante, vero e proprio testamento artistico di Polke, evoca l’intreccio originale tra visibile e invisibile e le differenze tra pensiero e percezione, facendo sempre riferimento alla teoria di Karl Jaspers sull’età assiale.
[dropcap]L[/dropcap]a mostra prosegue poi al primo e secondo piano del palazzo secondo un percorso cronologico a ritroso, dalla fine degli anni 2000 all’inizio degli anni sessanta. Di grande impatto visivo ed emozionale l’ ironica opera Zirkusfiguren (2005), quasi un paradigma della vita, mentre cicli eccezionali come Strahlen Sehen (2007), serie di cinque dipinti sulla visione e i suoi ostacoli, Hermes Trismegistos (1995), magistrale evocazione in quattro parti del fondatore dell’alchimia, Magische Quadrate (1992), sette variazioni madreperlate sui quadrati magici e sui pianeti, Laterna Magica (1988-1992), composto da sei pannelli dipinti sul recto e sul verso in cui il quadro si fa vetrata o Negativwerte (1982), tre dipinti di un viola intenso e tossico, testimoniano la grande ecletticità dell’autore. Queste opere permettono di cogliere la volontà di Sigmar Polke di fondere forme e colori in modo che le une siano da supporto agli altri, e viceversa, a partire dall’inizio degli anni ottanta.
Sono esposte, inoltre, opere molto rappresentative del pensiero di Polke, molto critico nei confronti della società contemporanea, come Polizeischwein (1986), e Amerikanisch-Mexikanische Grenze (1984), incentrati rispettivamente sulle forze dell’ordine e sulle frontiere ed entrambi presenti alla Biennale del 1986, ma anche come Hochstand (1984) sui campi di concentramento e Schiesskebab (1994) sulle guerre fratricide della ex Jugoslavia… Alcune opere aventi per soggetto la Rivoluzione francese, come Jeux d’enfants (1988) o Message de Marie-Antoinette à la Conciergerie (1989), evocano il rapporto di Sigmar Polke con la Storia.
La sovrapposizione di caricatura e fumetto e la volontà dell’artista di sperimentare tecniche pittoriche sempre nuove caratterizzano gli anni settanta della sua produzione, ed ecco, allora, l’onirico Cameleonardo da Willich (1979), Untitled (1970-1971) e il suo vivace cromatismo, o Indianer mit Adler (1975), con i dipinti metallizzati realizzati con la vernice spray e l’utilizzo delle sostanze psicotrope più diverse cui rimandano i funghi di Alice im Wunderland, 1972, tutte opere in esposizione nella mostra.
[dropcap]I[/dropcap]l percorso espositivo si conclude con gli anni sessanta e con opere che illustrano l’origine dell’arte visionaria di questo artista versatile, che ha spaziato tra le più diverse forme d’arte. In Telepathische Sitzung II (William Blake – Sigmar Polke, 1968) emerge l’interesse per i fenomeni paranormali già manifestato dall’artista, mentre la celebre Kartoffelhaus (1967/1990), un capanno da giardino costellato di patate, colpisce per la sua stravaganza e i suoi legami con l’ecletticità di Fluxus. Polke sperimenta anche la tecnica pittorica che riprende il retinato dell’immagine fotografica nei dipinti basati sulla trama di quest’ultima, Interieur (1966) o Vase II (1965), gli ammiccamenti all’estetica del kitsch, con Reiherbild I (1968), o alle manie della modernità con Bohnen (1965) e Schrank (1963). L’artista assimila anche la questione del supporto del dipinto attraverso l’utilizzo di tessuti stampati i cui motivi decorativi dialogano con il soggetto dipinto, come in Das Palmen-Bild (1964) o Lampionblumen, 1966.
A complemento dell’esposizione saranno presentati i Venice Films (1983-1986) e alcune serie di fotografie. Al Teatrino di Palazzo Grassi sarà inoltre proiettata in autunno una selezione dei film più significativi dell’artista.
[dropcap]I[/dropcap]n programma a Venezia anche la mostra Accrochage, curata da Caroline Bourgeois, che vede in esposizione a Punta della Dogana alcune opere finora mai esposte della collezione Pinault.
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Claudia Di Meglio