Da anni considero L’Italia il Paese delle contraddizioni.
Una sequela abnorme di contraddizioni; le più disparate, le più acute, le più assurde.
Comunque le si voglia definire, rimangono inalterate nel tempo e ne nascono sempre nuove.
Non più tardi di sette giorni fa, festività di Pasqua, rimbalza su tutti gli organi di stampa, l’ accesa protesta dei dipendenti dell’outlet di Serravalle Scrivia costretti a lavorare anche nel giorno della Resurrezione di Cristo.
Esulando dall’aspetto religioso che rappresenta la Pasqua (del resto pur se il nostro Paese si definisce cattolico, la partecipazione ai riti religiosi è ridotto ai minimi termini, basta presenziare ad una qualunque funzione domenicale o prefestiva in qualunque chiesa, per osservare l’ esiguità delle presenze dei fedeli), e volendo risaltare l’ aspetto della festività congiunto al diritto al riposo lavorativo, si sono sviluppati i consueti e ripetitivi dibattiti, prese di posizioni, contrastanti visioni, tra i fautori del commercio open 24/7 sostenitori del nuovo ordine mondiale globalizzante, del mercato dominante, contro i sostenitori dei “vecchi” orari di apertura e chiusura in stile XX secolo, delle vecchie botteghe a conduzione famigliare.
Parole, solamente parole che non hanno prodotto nulla di concreto, perchè la forza economica dei marchi di abbigliamento hanno reso vana la protesta dei lavoratori e l’outlet piemontese è rimasto aperto con la consueta (seppur minore rispetto ad altre festività) “invasione” dei clienti (già 4 mila nella prima ora di apertura) intenti all’acquisto dell’oggetto del loro desiderio edonistico da soddisfare anche nel dì della Resurrezione.
Non c’è stata la totale partecipazione dei dipendenti alla protesta (400 i partecipanti), ma non c’è da stupirsi, visto la situazione economica-lavorativa che sta attraversando il nostro Paese.
Gli addetti dei vari negozi dell’outlet lavorano con contratti a tempo determinato per 3/4 mesi rinnovabili a 800 euro al mese.
O accettano tali condizioni, oppure la frase ricorrente che odono dai loro datori di lavoro è sempre la stessa: se accettate queste condizioni, lavorate, altrimenti c’è la fila di persone disoccupate pronte a prendere il vostro posto.
Nulla di nuovo si direbbe; condizioni comuni a milioni di lavoratori.
E poi queste maestranze fanno parte del mondo del settore del “divertimento, dello svago, dell’ entertainment.
Sì perchè gli outlet, i centri commerciali svolgono la medesima funzione di attività quali lo spettacolo, la ristorazione, lo sport, il turismo.
Nulla di diverso.
Lavorare nei giorni in cui la maggioranza delle persone riposa dalle fatiche feriali. 
E sì. Proprio così.
Gli outlet hanno lo scopo principale di vendere “tempo libero”, come dichiarato da alcuni manager di questi colossi della vendita.
E chi se ne frega se, giustamente e logicamente, i commessi sono di umore nero, che produce un ambiente negativo anche nei confronti del cliente, con la conseguente diminuzione degli introiti e degli utili (nessun adora recarsi un un negozio con i commessi incazzati).
Benvenuti nel mondo globale dell’entertainment.
Un mondo che rispecchia le più viscerali contraddizioni del nostro Paese.
Come ci insegnò G.Orwell col capolavoro “La fattoria degli animali”, siamo tutti uguali, però alcuni lo sono di più.
I lavoratori degli outlet che sbarcano il lunario con 800 euro al mese debbono lavorare a Pasqua, S.Stefano, Capodanno, Ferragosto, e a tutte le altre feste comandate, mentre i professionisti della pedata nazionale del dorato mondo del calcio professionistico, che “sopravvivono” con 800 euro all’ora (!!!), invece, non svolgono la loro dorata professione durante quelle festività, per non lasciar sole fidanzate, compagne, consorti, prole e presenziare all’ idilliaco ambiente famigliare domestico.
Contraddizioni, incoerenze, antinomie del mondo di oggi.
Inconcepibili difformità in cui rientra anche il settore medico-sanitario.
Cosa c’entra con il divertimento, il commercio, l’outlet, il calcio, la ristorazione, ecc. ?
Semplice.
I medici di base, da anni, non svolgono la loro professione durante i giorni cosiddetti prefestivi.
Sì; non solo rimangono a riposo durante qualunque genere di festività civile o religiosa presente sul calendario Gregoriano, ma anche nei giorni immediatamente precedenti le date contrassegnate con il colore rosso.
Vien da domandare quale sia la ragione di tale mirabolante privilegio concesso ai seguaci di Ippocrate, ora denominati medici di base, ex medici di condotta.
Non è dato sapersi.
Mi considererete un nostalgico, ma considero la professione medica come una vocazione, al pari di quella sacerdotale; del resto entrambe hanno a che fare con i due aspetti più importanti di questo mondo congiunti in maniera ineludibile: la vita e la morte.
I primi con camice bianco si occupano della salvezza e del benessere corporale “ante trapasso”; i secondi, abbigliati con la tonaca, della salvezza (per chi è credente) dell’anima “post trapasso”.
Sono nostalgico, udendo i racconti dei nostri avi che sono soliti raccontare il rapporto fiduciario e lo stretto legame affettivo che intrecciavano con i medici di condotta, che si recavano presso i domicili dei malati anche nei dì di festa, anche a tarda ora per sincerarsi delle condizioni del paziente generando una sensazione rassicurante e una migliore condizione psichica che alleviava le sofferenze patite.
Il medico era sempre “presente” proprio perchè era consapevole di quale professione avesse scelto e quali incombenze e obblighi comportava. Obblighi e incombenze meno gravose visto l’attuale normativa, seppur gli stipendi mensili percepiti siano sempre molto alti (si parla in media di circa 3500 euro, ma in alcuni casi molto di più). 

E così, oggi, coloro che hanno la sventura di essere ammalati durante le festività e i relativi “ponti” vivranno la condizione dell'”ognuno per sè e Dio per tutti”
Gli sventurati non potranno fare altro che rivolgersi al pronto soccorso dei vari nosocomi, immancabilmente presi d’assalto e trasformati in gironi danteschi dove l’attesa per essere visitati può durare molte ore, con l’aggiunta del pagamento del ticket previsto, che a breve sarà applicato anche ai codici verdi. Tanto per capire quali siano le patologie da “codice verde” si possono elencare tra le altre: polmoniti, pleuriti, fratture semplici, ecc. 
Per anni si è discusso in Parlamento della riforma dei medici di base e della creazione di centri ambulatoriali territoriali aperti anche durante le festività per fornire un’adeguata assistenza ai cittadini.
Lo scorso anno è stata presentata una proposta di legge indirizzata all’ apertura dei cosiddetti Centri Multitasking aperti 7 giorni su 7 dove i pazienti potranno effettuare visite, esami, prenotazioni, ecc.
A distanza di oltre 12 mesi, di quella riforma nessuna notizia, sembra essere scomparsa nella nebbia densa della burocrazia italica e delle lobbies di potere che “governano” il nostro Paese da decenni.
Ubi maior minor cessat, così recita un antico proverbio medievale.
Proprio così, perchè, cari connazionali, e cittadini, quei valori fondanti la nostra carta costituzionale, i diritti sanciti da secoli di rivoluzioni liberali, di riforme democratiche e di supreme leggi e dichiarazioni universali, quali la salute, il lavoro, la famiglia, sono stati soppiantati da un valore divenuto supremo e inalienabile: la vacanza.
Credo sia necessario riscrivere i testi legislativi e ispirarli ad un unica frase, quella che si leggeva su centinaia di lavagne di ardesia presenti in ogni aula, di ogni classe, di ogni scuola di qualunque ordine e grado, vergata con il gessetto bianco, dagli studenti nell’ultimo giorno di lezione prima delle ambite e bramate vacanze estive: W LE VACANZE !
Tutto il resto, direbbe Franco Califfano, “è noia”. 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)