L’ultimo dei dati presenti nella ricerca del gruppo socialista al parlamento europeo, della quale abbiamo parlato a più riprese nei precedenti articoli, riguarda l’evasione fiscale complessiva pro capite stimata nei 28 paesi dell’Unione Europea. Ricordiamo che la ricerca riguarda gli anni 2016 e 2017.
Se su chi occupa il primo posto di questa classifica potevamo non avere dubbi, qualche sorpresa ci viene dagli altri occupanti del podio.
Ma soprattutto ci si deve sorprendere per l’ampiezza della cosiddetta forbice che separa l’Italia, prima in classifica (c’era da dubitarne?) con una stima di evasione annua pro capite (neonati compresi) di 3.147 euro, dalla Bulgaria, ultima con 531 euro annui.
Come a dire che un italiano evade le imposte e tasse come sei bulgari messi assieme.
Se poi pensiamo che l’Italia ha oltre 60 milioni di abitanti e la Bulgaria poco più di 7 milioni, si vede chiaramente quale mole di evasione riguarda il nostro paese.
Questa è la graduatoria dell’evasione che si ricava dalla ricerca (euro/abitante):
Italia 3.147 Paesi Bassi 1.307
Danimarca 3.066 Spagna 1.292
Lussemburgo 2.777 Slovenia 1.260
Belgio 2.668 Lituania 1.073
Malta 1.999 Estonia 1.064
Finlandia 1.950 Portogallo 1.064
Cipro 1.886 Slovacchia 995
Grecia 1.845 Ungheria 926
Francia 1.769 Polonia 911
Svezia 1.716 Lettonia 863
Germania 1.522 Croazia 835
Austria 1.483 Rep. Ceca 834
Irlanda 1.460 Romania 820
Regno Unito 1.338 Bulgaria 531
La prima considerazione che viene guardando questa tabella, e confrontandola con quella del precedente articolo “Dove va questa Europa 2”, è che i sette paesi dove la pressione fiscale supera il 40% sono tutti compresi nelle prime dieci posizioni della graduatoria dell’evasione, tranne l’Austria che è dodicesima.
Evidentemente il troppo stroppia anche in materia di tasse e imposte. Forse un alleggerimento della pressione fiscale potrebbe portare ad un minore stimolo all’evasione.
La seconda considerazione riguarda le sorprese della graduatoria. Ci siamo sempre sentiti portare ad esempio i paesi del Nord Europa per la loro serietà in tutti i campi, compreso quello fiscale, ed ora ci troviamo a vedere che i tre paesi del nord che fanno parte dell’Unione Europea, Danimarca, Finlandia e Svezia, sono tutti nella parte alta della graduatoria dell’evasione. Addirittura la Danimarca, secondo le stime della ricerca, sarebbe al secondo posto dopo l’Italia. Probabilmente questa mitizzazione del Nord Europa dovrebbe essere rivista.
La terza considerazione riguarda la distinzione tra i paesi dell’area euro e i paesi che continuano ad operare con le monete nazionali. Dei diciannove paesi dell’area euro, otto sono compresi nei primi dieci della graduatoria dell’evasione. Per contro, negli otto paesi dove l’evasione è inferiore a mille euro/anno pro capite, solo due, Slovacchia e Lettonia, appartengono all’area euro.
L’ultima considerazione si ricollega a quella già fatta circa l’evasione all’IVA (A proposito di IVA). Non crediamo che i paesi in fondo a questa graduatoria, dove l’evasione globale è inferiore ai mille euro/anno per abitante, abbiano una popolazione dotata di un alto senso civico, che la porta ad adempiere in grandissima parte ai propri doveri nei confronti del fisco. È più probabile che in Slovacchia, come in Ungheria o in Polonia ci sia un sistema fiscale collegato ad un sistema di controlli che non consente, o consente in minima parte, di svicolare fra maglie, evidentemente molto strette, della rete dei controlli.
Come ricordavo nell’articolo sull’Iva, qualche anno fa una campagna pubblicitaria contro lo spreco di energia concludeva ogni puntata con lo slogan: “Risparmiare energia si può. Basta volerlo”. Che sia così anche per la caccia agli evasori? O questa non è nel contratto di governo?
Alessandro Fabbri